Ilva, riemergono rifiuti interrati durante gli scavi. Scatta una nuova inchiesta
E’stato il sindacato Usb a segnalare forti odori di idrocarburi che provenivano dal terreno. Infatti, durante i lavori di scavo per un nuovo impianto di aspirazione, sono riemersi rifiuti altamente pericolosi tombati alcuni anni prima. La procura di Taranto ha aperto un'inchiesta
10 December, 2014
Nuovi problemi ambientali e che riguardano il sottosuolo e le falde acquifere dell'area di Taranto. Ieri, mercoledì 10 dicembre, nel sottosuolo di un'area dell' Acciaieria 1 dell'Ilva - il luogo in cui dovrà sorgere il nuovo impianto di aspirazione - i carabinieri del Noe di Lecce hanno rinvenuto oli, catrame e altre sostanze. La scoperta è stata fatta durante i sopralluoghi nelle zone interessate dai lavori previsti dall'Autorizzazione Integrata Ambientale, in seguito all'esposto presentato dall’Unione sindacale di base che aveva spiegato che “in prossimità del parco rottami esterno, a seguito dei lavori previsti per il nuovo sistema di aspirazione, emergeva, durante gli scavi effettuati dalla ditta Semat, materiale oleoso e catramoso nel sottosuolo che la ditta predetta provvedeva immediatamente a occultare”.
Sulla base del rapporto dei carabinieri, la procura di Taranto ha aperto un'inchiesta. L'ipotesi di reato è smaltimento illecito di rifiuti. Sette gli indagati: Riccardo Gatti, 52enne direttore dei lavori per le opere architettoniche e strutturali del cantiere, Pietro Bongermino, 50enne responsabile di cantiere per conto di Ilva, Marco Genero, 48enne originario di Udine e capo Area manutenzione meccanica acciaierie, Sergio Trombini, 54enne presidente del consiglio di amministrazione e legale rappresentante della ditta Semat spa che ha eseguito i lavori del cantiere, Giandomenico Cuscela, procuratore speciale della ditta appaltatrice, Gianfranco Orfino, 47enne di Pulsano e, infine Martino Bello, 49enne di Martina Franca, entrambi dipendenti della Semat e incaricati dei lavori.
Secondo il procuratore Franco Sebastio e aggiunto Pietro Argentino, i sette avrebbero effettuato “un’attività di smaltimento di rifiuti speciali pericolosi costituiti da materiali oleosi e catramosi mediante interramento e occultamento” nel sottosuolo. Secondo le ipotesi fatte dalla magistratura i rifiuti non sono recenti ma sarebbero stati occultati molti anni prima.