5 anni per l’ambiente e per la città. Lavolta buona per Torino
Enzo Lavolta candidato alle elezioni amministrative 2016 - Partito Democratico - Fassino Sindaco
06 May, 2016
Cambiamo aria
La concentrazione di micro
particolato nell’aria è uno dei problemi ciclici che attanagliano la città di
Torino nel periodo invernale. Chiusa in un ideale emiciclo fra le colline e le
Alpi sullo sfondo della sconfinata conca della Pianura Padana, trattiene gli
inquinanti pesanti con poco ricambio d’aria. Però…
Però il livello dei PM10
nell’aria torinese è in costante calo dal 2011.
Il 2014 è stato il primo
anno in cui la media annuale del PM10 ha rispettato il valore limite normativo
(40mcg/m3). In particolare è stata registrata, rispetto al 2010, una riduzione
di circa il 31% per quanto riguarda il valore medio sulla città del parametro
“media annuale” e di circa il 45% per il parametro “numero di giorni di
superamento del valore limite giornaliero (50mcg/m3)”.
Sempre a proposito di
qualità dell’aria, un’importante risultato è già stato raggiunto per quanto
riguarda le emissioni di CO2. L’ambizioso obiettivo, previsto dal Patto dei
Sindaci siglato dalla città di Torino nel 2009 con l’obiettivo di superare i
parametri del protocollo di Kyoto e abbattere del 20% le emissioni di anidride
carbonica entro il 2020, è già stato raggiunto con cinque anni di anticipo.
Dati elaborati dal Politecnico di Torino stimano la riduzione di anidride nell’aria rispetto al 1991 del 22% con un trend
in costante crescita che porta all’obiettivo del 30% già nel 2020. Milioni
di tonnellate di CO2 in meno.
Si tratta di un risultato
raggiunto in gran parte grazie a misure strutturali, e quindi destinate a
perdurare nel tempo. La campagna di sostituzione delle lampade tradizionali con
più ecologiche lampade al Led, tecnologia in grado di illuminare di più con
meno dispendio di energia consentirà alla città di risparmiare 25 milioni di Kw/h all’anno, con un
risparmio di 4700 tonnellate equivalenti di petrolio e la mancata emissione di 10.700 tonnellate/anno di Co2. La
campagna di Iren, iniziata nel marzo 2015 e destinata a protrarsi fino a giugno
2016, comporterà la sostituzione di oltre 55mila lampade in città. Con il
completamento della campagna il risparmio economico sarà di 4.838.000 euro per
quasi 11.600 tonnellate in meno di CO2.
Anche gli impianti
semaforici verranno messi al passo con i tempi: al 2014 sono 13.230 i nuovi led
installati, con un risparmio impensabile di CO2 di quasi 3700 tonnellate
all’anno.
Siamo la città più teleriscaldata d’Italia
Con la costruzione della centrale
di teleriscaldamento di Torino Nord, il capoluogo piemontese è diventato la
città più teleriscaldata d’Italia, con una volumetria di 55 milioni di metri
cubi, pari ad una popolazione servita di circa 560 mila abitanti.
Una rete di 10mila km di
tubi che collegano ogni appartamento alla rete principale di distribuzione
(lunga 526 km, con circa 5300 sottostazioni di controllo termico), permette un
risparmio di energia primaria pari a quasi 300mila Tep (Tonnellate Equivalenti
Petrolio), pari a circa 11mila autobotti di carburante e consente di non
immettere in atmosfera 114mila tonnellate di CO2 ogni anno.
E’ stato inoltre avviato
l’iter autorizzativo per il Progetto Torino Nord Est, che consentirebbe di
servire ulteriori 150.000 abitanti. Lo sviluppo del “Piano” prevede inoltre la
realizzazione dell’allacciamento alla Centrale di cogenerazione TRM del Gerbido
e la realizzazione della Centrale di integrazione e riserva Torino Nord Est. La volumetria servita finale
sarà di circa 79 milioni di metri cubi, per circa 800.000 abitanti.
2 milioni di sfumature di verde a Torino
Il primo bilancio arboreo
della città di Torino (approvato nel maggio 2016) parla chiaro: in cinque anni
abbiamo creato 2,3 milioni di metri quadri di verde in più a Torino: 860mila di
questi metri quadri sono stati ricavati riqualificando e bonificando aree
industriali dismesse senza consumare un solo metro quadro di suolo.
Abbiamo inoltre piantato più
di una pianta per ogni nuovo nato, facendo meglio anche qui, di quanto
prescrive la legge. Ma il verde non è solo qualcosa di cui godere con gli
occhi. Sono molti i cittadini che grazie agli orti urbani riescono a dare un
piccolo contributo all’economia domestica.
