Eternit, Legambiente al Governo: “Garantisca rapida approvazione del Ddl su reati ambientali nel Codice penale"
Dopo la sentenza Eternit e in vista dell’incontro di oggi, martedì 25 novembre, tra il Premier Matteo Renzi e le famiglie delle vittime di amianto, l'associazione si rivolge all'esecutivo: “Garantisca l'approvazione del Ddl sui reati ambientali e si avviino al più presto la bonifica dei siti industriali e la rimozione di amianto dagli edifici”
25 November, 2014
“Il Governo si impegni concretamente affinché si approvi in tempi rapidi il Disegno di legge sui reati ambientali nel codice penale, fermo da marzo nelle Commissioni Ambiente e Giustizia del Senato, ed intervenga per avviare al più presto, con adeguate risorse economiche e strumenti opportuni come l’extra-incentivo per la sostituzione dell’eternit con il fotovoltaico, le bonifiche dei siti industriali e la rimozione dell’amianto dagli edifici contaminati. Si tratta di due passi fondamentali se si vuole fare veramente qualcosa di concreto per l’Italia, l’ambiente e la salute dei cittadini”. Sono queste le richieste che Legambiente rivolge all’Esecutivo, in vista dell’incontro di oggi tra il Premier Matteo Renzi e le famiglie delle vittime di amianto. Per l’associazione ambientalista serve una posizione forte e concreta del Governo per ridare un futuro a Casale Monferrato e alla sua comunità, per affrontare una volta per tutte il problema dell’amianto, ancora largamente diffuso in Italia, evitare che disastri simili si ripetano e soprattutto far in modo che chi inquina paghi. La vicenda del processo Eternit, oltre al problema della prescrizione, ha infatti dimostrato inequivocabilmente la mancanza nell’ordinamento italiano di una fattispecie di reato ad hoc. Oggi i delitti contro l’ambiente restano, di fatto, impuniti e chi inquina non paga. Paga solo il popolo inquinato. Per questo l’associazione ambientalista, dopo aver scritto nei giorni scorsi a tutti i membri delle Commissioni di Ambiente e Giustizia del Senato, per chiedere loro di fare accelerare l'esame del provvedimento e di impegnarsi per farlo approvare entro la fine dell’anno senza stravolgimenti pericolosi rispetto a quello licenziato alla Camera il 26 febbraio scorso, lancia anche una mobilitazione on line chiedendo ai cittadini di inviare una email ai senatori delle Commissioni in questione. (http://www.legambiente.it/chi-inquina-paghi)
“È vergognoso – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - che a distanza di ventidue anni dall’entrata in vigore dalla legge 257 del 1992 che lo metteva al bando, l’amianto sia ancora molto diffuso in Italia. Ad oggi poco è stato fatto sul fronte del risanamento ambientale e dello smaltimento dei materiali contenenti amianto, le bonifiche dei siti industriali e degli edifici contaminati procedono a rilento, manca un’efficace sorveglianza sanitaria ed epidemiologica per gli esposti e una garanzia di risarcimento per le vittime. Se si vuole imprimere veramente un cambio di passo nella lotta all’amianto, occorre che Governo e Regioni diano avvio ad interventi concreti sia sul piano nazionale che locale. Allo stesso tempo, però, è indispensabile che chi specula e guadagna impunemente, danneggiando l’ambiente e mettendo a rischio la salute dei cittadini, venga punito. Per questo chiediamo l’approvazione del Ddl sui reati ambientali, una riforma di civiltà che il Paese aspetta da venti anni. Solo così si potrà evitare che nel nostro Paese si consumino altri crimini ambientali com'è successo a Casale Monferrato, nella Terra dei fuochi, nella Valle del Sacco, a Taranto, a Porto Marghera, a Bussi e in tantissime altre realtà”.
In Italia di amianto si continua a morire e non va certo in prescrizione il dolore di chi continua a soffrire per la fibra killer. Sono oltre 4000 le persone che muoiono a causa dell’esposizione della pericolosa fibra di amianto. 75mila gli ettari di territorio interessati dalla presenza dell’amianto e inseriti nel Programma nazionale di bonifica del Ministero dell’ambiente. 380 i siti contaminati a maggior rischio, mentre sono circa 50mila gli edifici pubblici e privati in attesa di bonifica, ma il censimento a livello nazionale è ancora incompleto. Numeri che dimostrano come il Paese sia drammaticamente in ritardo rispetto a quello che si sarebbe potuto e dovuto fare in termini di smaltimento e bonifiche, arginando l’emergenza sanitaria provocata dall’esposizione all’amianto.
Per Legambiente le tre priorità fondamentali per contrastare il rischio amianto sono il risanamento ambientale, lo smaltimento e la bonifica, accompagnate da una pianificazione nazionale e locale. A livello nazionale è urgente: 1) intervenire tanto sui grandi siti industriali inseriti nel Programma nazionale di bonifica, quanto sulle emergenze locali riguardanti la presenza di amianto in edifici e le strutture pubbliche e private, a partire dai 380 siti considerati prioritari dal Ministero dell’ambiente. 2) Occorre garantire il completamento su tutto il territorio nazionale il censimento che ancora oggi procede a macchia di leopardo; 3) prevedere adeguate risorse economiche per co-finanziare la rimozione e la bonifica delle strutture contaminate. Un investimento di circa 20 milioni di euro (da attuare attraverso il sistema degli incentivi per la sostituzione delle coperture in cemento amianto con il fotovoltaico) consentirebbe la bonifica di almeno 10 milioni di metri quadri. La legge di stabilità in discussione in queste settimane potrebbe essere un’ottima opportunità per prevederlo; 4) Vietare definitivamente tutte le attività di estrazione di materiali contenenti amianto, come le cave di pietre verdi e ofioliti ancora presenti sul territorio;
A livello regionale è, invece, necessario che tutte le Regioni si adoperino per l’attuazione dei piani regionali sull’amianto individuando le criticità e facendo una capillare mappatura degli edifici e dei manufatti interessati per stabilire le priorità di intervento. Occorre, inoltre, che si prevedano le risorse economiche necessarie per garantire la bonifica degli edifici pubblici e co-finanziare la rimozione e la bonifica delle strutture contaminate private; pianificare la realizzazione di una imprescindibile impiantistica regionale di trattamento e smaltimento a supporto delle auspicabili operazioni di bonifica in prossimità dei luoghi maggiormente interessati dal problema. Infine particolare attenzione deve essere rivolta all’informazione, oggi assolutamento carente, sui rischi derivanti dall’esposizione alle fibre di amianto dovuta al deterioramento e allo smaltimento illegale delle strutture in cemento-amianto dismesse, e sul comportamento da adottare quando si ha a che fare con strutture contaminate in casa, a scuola o presso i luoghi di lavoro e i rischi per la salute connessi.
(foto forexinfo.it)