"L'alfabeto dell'economia circolare dalla A alla A", il convegno di Novamont a Fa' la Cosa Giusta
Venti testimonianze dal mondo delle imprese, della ricerca e della vita civile per discutere delle strategie, dei modelli e delle prassi per un’Italia a economia circolare. Venerdì 18 marzo a Fieramilanocity
16 March, 2016
Risorse al posto di rifiuti. Innovazione invece di inefficienze. Conservazione dell’ambiente contro dissipazione delle risorse naturali, inquinamento degli ecosistemi, desertificazione e sconvolgimenti climatici. Vantaggi competitivi e prodotti ad alto valore aggiunto contro la mentalità delle commodity “usa e getta”. Sono solo alcuni dei temi propri dell’economia circolare intorno ai quali si confronteranno i 20 relatori del convegno di apertura di Fa’ la cosa giusta - di cui Novamont è partner sostenitore - secondo una formula che prevede interventi brevi, coordinati dal direttore di “Materia Rinnovabile” Antonio Cianciullo e intercalati dalle considerazioni del comico ambientalista Diego Parrasole (18 marzo 2016, ore 10-13).
Come pubblicato recentemente dalla Ellen MacArthur Foundation nel documento “Growth Within: A Circular Economy Vision for a Competitive Europe”, l’economia circolare è in grado di creare in Europa un beneficio netto di 1.8 trilioni di euro entro il 2030, traducendosi in un incremento del Pil dell’11% entro il 2030 (rispetto al 4% nel percorso di sviluppo attuale), e permettendo una riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 48% entro il 2030 rispetto ai livelli attuali e dell’83% entro il 2050.
Nel corso del convegno si dimostrerà come il nostro Paese, pur senza aver varato una strategia in questo senso, può vantare, grazie anche alle progettualità messe in campo da tanti attori economici, sociali e ambientalisti, livelli di innovazione ed investimenti sul territorio in grado di favorire il passaggio ad un modello di economia circolare.
Nell’ambito della chimica da fonti rinnovabili, per esempio, Novamont ha già investito più di un miliardo di euro per la reindustrializzazione di siti dismessi o non più competitivi e per la realizzazione e l’avvio di quattro impianti flagship primi al mondo, mentre circa 200 milioni di euro di investimenti privati sono stati destinati a progetti di ricerca e sviluppo multidisciplinari che coinvolgono università e centri di ricerca dei territori interessati.
Riscrivere in una chiave più sostenibile il modello di sviluppo che ha dominato l’economia e gli stili di vita nell’ultimo secolo e preservare il pianeta a vantaggio delle generazioni presenti e future. Ecco la grande sfida che aspetta e sulla quale porteranno il loro contributo:
A come agricoltura - Andrea Calori, Presidente Urgenci rete internazionale di produttori
B come Blue economy - Marco Moro, Edizioni Ambiente
C come carta - Carlo Montalbetti, Comieco
D come design sistemico - Franco Fassio, Unisg
E come efficienza - Sergio Zabot, Politecnico di Milano
F come Food Policy - Andrea Vecci, Associazione Economia & Sostenibilità
G come giacimenti urbani - Donatella Pavan, giornalista
H come H2O - Diego Parassole
I come innovazione - Stefania Furfori, Lavazza
L come lavoro - Emanuele Patti
M come materia – Gino Schiona Cial
N come new economy - Giovanni Petrini, imprenditore sociale
O come obiettivo - Massimiliano Lepratti, Direttore Università della Sostenibilità
P come progettazione e Q come qualità - Luca M.F. Fabris, Politecnico di Milano
R come riciclo - Mauro De Cillis, Amsa Gruppo A2A
S come sharing economy – Fabio Terragni
T come terreno - Massimo Centemero, CIC
U come upcycle - Laura Gallo, Il Giardinone
V come visione - Andrea Di Stefano, Novamont
Z come zero sprechi – Anselme Bakudila Mbuta, coordinatore nazionale commissione ambiente Slow Food