Ilva, in Consiglio dei ministri il decreto legge "Per lo sviluppo di Taranto"
In discussione il decreto-legge per lo sviluppo dell’area di Taranto. Secondo le ipotesi più accreditate, è probabile che l'Ilva di Taranto entri in amministrazione straordinaria secondo le norme della legge Prodi-Marzano per la ristrutturazione industriale delle grandi imprese: norme che verranno modificate per essere applicabili anche all'Ilva
24 December, 2014
(Ansa). E' in discussione presso il Consiglio dei Ministri, convocato mercoledì 24 dicembre 2014 a Palazzo Chigi dalle ore 12.00, il decreto legge denominato "Per lo sviluppo di Taranto". L'Ilva di Taranto entrerà in amministrazione straordinaria secondo le norme della legge Prodi-Marzano per la ristrutturazione industriale delle grandi imprese che vengono modificate per essere applicabili anche all'Ilva. E' quanto prevede il decreto che approda oggi al consiglio dei ministri. Dopo settimane di indiscrezioni e di ipotesi domani si capirà in buona parte come il premier Matteo Renzi intende risolvere una delle crisi aziendali più complicate d'Italia, un nodo gordiano nel quale la tutela dell'ambiente e della salute si intrecciano con l'esigenza di mantenere in Italia una produzione "strategica" come l'acciaio e quindi di riportare alla migliore efficienza il sito di Taranto dove si produce l'acciaio di migliore qualità. Una situazione complessa dal punto di vista economico e sociale, giocata in una città dove le ragioni della produzione e quelle della salute e dell'ambiente sono sempre entrate in conflitto. Da una parte i bambini malati di tumore e dall'altra i figli dei tanti operai che lavorano all'Ilva, operai che con l'Ilva vivono ma che troppo spesso a causa dell'Ilva muoiono.
"Se l'Europa vuole impedire di salvare i bambini di Taranto ha perso la strada per tornare a casa - ha detto oggi Renzi -. Io sono più fedele agli impegni con quei bambini che a qualche regolamento astruso dell'Ue. Faremo il risanamento ambientale" ha aggiunto. Così, con la consueta capacità di andare ai punti sensibili, il premier ha fugato le ipotesi di un alleggerimento delle prescrizioni Aia (come peraltro suggerivano tutti i privati che si sono detti interessati a rilevare l'Ilva).
Del rispetto del piano ambientale si è detto certo il subcommissario all'ambiente Corrado Carrubba, mentre il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, dopo un colloquio con il sottosegretario Graziano Delrio, ha garantito che saranno rispettate le prescrizioni contenute nell'Autorizzazione integrata ambientale, inoltre "ci sarebbero buone notizie per la bonifica del Mar Piccolo, del quartiere Tamburi, della città vecchia e per il porto, e anche per le tutele occupazionali".
Definito col decreto di domani il passaggio dalla gestione del commissario governativo Piero Gnudi a quella dell'amministrazione straordinaria, il nuovo commissario (ma vista l'eccezionale rilevanza dell'Ilva i commissari potrebbero essere tre), la nuova gestione affronterà tutti gli altri nodi, a partire dai finanziamenti per garantire già a gennaio gli stipendi dei 14.467 dipendenti del gruppo Ilva. Nodi che potranno essere sciolti più speditamente con l'arrivo dello Stato.
Con ogni probabilità ci sarà un finanziamento di Cassa Depositi Prestiti garantita dal Tesoro e una newco partecipata da Fintecna (controllata da Cdp). Dopo vent'anni torna così la mano pubblica a sanare i guasti lasciati in eredità dai Riva che in quei 20 anni, come ha ricordato recentemente il commissario Piero Gnudi, di utili ne hanno fatti. Perchè, a differenza di terni o di Piombino, l'acciaieria di Taranto oltre ad essere il secondo stabilimento siderurgico d'Europa è anche uno dei più efficienti. Negli anni precedenti alla crisi ambientale l'azienda "guadagnava e guadagnava anche molto" peccato che "risparmiasse sull'ambiente" ha detto Gnudi.