Maggini, Occhio del Riciclone:"Chi amministrerà Roma dovrà avere come priorità la corretta gestione dei rifiuti"
SI chiude il capitolo della giunta Marino. Per Raniero Maggini, presidente di Occhio del Riciclone Italia, la prossima squadra dovrà individuare nei rifiuti una priorità assoluta
19 October, 2015
Con le dimissioni del sindaco Ignazio Marino, si è chiuso un capitolo breve ma importante della storia di Roma. Alla ormai ex giunta è possibile muovere molte critiche, ma è comunque oggettivo che in alcuni settori siano stati fatti dei passi avanti. Uno di questi è il settore dei rifiuti che ha visto, tra le altre cose, la chiusura della discarica di Malagrotta e la diffusione della raccolta differenziata a 5 frazioni.
Abbiamo chiesto ai rappresentanti delle maggiori associazioni ambientaliste italiane cosa pensassero dell’operato della squadra di Ignazio Marino. A risponderci in questo caso è Raniero Maggini, presidente di Occhio del Riciclone Italia.
Caro Raniero, cosa è cambiato secondo lei con questa amministrazione?
“Certamente durante l’Amministrazione Marino si è registrato un dato che non facciamo fatica a definire epocale: la chiusura della discarica di Malagrotta. Gli annunci che si sono susseguiti negli anni, sia da parte dell’Amministrazione comunale come di quella regionale, hanno fatto registrare un sistematico ricorso al regime di proroga. Sembrava che l’incubo della discarica per gli abitanti della Valle Galeria, più che un tributo alla Capitale nell’interesse della collettività, si fosse trasformata in una vera e propria condanna perenne. A questo si aggiunga che Malagrotta e i tanti anni di Commissariamento, hanno rappresentato per molti, politici e non, un facile alibi per non assumere appieno la responsabilità della gestione dei rifiuti di Roma, eludendo le reali priorità che avrebbero dovuto trovare risposta.”
E cosa poteva essere fatto meglio?
La realtà capitolina è indubbiamente una “piazza” molto complessa, politicamente, urbanisticamente e socialmente, tuttavia molto si può realizzare. La prima e forse più semplice risposta è relativa alla raccolta differenziata. La Giunta Marino ha ereditato una situazione non certo brillante, che al di là delle evidenze di cronaca ha portato con sé un carico di scelte inadeguate e diseconomiche. Purtroppo non una novità per la Capitale, nella quale già agli inizi degli anni ’90 scomparivano le campane del vetro a favore dei cassonetti del multimateriale, con il grave effetto di rendere parte della differenziata raccolta non riciclabile in quanto il vetro pressato nei compattatori finiva con l’alterare una porzione importante della plastica, al quel punto destinabile solamente a discarica o inceneritore. Oggi sono tornate le campane del vetro, tuttavia Roma non riesce a stare al passo coi tempi, sembra riesca solo a porre dei correttivi agli errori del passato. Ormai è dato acclarato che per centrare almeno gli obiettivi di legge in materia di RD è necessario introdurre la raccolta domiciliare - meglio nota come porta a porta - eliminando i cassonetti stradali. Spesso la scusa per non procedere in questa direzione è stata addossata alla complessa struttura urbanistica della città, ai costi oppure all’ardita affermazione che la cittadinanza non sarebbe pronta. Nei casi sperimentali nei quali s’è applicato correttamente il porta a porta con relativa campagna d’informazione agli utenti, i risultati sono stati straordinari e se fosse stata usata anche metà delle risorse dilapidate negli anni, oggi Roma potrebbe vantare una RD da primato. Insomma, per fare un importante salto in avanti occorre essere più ambiziosi, più di quanto non abbia mostrato la cosiddetta delibera “Verso Rifiuti Zero” del dicembre 2014 i cui contenuti appaiono più come buoni propositi che scelte strategiche corredate dei necessari strumenti.
Cosa manca ancora a Roma per avere una gestione corretta dei rifiuti?
Chi amministrerà la Capitale dovrà porsi come priorità la corretta ed efficace gestione dei rifiuti. Appare un dato scontato, tuttavia troppo spesso la gestione sembra essere approcciata a partire dagli equilibri di bilancio di AMA e non tanto da una visione d’insieme che consenta di definire obiettivi e scadenze rispondenti alle reali esigenze della città. L’azienda pubblica che si occupa dei servizi di raccolta e spazzamento necessita di tutta l’attenzione che Amministratori seri e coscienziosi possono dedicare, non si deve però prescindere da una lettura strategica nella quale AMA è parte significativa del quadro ma non può esserne la cornice. A Roma mancano oltre ad una pianificazione ben strutturata del porta a porta e della sua diffusione in tutto il territorio, serie politiche di riduzione, isole ecologiche e centri di raccolta dei rifiuti ingombranti. Un discorso a sé vuole inoltre il riuso che sembra non trovare ancora lo spazio che merita nelle politiche capitoline, al punto che anche lo storico mercato di Porta Portese rischia di chiudere i battenti. Un indotto di 80.000 lavoratori in Italia che dagli operatori e organizzatori dei mercati storici e delle pulci, dalle cooperative sociali alle botteghe di rigatteria fino ai negozi in conto terzi passando per tanti altri protagonisti dell’usato, coniuga occupazione e sostenibilità ambientale. Una realtà importante anche nella Capitale che dovrebbe ricevere maggiore ascolto dall’Amministrazione. Intanto con il famigerato decreto “Sbolcca Italia” il Governo torna a sostenere l’incenerimento dei rifiuti e non vorremmo dover assistere dopo la chiusura di Malagrotta al ritorno del privato, magari in virtù di un “incontro” pubblico-privato, che sostenga i bilanci con gli impianti di termodistruzione e i denari che li accompagnano. Paventiamo sarebbe un punto di non ritorno e ciò che manca a Roma per avere una gestione corretta dei rifiuti, continuerebbe inesorabilmente a mancare.