Europarlamento, norme più rigide sui sacchetti di plastica e biocarburanti
La nuova normativa è stata una delle priorità della presidenza di turno italiana e dovrebbe entrare in vigore nel 2017.
29 April, 2015
Il Parlamento
europeo ha approvato a larghissima maggioranza la richiesta
agli Stati membri dell'Unione europea di ridurre l'uso di
sacchetti di plastica più comuni e inquinanti e un accordo
informale su un progetto di legge che fissa il tetto massimo per
la produzione di biocarburanti derivanti da culture agricole, con
l'obbiettivo di accelerare il passaggio a fonti
alternative.
Shopper: Si tratta di buste che
quando finiscono nei corsi d'acqua e nell'ecosistema rappresentano un
grave problema ambientale. Con le nuove regole gli Stati membri
dovranno ridurre drasticamente l'uso delle buste di plastica 'usa e
getta', cioè quelle con uno spessore inferiore a 0,05 millimetri.
Gli europei dovranno dimezzare il loro consumo rispetto al 2010, già
entro la fine del 2019, a non più di 90 sacchetti 'light' a testa,
per poi scendere a 40 entro entro la fine del 2025. In alternativa, i
Paesi Ue dovranno assicurare entro il 2018 che i consumatori paghino
per poter utilizzare le buste di plastica ultraleggere. La nuova
normativa è stata una delle priorità della presidenza di turno
italiana dell'Ue, che è riuscita a chiudere un accordo con
Commissione e Europarlamento lo scorso novembre. La sua approvazione
potrebbe far chiudere la procedura d'infrazione aperta contro
l'Italia da Bruxelles per il divieto di uso dei sacchetti di plastica
non biodegradabili introdotto nel 2011. Dopo il voto finale
dell'Europarlamento, alle nuove regole ora manca solo l'imprimatur
finale del Consiglio Ue, per poi entrare in vigore, a distanza di
venti giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Ue,
probabilmente entro l'estate. A quel punto gli Stati membri avranno
18 mesi di tempo per recepire la legislazione europea in quella
nazionale.
Biocarburanti: Il piano mira anche
a ridurre le emissioni di gas e l'effetto serra, derivanti dall'uso
crescente di terreni agricoli per culture impiegate per questa
produzione. Con le nuove regole l'Unione europea pone un freno ai
biocarburanti 'tradizionali', limitando al 7% la quota di quelli
provenienti da colture alimentari come mais, colza, olio di palma,
rispetto al 10% del target Ue delle rinnovabili nel settore trasporti
per il 2020. Per quelli di seconda generazione, prodotti per esempio
da alghe e rifiuti, non sono previsti invece target vincolanti, ma
solo un obiettivo indicativo dello 0,5%, che gli Stati membri possono
decidere di aumentare. Il vantaggio però sarà che questi
biocarburanti più innovativi conteranno il doppio rispetto agli
altri nel raggiungimento del target per il 2020. I produttori di
biocarburanti comunicheranno agli Stati membri e alla Commissione Ue
il livello stimato di emissioni di CO2 provocato dal cambio di
destinazione d'uso dei terreni destinati alle colture alimentari per
produrre biocarburanti (il cosiddetto 'fattore Iluc'). Toccherà poi
all'esecutivo Ue riferire a Consiglio ed Europarlamento, basandosi su
dati scientifici, sull'inclusione dell'Iluc negli attuali criteri di
sostenibilità. Non a caso questa modifica alla normativa Ue e' stata
sollecitata soprattutto dagli ambientalisti, preoccupati da tempo per
gli effetti negativi dei biocarburanti 'tradizionali', che impiegano
terreni che potrebbero essere usati invece per produrre cibo, mentre
terra extra viene sottratta alle foreste, aumentando la CO2 prodotta.
Dopo questo voto finale di Strasburgo, secondo la tabella di marcia
la direttiva dovrebbe essere formalmente adottata dal Consiglio Ue
entro la fine di giugno, per poi entrare in vigore nel 2017.
(foto di Enron)