Il Manifesto della green economy per l'agroalimentare in occasione di Expo 2015
L’agricoltura ha ridotto le emissioni di gas serra, primeggia nel biologico, ma in due anni sono cresciute del 48% le frodi alimentari e il consumo di suolo avanza a un ritmo di 55 ettari al giorno
01 July, 2015
Il Manifesto della green economy per l'agroalimentare in occasione di Expo 2015 è
stato elaborato con un ampio processo partecipativo dei gruppi di
lavoro degli Stati Generali della Green Economy e approvato al Consiglio
Nazionale della Green Economy che raggruppa 65 organizzazione di
imprese green. Questo Manifesto che, tradotto in inglese e francese,
sarà diffuso a livello internazionale, punta a proporre, in occasione
di Expo 2015, alcuni indirizzi di green economy per l'agricoltura che
provengono da una riflessione radicata nel modello italiano, ma che
possono avere una valenza generale. Il modello agricolo italiano è un
pilastro delleconomia nazionale - con un valore aggiunto annuo che
supera i 260 miliardi di euro, oltre 3,3 milioni di occupati e unincidenza sul PIL dell8,7% - che,
pur non esente da difficoltà, contraddizioni e crisi, ha saputo
individuare vie di sviluppo e di successo coniugando i migliori
ingredienti di una green economy: elevata qualità, tipicità e territori.
"Questo Manifesto - ha detto Edo Ronchi, Presidente
della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile che è l'organismo di
supporto del Consiglio nazionale della green economy - espone il
punto di vista della green economy sulla produzione agroalimentare,
articolato in proposte sui temi cruciali per l'agricoltura della nostra
epoca: la necessità di uno sviluppo durevole e di buona qualità delle
produzioni agroalimentari per nutrire la popolazione mondiale, il
rapporto che va regolato per coordinare la priorità della produzione di
cibo con le altre attività e produzioni non alimentari cresciute nelle
campagne, le misure da adottare anche nell'agricoltura per far fronte
alla crisi climatica in atto, la necessità di sostenere la diffusione
delle buone pratiche di un'agricoltura sostenibile e di qualità, quelle
per rafforzare i controlli e la sicurezza alimentare, come combattere lo
spreco di alimenti e di risorse agricole e come far fronte agli
inquinamenti e al continuo consumo di suoli agricoli. Questo manifesto
si propone di diffondere, su questi temi, il punto di vista della green
economy per contribuire a un dibattito nazionale e internazionale".
Questo
un quadro delle relazioni tra l'agroalimentare italiano e la green
economy: la produzione di energia rinnovabile di origine agricola è
cresciuta da 6 a 7,8 milioni di Tep tra il 2010 e il 2012 e oltre 21.500
aziende agricole possiedono impianti per la produzione di energia
rinnovabile; l'agricoltura italiana ha ridotto le emissione di gas serra
di 10 Mton di CO2Eq dal 1990 al 2013 ed è responsabile del 7,1% delle
emissioni di gas serra nazionali. In flessione anche il consumo di
fitofarmaci passati da 11,2 Kg/Ha nel 2010 a 9,2 nel 2013, inoltre il
10% della superficie agricola italiana è occupata da coltivazioni
biologiche (1,3 mln ettari) e lItalia è seconda in Europa per
coltivazioni bio subito dopo la Spagna. A fronte di questo quadro
positivo permangono però numerose criticità. Tra queste laumento delle
frodi alimentari che sono cresciute del 48,6% tra il 2010 e il 2012 e
questa contraffazione dei prodotti made in Italy vale solo in Italia 4
miliardi di euro. Inoltre continua a ridursi la superficie agricola (15
milioni di ettari nel 1990 e 12,8 nel 2012) e il consumo del suolo
continua a crescere a un ritmo di 55 ettari al giorno nel 2013.
Ecco, nel dettaglio, le sette proposte del Manifesto:
Adottare la visione della green economy per assicurare uno sviluppo durevole e di qualità della produzione agroalimentare.
Lagricoltura deve essere in grado, prioritariamente, di produrre il
cibo necessario alle presenti e alle future generazioni produrre reddito
adeguato per gli agricoltori, occupazione e qualità ecologica dei
prodotti e delle modalità di coltivazione. Queste funzioni sono
assicurate quando le produzioni agroalimentari sono condotte con la
visione della green economy in grado di integrare qualità eccellente,
redditività e tutela del capitale naturale, utilizzando i saperi, le
buone tecniche e le buone pratiche delleco-innovazione.
Coordinare la multifunzionalità con la priorità della produzione di alimenti.
