Grandi e medi eventi, è possibile fare una buona raccolta differenziata?
Fiere, feste... Expo di Milano e Salone del Libro di Torino sono due esempi di come la raccolta differenziata dei rifiuti nel corso di grandi eventi spesso non sia particolarmente efficiente. Ne abbiamo parlato con alcuni esperti
03 June, 2015
È così difficile organizzare, e far sì che riesca, una corretta raccolta differenziata dei rifiuti nel corso di grandi eventi, fiere e feste a cui partecipano migliaia di persone? Dopo aver documentato alcuni problemi nella gestione dei rifiuti all'Expo di Milano e aver notato criticità analoghe anche al Salone del Libro di Torino, abbiamo rivolto questa domanda ad alcuni esperti in materia. Ecco cosa ci hanno detto.
Roberto Cavallo, enologo, scrittore e vice presidente del Comitato Scientifico per il Piano Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti: “La gestione dei rifiuti in EXPO, al di là degli obiettivi iniziali, da quanto leggo e mi viene riportato da chi lo ha frequentato, non è all’altezza delle aspettative. Ovviamente, hanno fatto molto bene il Ministero e CONAI ad individuare target di per sé ambiziosi, dichiarando di raggiungere almeno il 70% di riciclo; molte imprese e paesi presenti hanno cercato di attrezzarsi al meglio, ma c’è, come sempre, un problema di fondo: la sostenibilità si progetta prima, non si può governare dopo.
Non c’è nulla di più semplice, non dico facile, ma semplice sì, che progettare un evento come EXPO o qualunque altro, cercando di azzerare gli scarti. Trattandosi di sistemi chiusi di cui si conoscono in anticipo gli input e i processi, è sufficiente governare gli approvvigionamenti e definire regole di gestione.
La mensa del CaterRaduno a Senigallia è a rifiuti zero, ma si sono pensati i menù e il servizio prima per evitare di produrre scarti non riciclabili. Si può fare lo stesso con qualunque tipo di evento di cui si conosce la durata, il contenuto e cosa avverrà nel corso dell’evento stesso. Abbiamo sempre troppa paura di scontentare qualcuno. E invece una serie di regole precise lasciano al frequentatore un senso di organizzazione, di ordine e pulizia. Basterebbe pensare questo per convincerci che è possibile, e perfino più semplice, progettare e gestire un evento a rifiuti zero”.
Sulla stessa lunghezza d'onda Antonio Castagna, esperto di rifiuti ed educazione ambientale, autore di Tutto è Monezza: “Se tu vuoi far bene una cosa devi metterla in progettazione. Quando indici un appalto perché non metti un vincolo che obblighi ad una corretta gestione dei rifiuti? Il fatto che ad Expo non sia stato fatto significa che i rifiuti sono ancora l'accidente che accade dopo. È la stessa cosa che succede nelle città. È come se i rifiuti piovessero dalla luna.Invece bisogna progettare, meglio ancora se coinvolgendo le persone, con un percorso partecipativo. Per esempio l’Istituto alberghiero di Levico Terme in Valsugana, dove è da poco terminato un progetto che ho curato, ha cercato di coniugare l'impegno a ridurre del 30% annuo la propria tariffa rifiuti con il miglioramento dell'offerta didattica. E lo ha fatto inserendo diverse attività per il miglioramento della raccolta differenziata e non solo nell'attività quotidiana, come la creazione del compost usando i gli scarti alimentari prodotti in cucina. Un programma formativo che, quindi, diventa molto più partecipativo. Una logica del genere non poteva entrare anche in Expo? Soprattutto in un'esposizione universale che si intitola “Nutrire il pianeta”?
Claudio Severi, invece, è co-fondatore e responsabile comunicazione di Eco-congress, società con sede a Perugia che si occupa di organizzazione di eventi con particolare attenzione all'aspetto della sostenibilità a tutto tondo. Da lui arriva qualche esempio specifico sulla gestione efficiente dei rifiuti: “Riguardo l'Expo non posso dire niente, perché non ci sono ancora stato. Negli eventi che curiamo noi, che non sono tanto grandi ma neppure troppo piccoli, cerchiamo di avere poche tipologie di materiali da raccogliere e rendiamo ben visibile la differenziazione. Facciamo sì che i punti di conferimento siano facilmente riconoscibili e individuabili nel contesto e che sia spiegato bene cosa si può buttare. Questo tipo di organizzazione ha reso possibile, ad esempio, che l'edizione 2014 dei Mondiali di Orienteering abbia funzionato benissimo, con un conferimento dei rifiuti molto preciso ed ordinato.
