Recup: ecco come recuperiamo il cibo nei mercati di Milano
Lotta allo spreco di cibo a Milano, dopo Papiniano i volontari di RECUP arrivano nel mercato di via Marco Aurelio (zona via Padova). Il racconto di Rebecca Zaccarini che invita ad unirsi a Recup
08 March, 2016
di Rebecca Zaccarini
Il progetto RECUP si sta espandendo. Dopo la nascita in viale Papiniano, ora inizia a camminare anche in altre zone di Milano e si spera che presto potrà saltellare in testa allo spreco di tanti mercati in città! Il team di RECUP, in collaborazione con il notiziario web di politiche ambientali urbane Eco dalle Città, ha intrapreso un progetto di Cittadinanza Attiva Contro lo Spreco, in collaborazione la Fondazione Cariplo, nelle zone di via Sarpi, Rogoredo e via Padova.
Ci troviamo al mercato di via Marco Aurelio, nei pressi di via Padova, per osservare la situazione: ci sono circa venti commercianti di frutta e verdura, che al termine del mercato buttano via l’invenduto nei sacchi per l’umido forniti dal Comune di Milano. Verso le 14:30 iniziano ad arrivare i primi skippers, così si definiscono quelli che cercando di recuperare dalla spazzatura alimenti ancora commestibili. Alcuni studenti, donne cinesi, un signore alto e dagli occhi gentili, con una bicicletta munita di portapacchi davanti e dietro, sui quali sono state montate due cassette ciascuno, in modo tale da trasportare quantità esorbitanti di cibo o altre cose!
Ci sono anche persone di nazionalità slava o marocchina, oltre che ovviamente italiana. L’età varia dai 25 ai 60 anni e essi sembrano conoscersi tutti, essendo frequentatori abituali del post-mercato.
I novellini, in questo caso, sono i
ragazzi di Recup. Ma non ci si perde d’animo e per prima cosa
occorre sapere dai commercianti la disponibilità nel tenere da parte
l’invenduto edibile, anziché buttarlo via. Dopo un giro di
interviste, tutte positive, si inizia a rivolgersi alle persone. La parte più complicata del lavoro di
Recup sta proprio qui: ottenere il cibo non è solitamente un
problema; i commercianti sono ben disposti a regalarlo, anziché
sprecarlo, o vedere i sacchi della spazzatura aperti e rovesciati da
chi vi cerca dentro. Al contrario, cercare di cambiare lo stile di
vita e i metodi consolidati di recupero dalla spazzatura, piuttosto
individualistico e solitario, è un altro paio di maniche. Qui, però, sta anche il bello del
progetto: creare comunità, coesione, solidarietà tra le persone,
usando il mercato come fulcro dell’attività e dell’incontro.
La prima signora con cui interagiamo è Valeria, marocchina di nascita ma a Milano da molti anni. Non è subito entusiasta del progetto, crede che ognuno faccia meglio a fare per sé. Questa è una frase udita molte volte: “ Secondo me funziona anche se ognuno cerca il cibo per conto suo, così può prendere quello che vuole”. Potrebbe esserci un fondo di verità, ma è perché il metodo collaborativo proposto da Recup di solito non è conosciuto. In realtà, recuperare insieme e spartirsi il cibo al termine del recupero consente di avere una scelta più ampia, di non doversi sporcare le mani, di non danneggiare i sacchi della spazzatura (e facilitare quindi il lavoro degli addetti AMSA) e soprattutto di conoscere altre persone.
Anche Valeria, infatti, si ricrede non appena le mostriamo come approcciarci ai commercianti e quanto cibo recuperiamo, semplicemente domandando.
Dello stesso scetticismo, però, sono anche altre persone. Hanno timore ad avvicinarsi al punto in cui abbiamo disposto il cibo recuperato, di prenderlo, o sono impazienti di andare e non vogliono attendere che recuperiamo altri alimenti prima di distribuire. Due signore di nazionalità cinese rompono il ghiaccio: “Fammi vedere come posso aiutarvi” dice una di loro a una volontaria di Recup e insieme se ne vanno a chiedere ai commercianti altro cibo.
Poco a poco anche gli altri si relazionano a noi. Mauro, il signore con la bicicletta “spaziale” è entusiasta del progetto e volenteroso nel portarlo sul mercato di Marco Aurelio e possibilmente anche su quello di Benedetto Marcello (che è tra quelli dove vorremmo iniziare a lavorare, ma per ora siamo in mancanza di volontari).
Recuperiamo 5 casse di cime di rapa, 2 casse di cavolfiori, molti pomodori, 4 cassette di avocado, insalata, zucchine, melanzane, alcune zucche, mele ammaccate (ma buonissime!), 3 casse di meloni e le immancabili banane (4 casse piene), simbolo del progetto Recup.
Il resoconto è positivo, nonostante le persone, dopo essersi serviti al nostro banchetto (con molto garbo, cosa che non sempre è immediata: spesso ci sono litigate furiose per via di “chi ha preso questo o quello”) si allontanino facendo comunque un tour delle rimanenze vicino ai bidoni dell’umido, giusto per controllare se ancora c’è qualcosa in giro.
Terminiamo la giornata mangiando melone, ansiosi che arrivi il venerdì successivo per recarci ancora al mercato di marco Aurelio e incontrare di nuovo questi nuovi, possibili amici/collaboratori contro lo spreco alimentare.
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