Sporco petrolio, il dossier Legambiente
Sporco petrolio, il dossier di Legambiente che racconta "la lunga scia della corruzione, dell'inquinamento e del malaffare. I numeri e le storie dell'altra faccia dell'oro nero"
08 April, 2016
Il settore delle estrazioni di petrolio e gas è in assoluto tra i più a rischio corruzione, con un tasso del 25% di corruzione percepita (dato Trasparency). Petrolio, gas e risorse minerarie costituiscono tuttora i settori a maggior rischio corruzione del mondo (dati Ong Global Witness). In un campione di 427 casi di corruzione registrati tra il 1999 e la fine del 2014, quelli riguardanti i settori citati rappresenterebbero da soli il 19% del totale. L’alta propensione alla corruzione nel settore delle estrazioni di gas e idrocarburi è, infatti, dovuta principalmente alla sproporzione tra la forza contrattuale ed economica messa in campo dagli operatori economici titolari e/o gestori degli impianti e la debolezza politica ed economica dei territori dove questi impianti insistono concretamente. Meccanismo perverso che alimenta disuguaglianze e ingiustizie sociali con enormi danni a carico dell’ambiente.
In Italia, prendendo in esame i principali scandali degli ultimi due anni e mezzo, sono state almeno 97 le persone indagate (e in alcuni casi già condannate) per reati ambientali e sanitari e 92 quelle sotto indagine per reati legati a corruzione, truffa e frode fiscale, per un totale di 189 persone, tra cui molti alti dirigenti e funzionari.
Sporco petrolio, il dossier di Legambiente presentato venerdì 8 aprile a Perugia, racconta l’altra faccia dell’oro nero.Alcune storie emblematiche tra illegalità, corruzione e inquinamento ambientale. Dal più recente caso del Centro Oli di Viggiano e dei casi collegati di Tempa Rossa (Pz) e Augusta (Sr), alla vicenda relativa alla piattaforma Vega A al largo delle coste di Pozzallo (Rg), fino alla storia della Raffineria di Gela; dall’inchiesta sulla raffineria di Cremona a quella di Livorno, senza tralasciare indagini e sentenze su siti meno noti ma ugualmente coinvolti dall’illegalità che spesso caratterizza la filiera del petrolio.
“Andare a votare il 17 aprile significa dare un segnale chiaro e inequivocabile sulla politica energetica che vogliamo – ha dichiarato la presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni commentando il dossier -. Partecipare al referendum non significa solo voler porre un limite alla durata delle concessioni di ricerca ed estrazione di petrolio e gas entro le 12 miglia: vuol dire indicare quale futuro desideriamo per i cittadini e i territori di questo Paese; vuol dire spingere verso un futuro pulito, libero dalle pastoie dell’illegalità, dei rischi e dell’inquinamento che caratterizzano la filiera del petrolio. Per questo invitiamo tutti i cittadini ad andare a votare e a votare Sì. Affinché il nostro Paese prenda con decisione la strada che ci porterà fuori delle vecchie fonti fossili, innovi il nostro sistema produttivo, combatta con coerenza l’inquinamento e la febbre del Pianeta, rispettando gli impegni che il Governo ha preso alla COP21 di Parigi a fine 2015”.
Alla presentazione del dossier (http://www.legambiente.it/contenuti/dossier/sporco-petrolio) hanno partecipato Antonio Pergolizzi, coordinatore dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente, Marco Fratoddi, Direttore de La Nuova Ecologia, Carlo Fini, del Comitato umbro Ferma le Trivelle, Andrea Minutolo, Coordinatore dell’ufficio scientifico di Legambiente e Maurizio Zara vicepresidente Legambiente Umbria.