UberPop, a Torino i viaggi continuano nonostante lo stop del Comune
Stando a quanto ci racconta un autista, sono pochissimi gli utenti che nel capoluogo piemontese hanno smesso di accedere all'app come driver, nonostante lo stop del comune. Tutti gli altri continuano
16 December, 2014
di Fabio Zanchetta
“Uber rivoluzionerà la mobilità urbana e non c'è niente che lo fermerà”. Me lo dice, nel mio secondo viaggio di prova a Torino, l'autista Uber (Pop), del tutto indifferente a quanto pronunciato dal comune, che ha definito il servizio “illegale, svolto da privati privi di qualsiasi autorizzazione amministrativa”. E stando a quanto mi riferisce, sono pochissimi gli autisti che nel capoluogo piemontese hanno smesso di accedere all'app come driver, per timore di fermi, multe e confische. Tutti gli altri continuano, come lui. Tra di loro si dice che siano all'incirca una cinquantina, ma i numeri precisi non si conoscono.
Chiedo al mio autista pareri sulla battaglia legale che Uber sta affrontando a livello normativo in Italia e in tutte le nazioni in cui è attivo: “I vigili hanno fatto controlli solo il primo giorno quando l'Amministrazione Comunale si è espressa a favore dei taxisti – mi dice - Ai tre poveracci a cui hanno confiscato l'auto è andata male ma hanno sbagliato loro. Non si dovevano qualificare come autisti e le persone sedute davanti non devono identificarsi come clienti ma semplici cittadini a cui si è dato un passaggio, condividendo le spese”. E aggiunge. “Non ti preoccupare, non capiterà più. Vedrai".
Mi conferma che Uber è stata molto chiara con gli “automobilisti in affitto”: “Tenere un basso profilo, ricordare che gli utenti non sono clienti ma passeggeri con cui si condividono i costi del viaggio e usare l'app da driver non tutti i giorni e tutto il giorno”. D'altronde, è un' indicazione che sembra in linea con quanto detto dalla general manager di Uber Italia, Benedetta Arese Lucini: “Uber Pop era e rimane un mezzo per le persone che hanno un’auto e hanno bisogno di usarla. Grazie all’app ammortizzano i costi fissi, che secondo Federconsumatori sono in media quasi 7.000 euro l’anno. Così, andando o tornando dal lavoro, o se hanno un’ora libera, possono portare in giro le persone per compensare il costo dell’auto”. Per Uber, quindi, la versione Pop è una sorta di car pooling urbana: “Fornisce lo stesso servizio che BlaBlaBla car e simili forniscono per le lunghe distanze, quindi noi non dovremmo essere illegali così come non lo è BlaBlaCar” , sottolinea il mio driver. Uber in effetti ha abbassato le tariffe, passando da un rimborso calcolato al minuto a uno chilometrico, fissato a 0,35 euro al chilometro, allineandosi in questo modo ad uno standard più vicino al rimborso spese del viaggio.
Le corse, quindi, continuano senza sosta nonostante gli stop e l'abbassamento dei rimborsi. Le contraddizioni non mancano: mentre la multinazionale americana annuncia battaglie in tribunale e le amministrazioni si arrovellano per gestire un impiccio su cui devono esprimere una competenza, gli utenti dell'app, così come i profitti, continuano a crescere a livello esponenziale. E iniziano ad arrivare i primi appoggi esterni di un certo peso: Eataly, l'impero eno-gastronomico di Oscar Farinetti, ha scelto Uber come partner per promuovere i propri prodotti, promettendo un omaggio di panettone e spumante - consegnati a domicilio - per tutti coloro che si registreranno nel periodo natalizio.