Kyoto Club e Confindustria: le opportunità per le imprese italiane legate agli impegni sul clima al 2030
Italia protagonista contro i cambiamenti climatici con una politica industriale che permetta di rilanciare la competitività delle imprese: il messaggio del convegno di Kyoto Club e Confindustria.
18 November, 2015
Sostenibilità e imprese possono - e devono - andare di pari passo. Questo il messaggio che è emerso dal convegno che Confindustria e Kyoto Club hanno organizzato presso la sede dell’Associazione industriale a Roma.
Al centro del dibattito, la posizione delle imprese e le future azioni da intraprendere in tema di cambiamenti climatici in vista della Conferenza delle nazioni unite sul clima (COP21), in programma a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre prossimi. Durante i lavori, è emerso come le politiche per l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile e l’energia pulita possano rappresentare – anche in un’ottica internazionale – notevoli opportunità di sviluppo per il mondo delle imprese italiane. Quest’anno, quindi, l’appuntamento sul clima è ancora più importante, con la maggior parte delle nazioni pronte a impegnarsi nel contenimento delle emissioni.
"È necessario che l'Italia sia protagonista contro i cambiamenti climatici, anche rendendo le politiche ambientali un'opportunità per le nostre imprese, non un vincolo", ha detto Marcella Panucci, direttore generale Confindustria, aprendo i lavori.
La politica industriale deve permettere dunque di rilanciare la competitività delle imprese grazie all’utilizzo di tecnologie ecoefficienti in Italia e a livello internazionale, dove si apriranno enormi spazi di intervento grazie agli impegni assunti da tutti i paesi. "Solo grazie all’innovazione tecnologica le imprese possono cogliere la sfida per costruire un futuro sostenibile", affermano Confindustria e Kyoto Club.
"In vista della COP21, bisogna avviare un confronto anche con i soggetti interessati alla sostenibilità ambientale", ha sottolineato Andrea Bianchi, direttore politiche industriali Confindustria. "Confindustria ha accolto con favore e valuta con grande attenzione la proposta del governo di adottare un Green Act, che rappresenterebbe un documento di programmazione metodologica delle linee di intervento in gran di individuare gli strumenti di policy, basandosi su un razionale uso delle risorse economiche in relazione agli obiettivi europei di politica ambientale".
Anche per questo, emerge dal convegno, "è necessario che le scelte politiche siano indirizzate verso sistemi di produzione e consumo dell’energia più sostenibili, strumenti che incentivino l’efficienza energetica e la mobilità sostenibile e meccanismi di promozione di un sistema economico di tipo ‘circolare’. Uno sforzo così ambizioso, che ha visto finora l’Unione Europea detenere la leadership a livello globale - sottolineano Confindustria e Kyoto Club - non potrà prescindere dagli esiti della Conferenza di Parigi, che dovranno essere all’altezza delle aspettative: un accordo concretamente impegnativo anche per le altre aree economiche del mondo, che stabilisca parità di condizioni concorrenziali per le imprese e tuteli l’ambiente nel lungo periodo."
"Un percorso di accompagnamento per piccole e medie imprese verso la riduzione delle emissioni di CO2, dell'utilizzo delle materie prime e dell'acqua impiegata", è la proposta di Gianni Silvestrini, direttore scientifico Kyoto Club, che auspica "impegni precisi di riduzione delle emissioni climalteranti per unità di prodotto/servizio/fatturato nel periodo 2017-2020".
L’impegno delle imprese italiane per lo sviluppo di tecnologie e processi sempre più sostenibili è stato ribadito da Gaetano Maccaferri, vicepresidente di Confindustria con delega all’ambiente e alla semplificazione: "L’industria italiana considera ormai da molto tempo il tema della sostenibilità come una opportunità piuttosto che come un vincolo. La percezione diffusa di una industria allergica alle regole ambientali e insensibile alla domanda crescente di sostenibilità non rappresenta, infatti - ha aggiunto il vicepresidente degli industriali - la realtà di un sistema produttivo che ha investito e continua ad investire molto per garantire la compatibilità ambientale delle proprie produzioni e per sviluppare nuovi prodotti e tecnologie nei settori della Green Economy. Notiamo con piacere che non siamo più i soli a dirlo", ha concluso Maccaferri, auspicando che la stesura del Green Act da parte del Governo possa costituire il contributo reale dell’Italia alla COP21 di Parigi.
"Siamo chiamati a fare scelte importanti sia in ambito industriale che geopolitico", ha detto Ermete Realacci, presidente della commissione ambiente, territorio e lavori pubblici alla Camera dei Deputati. "È necessario cogliere le interrelazioni e il livello della sfida, per mettere in campo le risorse tecnologiche di cui abbiamo bisogno".
Secondo Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club, "l’economia circolare, l’uso efficiente delle risorse, la green economy non sono solo la sfida che serve a combattere i cambiamenti climatici, ma anche la forma che assumerà il nostro sistema economico nel suo complesso nell’immediato futuro. Molte imprese italiane sono già pronte e stanno lavorando con passione e talento nell’innovazione competendo nella globalizzazione del terzo millennio. Attendono adesso di essere rappresentate al meglio nel nostro Paese e nel mondo".
Al convegno non è mancata la voce di imprese e aziende che hanno portato il loro esempio è il loro impegno in campo ambientale.
"Italcementi ha aderito a LCPTi, piattaforma di aziende che lavorano insieme contro i cambiamenti climatici", ha detto Manuela Ojan, responsabile clima ed energia e sostenibilità dei prodotti Italcementi, portando al convegno esempio di come le industrie possano impegnarsi e darsi obiettivi di sviluppo legate alla riduzione della carbon footprint.
"Siamo i più grandi consumatori di energia elettrica in Italia ed emettiamo tanta CO2, ma siamo anche la modalità di trasporto collettivo e possiamo essere parte della soluzione", ha detto Lorenzo Radice, responsabile politiche ambientali Ferrovie dello Stato. "È bene ricordare che il trasporto su treno produce emissioni di CO2 5 volte inferiori al trasporto su gomma e 6 rispetto a quello aereo: anche per questo dobbiamo migliorare il servizio, per convincere sempre più persone e merci a viaggiare in treno, pensando anche all'impatto ambientale. A Parigi - ha concluso Radice - porteremo una campagna per approfondire il ruolo del settore dei trasporti nella sfida ai cambiamenti climatici e mostrare l'importanza e la proattività del settore ferroviario per una mobilità sostenibile".
Al convegno "Le opportunità per le imprese italiane legate agli impegni sul clima al 2030", hanno partecipato: Marcella Panucci, Direttore generale Confindustria, Andrea Bianchi, Direttore politiche industriali Confindustria, Gianluigi Angelantoni, AD Angelantoni Industrie Holding e Vicepresidente Kyoto Club, Catia Bastioli, CEO Novamont e Presidente Kyoto Club, Laura Bruni, Direttore Affari Istituzionali Schneider Electric, Matteo Del Fante, AD Terna, Lorenzo Radice, Responsabile Politiche ambientali di Ferrovie dello Stato, Enrico Loccioni, Fondatore Loccioni Group, Manuela Ojan, Responsabile clima ed energia e sostenibilità dei prodotti –Italcementi, Bruno Rossetti, Direttore marketing strategico e comunicazione - Sain Gobain, Piero Tansella, Direttore generale Fater, Ermete Realacci, Presidente Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici – Camera dei Deputati, Francesco Ferrante, Vicepresidente Kyoto Club, Gaetano Maccaferri, Vicepresidente per la semplificazione e l’ambiente Confindustria, Gianni Silvestrini, direttore scientifico Kyoto Club.