Nelle grandi fiere, personalmente, vedo pochissima attenzione e anche pochi contenitori. Per quanto riguarda le tipologie, non mancano quasi mai quelli dell'indifferenziato, della carta e della plastica, mentre sono quasi sempre inesistenti quelli dell'organico. Non si trovano neppure vicino a stand e postazioni che distribuiscono cibi e bevande. Questo di certo non aiuta a far sì che i visitatori conferiscano correttamente i rifiuti prodotti.
I punti di conferimento vanno predisposti preventivamente in modo funzionale. Prima di tutto vanno messi tutti vicini, affinché le persone non debbano girare in cerca del contenitore giusto a seconda di quello che hanno in mano. Le indicazioni su cosa si deve buttare non devono essere generiche, ma molto precise e specifiche durante lo svolgimento dell'evento.
I volontari che assistono i visitatori? Bè, possono aiutare ma dal mio punto di vista possono essere un pò invadenti”.
Entra nel dettaglio anche Luca Mariotto, presidente di Gea Pordenone. A maggio 2014 l'azienda ha curato la gestione rifiuti dell'87 adunata nazionale degli Alpini, raggiungendo il 64,4% di raccolta differenziata, ovvero 220 tonnellate di rifiuti in meno da smaltire, per un risparmio di 36.000 euro, generando un indotto economico legato alla sola corretta gestione di 185.500 euro. “Per l'adunata abbiamo fatto un gran lavoro organizzativo sul luogo semplificando al massimo il flusso di raccolta. Per i rifiuti indifferenziati abbiamo messo pochi cestini, piccoli e poco visibili. Per tutto il resto abbiamo usato solo due tipi differenti di contenitori: quelli per l'organico, in cui buttare tutto il cibo di scarto e le stoviglie compostabili, e quelli per la raccolta multimateriale di carta, vetro e plastica che sarebbero stati selezionati e divisi successivamente in un impianto attrezzato.
A mio avviso il problema maggiore della raccolta differenziata nei grossi eventi è quello di fare troppi flussi. Questo innanzitutto porta, per disattenzione o altro, a mescolare i materiali, gettando ad esempio la carta nella raccolta plastica o viceversa, ma causa anche delle difficoltà dovute al riempimento e svuotamento delle rispettive frazioni. È impensabile infatti che la plastica e le lattine si riempano in egual misura ed è normale che quando un contenitore è pieno ci si serva di un altro.
L'altro fronte su cui abbiamo investito molto è quello della comunicazione, sia in maniera preventiva, inviando un volantino ad ogni posto letto di coloro che pernottavano sul luogo, sia durante l'adunata, con una App specifica per smartphone dedicata ai visitatori. Per loro nessun volantino, perché avevamo paura che avrebbero solo prodotto ulteriori rifiuti”.
Infine, Roberto Bergandi, ufficio stampa di Amiat, l'azienda che gestisce la raccolta rifiuti a Torino, ha un parere diametralmente opposto a quello di Roberto Cavallo: "Fare la raccolta differenziata durante un grande evento è difficile se non impossibile, a meno che essa non diventi l'elemento caratterizzante dell'evento stesso, come lo è, ad esempio, per il Salone del Gusto di Torino: vengono coinvolti volontari che presidiano le isole ecologiche interne e aiutano gli utenti a differenziare. Se la progettazione dell'evento non è bilaterale e, quindi, concepita tenendo in considerazione sia il coinvolgimento del visitatore per un buon conferimento, impiegando volontari che possano fornire informazioni, che il modo in cui si raccoglie, la raccolta differenziata non può funzionare. Da ciò è chiaramente comprensibile che la questione non è solo ambientale ed economica, ma anche organizzativa.”