Iren per Torino (e forse Genova): meno raccolta differenziata ma più riciclo?
L'ipotesi "eretica" di Iren per le grandi città difficilmente passerà le forche caudine delle autorizzazioni nazionali e regionali. Si pensa di differenziare a valle della raccolta, in un impianto di recupero di materia
17 March, 2016
Veri e propri piani o semplici proposte? Nei piani alti di Iren si sta ragionando su Torino - ed eventualmente su Genova se si venisse chiamati a operare - e le idee che circolano sono molto controcorrente rispetto all'andamento e alle impostazioni che si stanno portando avanti in Italia per i Rifiuti Solidi Urbani.
Tanto che dovrebbero richiedere una deroga ministeriale, per portare i rifiuti a riciclo senza passare per la raccolta differenziata dei singoli materiali.
Il ragionamento, sostenuto in particolare dal presidente Profumo e dal responsabile Iren Ambiente Paterlini, vale solo per le grandi città, tutte ancora lontane dal raggiungimento degli obiettivi di legge. Nelle piccole e medie si ritiene plausibile raggiungere il 65% di raccolta differenziata e almeno il 50% di effettivo riciclo, come accade per esempio a Parma ad opera della stessa Iren (salvo la necessità di verificare, fanno però notare, se i cittadini di Parma non finiscano per pagare procapite più di quelli di Torino).
Nelle grandi invece, la stessa Milano, modello avanzato citato sempre come esempio positivo, nonostante il porta a porta generalizzato e articolato su ben 5 frazioni diverse, supera di poco il 52%. Segno, dicono a Iren, di difficoltà oggettive insite nella grande città, a meno di non alzare la Tari e disporre di molto più denaro da investire per raffinare raccolta e controlli. Per città dove il porta a porta non si è ancora esteso, come a Torino dove copre solo metà dei quartieri, si vorrebbe sperimentare un sistema diverso, che ha analogie con quello di Barcellona.
Nel caso di Torino questo sistema entrerebbe in vigore - ovviamente solo se il Comune lo fa proprio e lo decide - in tutti i quartieri dove il porta a porta non è entrato in funzione o dove funziona male. Si potrebbe però lasciare vigente Cartesio, che di fatto è un porta a porta per la carta in tutta la città.
Per il resto si farebbe un porta a porta stringente solo per l'organico. C'è bisogno infatti che l'organico non sporchi e non bagni gli altri materiali per poterli gestire.
Con il porta a porta organico si metterebbe in atto anche un meccanismo per incentivare i cittadini a consegnare almeno 120 chili a testa (media procapite per nuclei familiari) all'anno. Sempre per lo stesso motivo, per rendere più gestibili gli altri rifiuti, si ritirerebbe porta a porta l'organico di bar, ristoranti e negozi.
L'altra raccolta differenziata monomateriale sarebbe quella del vetro, con un sistema un po' più economico, quello stradale.
Tutto il resto invece, verrebbe raccolto insieme, superando quindi la raccolta differenziata della plastica. Tutti gli indifferenziati secchi, che siano o no imballaggi, verrebbero raccolti in cassonetti stradali e gestiti insieme per essere avviati a un impianto di separazione a valle. e recupero di materia. Questo grande impianto recupererebbe e venderebbe quindi, secondo l'ipotesi Iren, più materiali rispetto ai soli imballaggi.
Naturalmente tutta questa ipotesi cambia di peso e di segno a seconda che si mantenga generalizzato il porta a porta Cartesio o no.
Le cifre ipotizzate, per i quartieri con questo nuovo sistema di "raccolta congiunta" sono di un 35% di raccolta differenziata "tradizionale" più la differenziazione postuma di un'altra metà, quindi per un totale che supererebbe il 65%. I costi della gestione e selezione post raccolta dovrebbero essere inferiori a quelli della raccolta differenziata. Finora non sono circolati documenti sulla proposta "eretica", ma l'attenzione è altissima tra tutti gli addetti del settore.
Torino. Rifiuti, dibattito pubblico su differenziata e riciclo lunedì 21 marzo