Soldi per andare in bici? Milano vuole premiare i pendolari che vanno al lavoro su due ruote
Con seri problemi di inquinamento e stili di guida poco ortodossi, Milano non è famosa per essere una città amica dei ciclisti. Un nuovo progetto però potrebbe cambiare le cose
02 March, 2016
Famosa per le Vespa, le Fiat 500 e uno stile di guida in qualche modo “particolare”, l’Italia non è una terra rinomata per la sua cultura ciclistica. Mentre le metropoli del nord Europa hanno investito in soluzioni innovative per portare i propri cittadini sulle due ruote, nel “Bel Paese” l’automobile continua a farla da padrona. Adesso, però, il motore economico italiano, Milano, cerca di riportare in auge la bicicletta pagando le persone che vanno al lavoro con questo mezzo di trasporto. La proposta segue l’annuncio del governo di avere stanziato 35 milioni di euro per soluzioni di mobilità sostenibile dopo che Milano e altre aree italiane sono state colpite dagli alti livelli di inquinamento.
Nelle prossime settimane le autorità locali di tutta Italia inizieranno a competere per avere questi soldi. L’assessore alla Mobilità di Milano, Pierfrancesco Maran, spera di essere tra i primi a ottenerli. “Rimborsare i cittadini che vanno al lavoro in bici, un progetto simile a quello applicato in Francia”, ha dichiarato Maran. Col sistema francese inaugurato nel 2014, gli impiegati ricevevano 25 centesimi per chilometro pedalato per andare a lavorare. Una simile sperimentazione viene attualmente condotta a Massarosa, in Toscana, che vede coinvolte una cinquantina di persone. A Milano i numeri sarebbero di certo più elevati e l’assessorato di Maran ha suggerito di utilizzare una app per tenere traccia delle persone che vanno al lavoro in bici. Maran ha chiesto aiuto al Politecnico di Milano per elaborare i dettagli. Il mobility manager Eleonora Perotto lavora come consulente per mettere in piedi uno schema coerente.
Una delle possibili idee includono un sistema di monitoraggio della velocità con cui viaggiano le persone per verificare che stiano effettivamente utilizzando la bicicletta per recarsi al lavoro – anche se il traffico di Milano potrebbe rendere i dati inattendibili. “In città, quelli che viaggiano in bicicletta sono quasi più veloci degli automobilisti”, ha dichiarato la Perotto. Lei è a favore di un sistema di traffico ciclista-centrico anche se ammette di non utilizzare la bici per andare a lavorare per via delle distanze e delle condizioni della strada. Il suo punto di vista riflette in parte quello di molti altri cittadini: i soldi, da soli, non sono un incentivo sufficiente. Il sistema francese ha sortito risultati modesti, con soltanto qualche centinaio di persone che hanno aderito al progetto.
Ralph Buehler, professore associato nella pianificazione urbana al Virginia Tech degli Stati Uniti, è convinto che un progetto che prevede di pagare i ciclisti deve per forza essere accompagnato da altre misure in modo da rendere l’andare in bicicletta un’opzione realistica. “Se non si costruisce un ambiente ciclabile sicuro, soltanto un piccolo gruppo di persone aderirà al progetto”. Ha dichiarato Buehler. “Limitarsi a pagare le persone non avrà un grosso impatto perché non sarà possibile coinvolgere tutti quelli che sono ‘entusiasti ma preoccupati’ per la loro sicurezza”. L’esistenza di percorsi ciclabili, parcheggi sicuri e punti di ristoro potrebbero condizionare il desiderio di recarsi al lavoro in bici. Anche il rendere la vita difficile per le automobili potrebbe servire, anche se Buehler mette in guardia sulla difficoltà dell’adottare provvedimenti punitivi nei confronti degli automobilisti prima di mettere in atto le altre alternative. “L’esperienza insegna che è possibile ostacolare la guida ma è politicamente più semplice proporre diverse opzioni come incentivi per andare in bici o il potenziamento dei trasporti pubblici”.
Pur con tutte le possibili alternative, le persone non utilizzeranno la bici per andare in ufficio se sono anche incentivate a guidare. Holger Haubold, responsabile economico della European Cyclists’ Federation (Federazione Europea dei Ciclisti, N.d.T.) sostiene però che in Belgio esiste anche uno schema “controproducente” nel quale alle persone viene proposto di andare al lavoro in bicicletta oppure con la macchina aziendale. Il programma belga di pagare le persone per andare in bici al lavoro, nonostante tutto, ha avuto successo. “L’incentivo fiscale è il modo più efficiente per promuovere la bici sui tragitti casa-lavoro. Le aziende che propongono questo incentivo hanno un numero di impiegati ciclisti maggiori di quelle che non lo utilizzano”, ha affermato. Ma anche lui, come Buehler, sostiene che creare le infrastrutture adeguate è fondamentale affinché il progetto prenda piede.
A Copenhagen, che già dispone di alcune delle migliori infrastrutture ciclabili al mondo, sono in pochi quelli che vanno in bici per risparmiare soldi. Secondo le più recenti ricerche condotte dalla Copenhagenize Design Company, consulente governativo sulle questioni legate alla mobilità su bici, soltanto il 6 per cento dei cittadini vanno in bici perché è economico. Il motivo principale che spinge a usare la bici in città, addotto dal 56 per cento dei ciclisti, è che si tratta di un mezzo veloce e semplice. Il 19 per cento invece lo fa per fare ginnastica. Soltanto l’uno per cento è preoccupato per l’ambiente. Mikael Colville-Andersen, amministratore delegato di Copenhagenize’s sottolinea che la cattiva qualità dell’aria spinge le persone a non usare la bici. “L’inquinamento crea un ambiente sfavorevole e non incoraggia le persone a passare del tempo all’aria aperta”, ha detto. “Pagare i ciclisti è una bella idea ma se la città è intasata dalle emissioni tossiche, dire alle persone di utilizzare la bici è un po’ ridicolo”.
Fonte: The Guardian
Traduzione: Laura Tajoli