Compostaggio domestico in città: l'esempio di Genova. Intervista a Federico Valerio
In vista della conferenza 'La città e il compost' in programma a Torino il 19 aprile, Eco dalle Città ha intervistato Federico Valerio, protagonista insieme ad Italia Nostra dell'esperienza genovese sul compostaggio domestico
13 April, 2016
“Autorizzare anche in contesti senza orto e giardino il compostaggio domestico. Puntare sulla formazione dei cittadini piuttosto che sulla distribuzione delle compostiere”. Questi sono alcuni degli ingredienti che hanno portato al successo dell’esperienza genovese di compostaggio domestico. A raccontarla ad Eco dalle Città è il protagonista, Federico Valerio, autore del manuale Corso di compostaggio domestico in campagna e in città edito da Italia Nostra.
Tutto ebbe inizio circa dieci anni fa. All’epoca, nel capoluogo ligure, era quasi pronto il contratto per far partire un nuovo inceneritore. Ma un movimento popolare bloccò il progetto. “In quella occasione - racconta Federico Valerio - mi chiesi cosa potevo fare. Navigando in rete, scoprii che a San Francisco facevano il compostaggio domestico. La novità mi incuriosì e partirono le mie prime sperimentazioni. La tecnica funzionava e, viste le esperienze già maturate con Italia Nostra in tema di educazione ambientale, proposi al Museo di Storia Naturale di Genova di tenere un corso di compostaggio domestico rivolto agli adulti”. I risultati furono sorprendenti fin dall'esordio. “L’Aula Magna del museo, 120 posti a sedere, era completamente piena. Ed altrettante persone erano in attesa”. Da quel momento iniziò l’avventura.
Il progetto crebbe fino ad allargarsi a livello regionale. “Vennero formati dei ragazzi. Furono realizzate dimostrazioni presso i centri di educazione ambientale regionali. Insegnammo a migliaia di allievi le tecniche per il compostaggio domestico” ha spiegato Valerio. L'iniziativa fu anche accompagnata da un’indagine che aggiunse elementi interessanti: alla domanda “quale spazio avete a disposizione?”, la maggior parte degli allievi rispose “balconi o terrazzi”. Da qui l’idea del compostaggio domestico a livello urbano. Anche a Genova, dove gli orti sono una rarità.
Senza anticipare troppo del caso genovese, che sarà approfondito in occasione della conferenza del 19 aprile a Torino, Federico Valerio ci tiene a sottolineare le potenzialità e i risultati già conseguiti nel capoluogo ligure: “Il percorso intrapreso ha portato al riconoscimento da parte del Comune di uno sconto sulla Tari per i cittadini che fanno compostaggio domestico (praticato anche su balcone o davanzale). Nel giro di pochi mesi siamo arrivati a 3.800 famiglie che hanno chiesto la riduzione. Ma sono certo che sono molte di più i cittadini che praticano il compostaggio senza aver richiesto lo sconto”.
Un elemento che tuttavia vale la pena sottolineare sono state le “resistenze”, poi superate. “Il riconoscimento da parte del Comune non è stato immediato - ha spiegato Valerio - C’era il timore dei possibili odori. Prima della delibera, l’amministrazione ha infatti chiesto una verifica: una decina di famiglie da me formate sono state monitorate per sei mesi. Alla fine è stato verificato che non ci sono stati problemi di cattivi odori”. Da qui il semaforo verde per lo sconto Tari.
E per il futuro? L’amministrazione sembra intenzionata a continuare sulla strada dello riduzione della tariffa. A maggior ragione, ora che la città non può più portare l’organico in discarica a Scarpino. E qui si inserisce la proposta di Federico Valerio: “Insieme alla raccolta dell’organico su tutta la città, ho lanciato l’idea di estendere in modo massiccio il compostaggio domestico a Genova. Le potenzialità sono grandi: in Italia quante sono le famiglie dedite al giardinaggio in modo non occasionale?” Non serve per forza avere i campi, bastano una decina di piante in casa o sul balcone. “I dati parlano del 20-25% di famiglie che praticano giardinaggio in modo non occasionale. Numeri importanti per una città di 600 mila abitanti. Stimando - ha concluso Valerio - sarebbero 160 mila, i genovesi, che dopo aver fatto il corso, potrebbero sottrarre una quantità importante di frazione organica dal circuito di raccolta e smaltimento”.