"Sviluppo sostenibile nel TTIP è uno specchietto per le allodole". Il primo report italiano sul trattato
Nessun vincolo a rispettare le convenzioni internazionali sull’ambiente, il clima e il lavoro. Il TTIP potrebbe abbattere gli standard europei in materia e rendere inutili gli accordi sul clima che potrebbero uscire dalla Cop 21
16 November, 2015
“La recente presentazione del capitolo sullo Sviluppo Sostenibile all'interno del negoziato TTIP, il Trattato di liberalizzazione commerciale in negoziato tra Stati Uniti e Europa, è un'occasione per chiarire definitivamente le reali intenzioni della Commissione Europea e gli obiettivi che le parti stanno cercando di raggiungere. Al di là di generali enunciazioni, questo report dimostra che non esiste alcun meccanismo vincolante che imponga ai Paesi il rispetto dei diritti dei lavoratori e dei vincoli ambientali, spesso decisi in ambiti multilaterali delle Nazioni Unite”.
Il giudizio tranchant arriva dal primo rapporto italiano sugli impatti ambientali del TTIP, scritto dalla ONG Fairwatch per la Campagna Stop TTIP Italia. 21 pagine che analizzano le dichiarazioni della Commissione Europea contenute nella proposta di un capitolo sullo sviluppo sostenibile da inserire nel negoziato transatlantico.
“Quella che emerge è un'impostazione trasversale ai trattati di libero scambio più importanti che la Commissione Europea ha negoziato negli ultimi anni (Corea, Paesi Centramericani, Perù-Colombia, Canada, Singapore): l'evidente contraddizione tra i contenuti dei documenti resi pubblici e le dichiarazioni rese alla stampa mostrano come lo sviluppo sostenibile non sia altro che uno specchietto per le allodole da sventolare a ogni pié sospinto per ridare credibilità a un trattato, il TTIP, che sempre più appare evidente nella sua insostenibilità”.
Fairwatch sottolinea che nel testo
proposto dalla Commissione Europea non venga stabilito alcun impegno concreto per applicare le disposizioni contenute
negli accordi internazionali sull’ambiente. In buona sostanza il TTIP farebbe tabula rasa di patti come il protocollo di Kyoto, quello di Montreal, fino alla Convenzione sulla biodiversità (CBD), oltre a rendere inutili a priori le proposte per il contrasto ai cambiamenti climatici che potrebbero uscire dalla COP 21 di Parigi.
Ad esempio non è presente alcun passaggio "sulla questione dei sussidi alle fonti fossili, che ammontano complessivamente a 87 miliardi di euro per l'Unione Europea e 318 miliardi di euro per gli Stati Uniti. Una mancanza che, considerato
l'approccio utilizzato in altri Trattati di Libero Scambio come quello con Singapore, dove
essi esplicitamente non si proibiscono, non lascia molte speranze per un reale impegno nel disinvestire dai
combustibili fossili per una produzione energetica più sostenibile". Invece per quanto concerne i possibili impatti del TTIP sulla lotta al cambiamento climatico Fairwatch spiega che "non si fa cenno ai
possibili impatti della liberalizzazione del mercato dei servizi né, tanto meno, del mercato agroalimentare
che secondo alcune recenti pubblicazioni del USDA (il Dipartimento all'Agricoltura degli Stati Uniti)
porterebbe a un aumento a doppia (e a volte a tripla) cifra delle esportazioni statunitensi verso l'Unione
Europea, in particolare di carne e di pollame, con conseguente incremento di trasporti internazionali,
utilizzo di prodotti chimici, cambiamento dell'uso del suolo".
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