La conservazione di una ricca biodiversità è una delle attività proprie
e strategiche di unagricoltura multifunzionale orientata alla green
economy. Lagricoltura alimenta anche un settore importante e dinamico
della green economy: la bioeconomia, basata sulla valorizzazione di
biomasse impiegate per generare energie rinnovabili, per fornire
materiali in settori avanzati come la chimica verde. Tali attività,
insieme ad altre attività sociali e ricreative, quando si sviluppano
rispettando i criteri della green economy e sono quindi integrate e
sostenibili per i territori e non sottraggono suoli e produzioni
destinate allalimentazione, contribuiscono a migliorare il presidio e
la cura del territorio.
Attuare misure di mitigazione e di adattamento alla crisi climatica.
Gli impatti dei cambiamenti climatici sullagricoltura sono già molto
forti e potrebbero diventare insostenibili. Lagricoltura può dare un
contributo importante alla mitigazione della crisi climatica, sia con
attività di assorbimento di gas serra (con unaccorta gestione delle
risorse forestali, dei terreni e dei pascoli), sia riducendo le
emissioni (con lutilizzo di fonti energetiche rinnovabili, un minore
utilizzo di fertilizzanti azotati, un controllo della dieta per gli
allevamenti ecc). Ma è anche necessario rafforzare ed estendere misure
di adattamento accelerandone la diffusione di azioni e pratiche
agronomiche in grado di aumentare la resilienza dellagricoltura ai
cambiamenti climatici (con la scelta di varietà vegetali e specie
animali più resistenti, il reintegro sistematico nel suolo della
sostanza organica, ladozione regolare di rotazioni con leguminose, la
diffusione di tecniche e misure di risparmio idrico).
Superare modelli agricoli non più sostenibili e promuovere la diffusione delle buone pratiche.
I fattori di pressione sul territorio sono aggravati da modelli
agro-industriali, ancora diffusi nel mondo, che inseguono logiche di un
mercato a breve termine e a basso costo. Questi modelli, già messi in
discussione nel mondo agricolo, possono essere definitivamente superati
promuovendo una green economy agroalimentare basata su produzioni
sostenibili di qualità - veri e propri motori di sviluppo delle economie
e delle culture locali - nonché valorizzando i loro effetti positivi
ambientali, per loccupazione e un miglior benessere. Occorre puntare su
territori ben coltivati con buone pratiche agricole - senza limpiego
in campo aperto di organismi geneticamente modificati (OGM) - supportate
da buoni livelli di formazione e di conoscenza e da un maggiore
contributo della ricerca e delleco-innovazione.
Tutelare la sicurezza alimentare, potenziare i controlli e le filiere corte. Per
prevenire i rischi e tutelare la qualità della filiera agroalimentare
occorre: migliorare e potenziare i controlli su scala globale;
rafforzare la lotta alle frodi e alle manipolazioni nocive degli
alimenti; armonizzare le normative ambientali e sanitarie; puntare sulla
tracciabilità, sullorigine garantita e protetta dei prodotti
agroalimentari; rafforzare le filiere agroalimentari corte e le
produzioni locali. Le filiere corte possono essere favorite anche dallo
sviluppo dellagricoltura urbana e periurbana.
Fermare lo spreco di alimenti, assicurare la circolarità delleconomia delle risorse agroalimentari.
La green economy punta sul risparmio, sulluso efficiente e razionale
delle risorse, secondo un modello di economia circolare. Questo modello è
valido per contrastare gli sprechi attraverso una corretta informazione
e una migliore educazione alimentare e garantire stili di vita e
consumi alimentari più consapevoli e sobri. È, inoltre, necessario
applicare alle filiere agroalimentari un sistema di economia circolare,
puntando a minimizzare i rifiuti, a prevenire attivamente scarti e
perdite in tutte le fasi. Occorre, in particolare, diffondere le buone
pratiche e le migliori tecniche disponibili per utilizzare, in modo
corretto e sostenibile, tutti i sottoprodotti.
Fermare le minacce alla produzione agroalimentare e ai suoli agricoli.
Oltre alla crisi climatica, numerosi sono i fattori di pressione
ambientale (emissione di inquinanti atmosferici, prelievi massicci e
linquinamento delle acque, smaltimenti illegali di rifiuti).
Particolare allarme suscita lo sviluppo incontrollato delle
urbanizzazioni e delle infrastrutture che alimenta un consumo dissennato
di suolo agricolo. Le politiche di gestione e di uso dei suoli vanno
cambiate; labbondante cubatura - abitativa, industriale e per servizi
inutilizzata, va recuperata e impiegata in alterativa a nuovo consumo
di suolo. Il suolo agricolo è un capitale naturale non sostituibile, va
conservato perché è uninfrastruttura verde strategica.