La Sharing economy cresce: piattaforme + 35,5%, raccolta con crowdfunding +85%
Presentati a Sharitaly, l’evento dedicato all’economia collaborativa svoltosi il 9 e 10 novembre a Milano e organizzato da Collaboriamo, i risultati delle ricerche 2015 sulle piattaforme di sharing economy e di crowdfunding
17 November, 2015
La sharing economy in Italia è viva e in crescita. È quanto emerge dalla mappatura delle piattaforme collaborative e di crowdfunding presentata la scorsa settimana a Sharitaly (www.sharitaly.com), l’evento dedicato all’economia collaborativa svoltosi gli scorsi 9 e 10 novembre a Milano e organizzato da Collaboriamo, piattaforma di informazione e consulenza sull’economia collaborativa, e da TRAILab, laboratorio dell'Università Cattolica che si occupa di ricerca-intervento sulle azioni trasformative.
Due le ricerche presentate, complementari tra loro, che aggiornano i dati del 2014 con l’obiettivo di fornire un quadro ampio e completo dell’economia collaborativa in Italia. La prima, “Sharing economy: la mappatura delle piattaforme italiane 2015”, è stata curata da Collaboriamo.org, in partnership con Phd Italia, e coordinata da Marta Mainieri. La seconda, “Il crowdfunding in Italia. Report 2015: statistiche, piattaforme e trend”, è stata realizzata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con Tim e Starteed e coordinata da Ivana Pais, docente di sociologia economica dell’Università Cattolica.
187 il numero complessivo delle piattaforme italiane di economia collaborativa (comprese quelle internazionali con sede in Italia), con un incremento del +35,5% rispetto allo scorso anno, quando erano in totale 138. Di queste, 118 sono piattaforme di sharing, 21 in più del 2014 (97), dato che corrisponde a una crescita del +21,6%. Le piattaforme attive specializzate nel crowdfunding risultano invece 69, 28 in più dello scorso anno (41), con un incremento quindi del +68,2%.
Le piattaforme di sharing economy censite sono suddivise in 12 settori. Quelli in cui si concentrano maggiormente le aziende dell’economia collaborativa italiana rimangono, come l’anno scorso, i trasporti, che rappresentano il 19% delle piattaforme analizzate, lo scambio di beni di consumo (15%), il turismo (15%), l’alimentare (9%), cui quest’anno si aggiunge la cultura (9%) che lo scorso anno non era presente. Marta Mainieri, ideatrice e curatrice insieme a Ivana Pais di Sharitaly, mette in risalto come «le piattaforme di sharing economy continuino a crescere in tutti i settori, a dimostrazione che la sharing economy non sia un settore ma un modello di servizio che si applica in tutti gli ambiti».
Nonostante l’incremento dell’offerta, la domanda ha ancora molti margini di crescita. Il 51% delle piattaforme di sharing ha un numero di utenti inferiore a 5mila. In compenso l’11% ne registra però oltre 100mila, un numero che inizia a permettere alle piattaforme di innescare circoli virtuosi. Lo stesso vale per le piattaforme di crowdfunding: il 49% ha un numero di donatori inferiore a 500, e il 9% supera i 50mila. “D’altra parte, le piattaforme di sharing italiane sono ancora molto giovani, la maggior parte ha poco più di due anni di vita”, commenta Mainieri.
Il giro d’affari generato dalle piattaforme di crowdfunding è però in forte crescita: con i suoi 56,8 milioni di euro dall’inizio del 2015, registra un +85% rispetto ai 30,6 milioni di euro del 2014. Il 45% delle 69 piattaforme attive si basa su ricompense, il 19% su donazioni, un altro 19% è rappresentato da piattaforme equity e il 4% si fonda sul debito. Il 13% del totale è rappresentato da piattaforme ibride; all’interno di queste, il modello più diffuso è quello delle ricompense+donazioni (12%). «La crescita delle piattaforme di crowdfunding dipende da processi di differenziazione potenzialmente virtuosi, non da semplice imitazione. Crescono i volumi raccolti anche se siamo ancora lontani dai Paesi leader. E nel contesto di questa crescita si conferma la natura sociale e civica del crowdfunding italiano», aggiunge Pais.
Un ulteriore indice di maturità del mercato, è dato dal 70% delle piattaforme di sharing iscritte al registro delle imprese. Si tratta prevalentemente di Srl (56%), cui si aggiunge il 26% di start up innovative. Dati analoghi si riscontrano nell’ambito del crowdfunding, dove le Srl rappresentano il 52,5% delle piattaforme, e le start up innovative il 17,5%.
Interessante inoltre evidenziare che a frequentare le piattaforme di sharing economy sono quasi in ugual misura uomini (47,2%) e donne (52,8%), con un’età compresa prevalentemente tra i 25 e i 44 anni (60%). Sempre in relazione all’aspetto demografico, emerge come gli imprenditori delle piattaforme collaborative (sia di sharing che di crowdfunding) siano prevalentemente uomini, sotto i 40 anni, laureati, con una formazione in ambito economico o ingegneristico. Circa 2 su 3 sono uomini, mentre le donne rappresentano il 32% per il crowdfunding e il 27% per la sharing.
Nel mercato Italiano iniziano a intravedersi alcune piattaforme che crescono e si consolidano. Manca tuttavia un ecosistema capace di far decollare questi servizi. L’81% delle piattaforme di sharing e il 65% di quelle di crowdfunding dichiara di aver utilizzato prevalentemente risparmi personali per lanciare il servizio. Ancora minime le percentuali riservate a forme di investimento più strutturate. In generale, infatti, gli imprenditori della sharing economy per crescere chiedono più finanziamenti (73% sharing, 50% crowdfunding), più cultura (73% crowdfunding; 47% sharing), partnership con aziende (50% sharing, 58% crowdfunding), e solo il 16% delle piattaforme di sharing e il 29% di quelle di crowdfunding chiede più norme.