Consumi, efficienza energetica ed emissioni CO2, seconda parte dell'intervista a Gloria Zavatta sulla sostenibilità ambientale di EXPO
Come sono costruiti i Padiglioni dei Paesi, quanta energia consumano, come compensa EXPO le migliaia di tonnellate di CO2 emesse, dai cantieri a oggi? Ne parliamo con la Sustainability Manager di EXPO
10 May, 2015
Dopo avere affrontato i temi della gestione generale
dei rifiuti, della raccolta differenziata, della compostabilità dello stovigliame e della prevenzione dello spreco di cibo, parliamo con Gloria Zavatta, Sustainability Manager di EXPO 2015, degli altri obbiettivi della
sostenibilità ambientale dell'Esposizione Universale: energia e clima, consumi, mobilità, qualità dell'aria, acqua….
Una "EXPO sostenibile per l’ambiente": si pensa subito agli enormi consumi energetici che eventi come questo possono comportare. EXPO durerà tutta l’estate, chissà che consumo di aria condizionata, ad esempio. Come avete affrontato questi aspetti?
Il primo passo, come tutti quelli legati alla sostenibilità, è stato di suggerire ai partecipanti di adottare tutte le misure possibili per la riduzione dei consumi energetici. Misure innanzitutto progettuali, come le soluzioni “passive” per il raffrescamento degli edifici: aerazione naturale degli ambienti invece dell’aria condizionata, superfici dei tetti che possano essere “verdi”, almeno al 50%. Abbiamo dato indicazioni riguardanti l’illuminazione (consigliando quella LED), l’utilizzo del fotovoltaico, dei sistemi di raffreddamento “free cooling” (climatizzazione naturale, che abbatte i consumi energetici). Posso dire che c’è stata una buona risposta a monte da parte di tutti i Paesi, con il limite naturalmente delle scelte progettuali legate alle diverse culture, che hanno condizionato alcune scelte architettoniche. Come quei Paesi arabi che per scelta hanno voluto la sabbia, o le palme, piuttosto che i prati, per caratterizzare i tetti delle loro strutture. Comunque tutti hanno lavorato sulla sostenibilità ambientale del “costruito”. Possiamo dire che le "linee guida", che abbiamo emesso nel 2013 per la costruzione dei Padiglioni, siano state un utile riferimento per tutti i 54 studi di progettazione diversi che hanno lavorato per la loro realizzazione.
Tornando ai consumi energetici, il sito EXPO ha un’impiantistica comune per tutte le strutture, gestita dall’Italia, sulla quale si è potuto intervenire?
No, ogni Paese ha fatto le scelte degli impianti e dei consumi in autonomia. Noi abbiamo messo a disposizione delle risorse, come l’utilizzo dell’acqua del canale e i pozzi per l’utilizzo di acqua di falda per i sistemi di raffrescamento. Abbiamo messo però dei “tetti” massimi di potenza prestabiliti per ciascuna tipologia di padiglione, in relazione alle dimensioni del lotto, da 242 a 900 kW circa, cercando di evitare l’uso di generatori. Inoltre, tutta l’energia consumata durante l’Esposizione Universale è proveniente da fonte rinnovabile “certificata all'origine”, la modalità più seria per essere sicuri che sia realmente tale.
Chi è il fornitore di energia elettrica di EXPO?
E’ la società Gala, che si è aggiudicata la fornitura dell’energia elettrica “verde” che sarà consumata nel sito durante i 6 mesi dell’Esposizione, società scelta dopo una gara ad evidenza pubblica (ai sensi dell’ art. 55 del D.Lgs. 163/2006).
Avete già verificato che le soluzioni progettuali di efficienza energetica siano state adottate da tutti i Paesi?
No, ma alcune cose sono già visibili, come i tetti verdi o le schermature delle facciate; possiamo dire che la maggior parte dei Paesi ha apportato dei miglioramenti riguardo la sostenibilità, dai progetti preliminari a quelli definitivi. L’adesione arriva all’80% per le soluzioni rivolte al risparmio d’acqua o all’uso dei corpi illuminanti LED, ma tali dati devono essere verificati effettivamente in campo, non sono ancora definitivi. Aspettiamo di avere quelli finali, di tutti i padiglioni costruiti, comprese le ultime varianti che inevitabilmente ci sono state. Contiamo di avere questi dati entro il 20 maggio, abbiamo chiesto ai Paesi di riraccontarci i loro interventi sulla sostenibilità e avremo numeri più verificabili. E’ previsto anche un sistema di premialità dei Partecipanti (Paesi, Partners, ONG, Ristoratori, etc.) che hanno dimostrato un impegno significativo nelle scelte di sostenibilità legate alla loro presenza in Sito o saranno stati più sostenibili nel costruire il proprio Padiglione. L’iniziativa, “Towards a Sustainable Expo Programme”, prevede una specifica visibilità per chi partecipa (Player) e per chi ha fatto di più (Leader del Programma) ed è organizzata insieme al Ministero dell’Ambiente. Il 5 giugno prossimo, in occasione della Giornata Mondiale ONU dell’Ambiente, vi sarà un evento proprio dedicato al Programma presso l’area del Ministero dell’Ambiente al Biodiversity Park.
Si parla sempre dei 54 Paesi con un proprio padiglione. Ma in tutto i Paesi sono 140, che ne è di tutti gli altri e chi è il loro referente per la sostenibilità?
