Piemonte: polveri oltre i limiti a gennaio 2015 in una centralina su due
Ad Asti, Torino e Alessandria, dall’inizio dell’anno ad oggi, si è registrato un superamento un giorno su due della soglia massima giornaliera consentita per il PM10. Legambiente presenta Mal’aria 2015: le proposte antismog città per città
29 January, 2015
Siamo solo alla fine di gennaio ma la situazione dell’inquinamento atmosferico del 2015 appare già fuori controllo. Ad Asti, Torino e Alessandria, dall’inizio dell’anno ad oggi, si è registrato un superamento un giorno su due della soglia massima giornaliera consentita per il PM10. Situazione critica anche ad Aosta con 10 sforamenti da inizio anno. Dati in linea con quelli dell’anno appena concluso che hanno visto il 50% delle centraline piemontesi superare i limiti di legge. Sono questi i dati contenuti nell’annuale dossier Mal’aria di Legambiente che vedono Alessandria e Torino svettare nel 2014 tra le 5 peggiori città italiane per numero di sforamenti di PM10, rispettivamente con 86 giorni oltre i limiti ad Alessandria e 77 a Torino. Tra le piemontesi seguono con 66 superamenti Asti e con 60 Vercelli, a fronte sempre dei 35 giorni consentiti per legge.
“Anche se si registra un leggero miglioramento dell’inquinamento atmosferico nelle nostre città e una riduzione nelle emissioni di alcuni inquinanti negli ultimi anni, i livelli di esposizione dei cittadini rimangono elevati e spesso ancora ben oltre le soglie consentite dalla normativa –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Purtroppo non è ancora ora di cantar vittoria dando un prematuro addio al titolo di Smog City alle nostre città, come dimostrano i dati siamo purtroppo ancora lontani dal rispettare la normativa sulla qualità dell’aria e la danza della pioggia non può funzionare all’infinito. Per archiviare davvero le Smog City e poter parlare non a sproposito di Smart City chi ha responsabilità politiche dovrebbe adoperarsi seriamente per dare soluzioni concrete per abbandonare o ridurre drasticamente l’uso dell’auto di proprietà, ancora la principale responsabile delle concentrazioni di inquinanti nell’aria. In questi anni invece si è perso altro tempo in nome di interessi particolari e, ancora una volta, di priorità sbagliate”.
Legambiente ricorda ad esempio come tra le opere previste sul territorio piemontese dal decreto Sblocca Italia si ritrovino soltanto un paio di interventi “antismog”: l’avvio dei lavori di prolungamento della metropolitana di Torino verso Rivoli e lo sblocco dei finanziamenti per salvare la linea ferroviaria Cuneo-Nizza. Ma il provvedimento, nel suo complesso, ha continuato ad agevolare l’asfalto (alle autostrade vanno risorse pubbliche dirette e attraverso sgravi fiscali), il petrolio (con vantaggi per le trivellazioni) e nuovo cemento. “Eppure proprio in un momento di crisi economica come quello attuale –fa notare Dovana- bisognerebbe occuparsi di trasporto ferroviario locale, a partire dalla riattivazione delle 14 linee soppresse in Piemonte negli ultimi anni. Le risorse ci sono e sono sotto gli occhi di tutti: sono quelle previste per grandi opere di cui i cittadini non sentono minimamente il bisogno come Tav e Terzo Valico. Risorse che evidentemente sarebbero sufficienti anche a risolvere, ad esempio, l’annoso problema dell’ammodernamento della linea ferroviaria Chivasso-Ivrea-Aosta e l’apertura delle stazioni Dora e Zapata del Servizio Ferroviario Metropolitano torinese. Ma che più in generale potrebbero tamponare l’emorragia di risorse, e conseguentemente di passeggeri, del trasporto pubblico locale”.
La mancanza di risorse continua ad essere un argomento ricorrente tra gli amministratori locali e Legambiente, proprio per togliere questo alibi a chi ha responsabilità politiche, ha deciso di portare alcuni esempi di interventi a costo zero o addirittura a saldo positivo. Uno su tutti è l’AreaC di Milano che attraverso la regolamentazione e tariffazione degli accessi all’area centrale della città ha permesso di drenare nuove risorse a favore del potenziamento del tpl. Ma non mancano gli esempi positivi provenienti anche dal territorio piemontese. La Zona30 istituita a Mirafiori Nord ha portato ad un risparmio netto in termini sanitari e non solo: lo studio del Politecnico di Torino testimonia una riduzione del 74% dei giorni di prognosi per incidenti, con un risparmio complessivo di 1,5 milioni di euro. Anche la buona pianificazione, sottolinea l’associazione ambientalista, si può fare a costo zero: “Per questo siamo contenti che l’assessore all’Ambiente della Regione Piemonte Alberto Valmaggia nei giorni scorsi abbia annunciato di voler procedere alla revisione integrale del Piano regionale di risanamento della qualità dell’aria. Un lavoro quantomai urgente e importante che ci auguriamo non si limiti a perseguire gli obblighi di legge ma possa essere l’occasione per segnare davvero un cambio di passo sulle politiche legate alla qualità dell’aria”.
L’associazione scende poi nel dettaglio indicando quelle che potrebbero essere politiche antismog utili nei singoli capoluoghi. Ad Asti, ad esempio, dove è entrato nel vivo il dibattito sul teleriscaldamento, sono prioritari interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio, a partire dalla coibentazione delle case. L’associazione sollecita inoltre una maggiore attenzione alle aree davanti alle scuole, ogni mattina assediate dalle auto in sosta con i motori accesi. A Vercelli Legambiente punta invece l’attenzione su una vecchia pratica agricola che influisce sulla qualità dell’aria: l’abbruciamento delle stoppie del riso. Qui servirebbe una radicale revisione del regolamento provinciale che consente ancora il loro bruciamento, salvo il raggiungimento di limiti massimi di PM10. Per l’associazione il nuovo regolamento dovrebbe archiviare definitivamente questa prassi a favore dell’interramento delle stoppie, pratica ormai messa in atto dalla maggior parte delle aziende risicole con benefici sia ambientali che agronomici. In Valle d’Aosta per l’associazione ambientalista è invece prioritario rendere più efficiente il sistema di trasporto pubblico, sia sul fronte ferroviario che su quello delle autolinee. In particolare in Alta Valle si verifica un’inutile sovrapposizione tra la linea bus Aosta-Courmayeur (nel tratto fino a Pré Saint Didier) e la ferrovia. Qui sarebbe sufficiente aggiungere alcune fermate al treno e il bus potrebbe essere soppresso, lasciando solo una navetta tra Pré Saint Didier e Courmayeur. In Valle, inoltre, tutto il trasporto su gomma (incluso quello urbano) potrebbe ritornare ai livelli ante-tagli del 2012 se solo la Regione utilizzasse a tal scopo i soldi tagliati sul capitolo del collegamento aereo Aosta-Roma. A Novara invece è assente un progetto (più volte annunciato) di logistica sostenibile nel centro storico e il recente piano di ridistribuzione ed estensione della sosta a pagamento appare insufficiente se non si accompagna con la completa revisione della viabilità cittadina. Soltanto così si potrebbero incentivare forme alternative di mobilità. A Novara inoltre, ricorda Legambiente, persino alcuni interventi annunciati e finanziati sono stati ritirati: per tutti la pedonalizzazione di piazza Martiri. Sul fronte pedonalizzazioni è invece da citare in positivo Cuneo dove si è finalmente pedonalizzata la centralissima via Roma.