Il cambiamento climatico e le sue conseguenze non fanno notizia
Presentato l’8 aprile 2016 al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia il rapporto di IFAD dal titolo “La storia non detta: il cambiamento climatico non fa notizia”
09 April, 2016
di Albana Muco
“La vostra testata giornalistica collega i cambiamenti climatici con le migrazioni e l’insicurezza alimentare?”. È iniziato con questo quesito l’incontro dal titolo “Cambiamenti climatici e migrazione: la storia non raccontata” organizzato da IFAD (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo) nell’ambito del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. Il panel ha visto la partecipazione di Sam Dubberley, co-fondatore di Eyewitness Media Hub, Lorey Goering, giornalista di Thomson Reuters Foundation, Jacopo Monzini, tecnico specialista IFAD - sezione Ambiente e Cambiamento Climatico, e Patricia Thomas, producer di Associated Press Television News, in veste di moderatrice.
Quanti hanno risposto "Sì" alla domanda iniziale? Solo due mani alzate, ovvero solo due professionisti in una sala dove la maggior parte del pubblico era formata da giornalisti. “Proprio questa evidenza”, ha affermato Patricia Thomas, “è la ragione per cui abbiamo scelto questo tema per il panel di oggi”. Un incontro dal duplice obiettivo: confrontarsi e illustrare il rapporto IFAD, nato dall’esigenza di capire e verificare se questioni come sicurezza alimentare e migrazioni vengono associate nelle narrazioni giornalistiche al cambiamento climatico.
Sam Dubberley, il primo a prendere parola, ha illustrato i risultati dell’indagine, partendo dal metodo d’analisi contenutistica delle notizie, ovvero la copertura mediatica relativa al cambiamento climatico e alle sue conseguenze. I dati, tratti dagli articoli pubblicati nelle principali testate giornalistiche in Francia e Regno Unito nel settembre 2015 e Francia, Regno Unito e Italia nel febbraio 2016, hanno dimostrato che l’attenzione verso il cambiamento climatico è diminuita drasticamente prima e dopo COP21. Inoltre, gli articoli che trattano il cambiamento climatico non aiutano il pubblico a informarsi nel migliore dei modi, poiché puntano al sensazionalismo e adottano una strategia “estremista”. Oltre al fatto che, le notizie riguardanti le migrazioni si focalizzano solamente sui conflitti e non spiegano le ragioni effettive per cui le persone abbandonano la propria terra. Infatti, “il cambiamento climatico non viene riconosciuto come una causa di migrazione e, soprattutto, bisogna capire che i conflitti sono strettamente collegati alle risorse naturali. La vita dei contadini dipende dall’agricoltura. Se non riescono a garantirsi la sicurezza alimentare tramite attività agricole, a causa di siccità e alluvioni, sono costretti a migrare”, ha spiegato Jacopo Monzini.
Secondo Laurie Goering il tema non è facile e non è altrettanto facile saperlo comunicare, ma se chiedessimo ai migranti che cosa li ha portati lontani dalla propria casa la risposta sarebbe chiara. Ecco perché la strategia di comunicazione del cambiamento climatico e delle sue conseguenze deve essere quella di supportare la stampa locale e veicolare le notizie provenienti dagli scenari direttamente coinvolti, mettendo al centro dell’attenzione le persone, la loro diretta esperienza. “Queste “piccole storie” non devono essere solamente negative, ma devono illustrare un problema comune. I fruitori delle informazioni hanno bisogno di giornalismo costruttivo, ossia di notizie orientate alla soluzione dei problemi”, ha affermato la giornalista. Sulla stessa linea di pensiero anche Jacopo Monzini che ha specificato: “Terrorizzare non è la soluzione, dobbiamo approfondire le cause, parlare della vita delle persone, capire cosa fare e non avere un atteggiamento mentale negativo”.
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