Tutti i Paesi presenti ad EXPO senza un proprio padiglione sono ospitati dai 9 Cluster tematici legati ai principali alimenti, a filiere importanti o ambienti della Terra, come il caffè, il riso, il cacao, le zone aride, le isole, etc. Ci sono naturalmente i Paesi in via di Sviluppo, quelli che non avevano risorse per un proprio Padiglione. Ognuno ha un proprio spazio, ovviamente più piccolo rispetto ad un padiglione, nell’ambito dei Cluster. Il riferimento dei Cluster è il partner legato all’alimento alla filiera o al tema, come Illy nel Cluster Caffè, Eurochocolate nel Cluster Cacao, Regione Sicilia nel Cluster del Bio-Mediterraneo. I Cluster sono stati progettati insieme al Politecnico di Milano e naturalmente anch’essi hanno adottato alcuni criteri per la sostenibilità. Particolare attenzione è stata rivolta alla possibilità di riuso a fine evento.
Il Sito espositivo nel suo complesso ha preso a riferimento i criteri del Protocollo Leed ND; a vari step di progettazione è stata verificata l’aderenza ai criteri Leed da parte di ICMQ, un ente esterno qualificato. Ora dovremo fare l’ultima fotografia di quanto effettivamente realizzato, a fronte di tutte le modifiche progettuali che si sono rese necessarie in questi anni. Non abbiamo ancora i dati definitivi sui Cluster, perché per ora stiamo verificando i risultati dei 54 Paesi Padiglione. Ma li avremo e li verificheremo con la società indipendente ICMQ.
Parliamo di emissioni di CO2 dell’evento EXPO (gas climalteranti o gas serra). I dati del Report 2014 (pag. 116) riportano le tonnellate emesse nel 2012 e del 2013, 93.655 tonnellate (di cui ben il 99% dai cantieri), ma senza fare distinzione tra i due anni. E non c’è ancora il 2014 …
Il 2014 non c’è ancora perché non abbiamo finito di raccogliere i dati e comunque è logico prevedere che l’ammontare di tonnellate sarà ben maggiore, perché è nel 2014 che si sono avute le maggiori attività di cantiere per la costruzione del Sito. Il sito è stato quasi totalmente costruito. Così come le 93.655 tonnellate già conteggiate nell’ultimo Report appartengono quasi tutte al 2013; nel 2012 il cantiere era appena stato aperto, praticamente ci lavorava solo un appaltatore.
Ma non c’è ancora una previsione sulle emissioni di CO2 del 2014? E sul 2015?
Sicuramente il 2014 sarà ancora maggiore del 2013, per le attività di diretta responsabilità di Expo 2015 potremmo avvicinarci alle 200mila tonnellate di CO2 emesse. Non è molto utile però fare un confronto tra anni che sono stati così diversi tra loro, come impatto dei lavori; le diverse attività dei cantieri non sono confrontabili, ecco perché aspettiamo di potere calcolare il cumulativo finale delle emissioni di CO2 emesse dall’evento EXPO, per poterle poi compensare.
Nel Report 2014 si parla già di operazioni di compensazione di CO2, ma solo per alcune decine di tonnellate, molto poco rispetto anche alle “sole” 93 mila tonn del 2012/13. Come mai?
Perché abbiamo potuto fare solo un “offsetting” (compensazione) degli eventi di comunicazione della fase di avvicinamento, ad esempio, gli eventi preparatori di EXPO, come il concerto ad un anno da EXPO del 30 aprile 2014, quello in piazza Gae Aulenti a Milano. Lì abbiamo calcolato le emissioni e abbiamo compensato “localmente” con progetti di riforestazione nel Parco Nord. La vera compensazione delle emissioni di CO2 la potremo fare solo alla fine di EXPO e, anche se abbiamo già previsto un contribuito alla realizzazione di alcuni interventi di riqualificazione energetica o altri progetti locali, del Comune di Milano, Rho e Arese, in Italia non potremmo mai compensare volumi così elevati di emissioni. Perché è impossibile e i crediti potenzialmente generabili con questo tipo di intervento qui costano molto di più, in termini di euro, per tonnellata di CO2 rimossa.
Ecco perché è appena uscito un bando di gara emesso da EXPO2015 per l’acquisto di crediti di CO2, sul mercato volontario internazionale, con dei criteri di “qualità” ben precisi. Uno dei vincoli del bando è quello di avere crediti di CO2 che siano già registrati, “issued”, ossia relativi a progetti che abbiano già generato la rimozione dei gas serra. Non crediti “future”. Questo è un criterio importante, che si affianca a quello di privilegiare i crediti generati da progetti certificati secondo gli schemi più autorevoli, quali i Gold Standard o i VCS, ad esempio. Inoltre, daremo preferenza a progetti di compensazione realizzati in Paesi in via di sviluppo che partecipano ad Expo e che abbiano attinenza con i temi dell’Esposizione: progetti legati alla produzione agro-alimentare, alla gestione dei rifiuti, alla produzione di energia rinnovabile, alla riforestazione sostenibile, ecc., che producano benefici ambientali in termini di riduzione o assorbimento di GHG e di sviluppo socio-economico delle comunità locali.
Quindi c’è un “tesoretto” di EXPO per l’acquisto di questi crediti?
Il bando uscito prevede un primo nostro investimento di un milione di euro, che sarà destinato ad un primo all’acquisto di crediti CO2 “issued”. 200mila, 210mila tonnellate di crediti, a seconda del costo per credito che otterremo. Poi faremo un bilancio, confrontandoci col conteggio aggiornato delle emissioni, sempre sotto la supervisione dell’Osservatorio Ambientale Expo, istituito presso la Regione Lombardia, per proseguire. Di certo, alla fine EXPO compenserà una quota significativa della CO2 emessa dall’evento.
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