Il Tocc, Torino città da
coltivare, è il progetto con cui la città di Torino valorizza le aree verdi
urbane e periurbane. Il progetto promuove lo sviluppo dell’agricoltura nel
territorio urbano: coltivazioni sostenibili e indirizzate al concetto di
“catena corta”, agricoltura sociale, orticoltura individuale o collettiva,
agriturismo, forestazione urbana. Nel 2013 è stato approvato un nuovo regolamento
comunale per l’assegnazione e la gestione degli orti urbani.
Oggi gli orti urbani a
Torino sono 450, distribuiti soprattutto nei quartieri di Barriera di Milano,
Falchera, Mirafiori e Vallette, che da qualche anno sono al centro di
articolati processi di riqualificazione. Il nuovo parco nella zona nord di
Torino, che avrà un’estensione pari a quella del Valentino, oltre 40 ettari,
sarà il nuovo polmone verde della città. A luglio 2016 saranno consegnati i
primi 120 orti.
Con il raddoppio della superficie
coltivata (201%, equivalenti a 105mila metri quadri) Torino si candida ad
essere la città con le più vaste aree coltivate urbane e periurbane d’Italia.
La scommessa vinta dello sharing
L’attenzione per le due
ruote a Torino è radicata. La città è passata dai 16mila utenti del servizio di
bike sharing del 2011, forti di 750mila prelievi nelle 65 stazioni all’epoca
disponibili, ai 24mila utenti con oltre 1.800.000 prelievi sulle 132 stazioni
disponibili nel 2015. Per la cronaca gli spostamenti delle due ruote valgono
150 tonnellate di CO2 in meno all’anno.
Le quattro ruote in condivisione seguono lo stesso trend positivo: gli utenti del car sharing sono decuplicati dal 2010 ad oggi. Nel 2015 con le free float (Enjoy, Car2Go) gli utenti sono diventati quasi 28mila. Le auto del Car City Club sommate a quelle delle free float sono ormai quasi 1000. Il risparmio di CO2 stimato è stato di 5970 tonnellate all’anno.
Ma il car sharing è ora anche elettrico: dal 2015 una mini flotta elettrica di 8 mezzi, destinati a divenire 400 entro il 2017 con 700 colonnine di ricarica previste, è a disposizione dei cittadini. Inoltre le 700 colonnine elettriche che si stanno installando in città saranno a disposizione dei cittadini e non ad uso esclusivo del car sharing: usare l’auto elettrica sarà finalmente possibile.
Differenziare tanto, differenziare bene
La raccolta differenziata è
presente in tutta la città. Nel 2013 le
percentuali di rifiuti differenziati era del 42%, con punte del 63% in alcuni
quartieri cittadini grazie al sistema porta a porta. Ferma dal 2009,
l’estensione del porta a porta a Torino è ripresa nel 2014 dal quartiere
Crocetta, che in un solo anno è arrivato a superare il 60% di rifiuto
differenziato dal 30% a cui era ferma: il porta a porta funziona. La città si è
inoltre dotata di 9 isole ecologiche interrate e 8 ecocentri. Ma ciò che più
conta è che il rifiuto differenziato è di qualità. Oltre il 90% dei rifiuti
differenziati va a riciclo effettivo: una percentuale straordinaria.
Acqua pubblica: buona e gratuita
Che l’acqua dell’acquedotto
torinese fosse fra le migliori d’Italia, lo sapevamo. Al punto che viene
venduta alle missioni spaziali Esa. Ma i torinesi che se la vedono uscire
copiosa dai rubinetti ne sono consapevoli? Lo stanno diventando.
Nel 2011 vi era una sola
“casetta” Smat in città. Ha erogato nel corso di quell’anno 810 metri cubi
d’acqua.
Nel 2013 sono diventate 4 ed
hanno raddoppiato la metratura.
Nel 2015 sono diventate 12
con oltre 5 milioni di litri d’acqua erogati ed il risparmio di 2,7 milioni di
bottigliette d’acqua e 668 tonnellate di CO2.
Due parole con l’assessore all’Ambiente Enzo Lavolta
Assessore Lavolta, partiamo
dalla fine: cosa aspetta alla Torino del futuro?
«Essere all’altezza del
ruolo intermodale che sta assumendo a livello nazionale. Centro di ricerca,
laboratorio di innovazione, stazione sperimentale di politiche innovative su
ambiente, trasporti ed amministrazione pubblica».
L’impatto “giovane” sulle
politiche amministrative si è sentito. Il progetto Smart City quanto ha inciso
sulla città
«Smart City ha portato a
Torino 60 progetti innovativi. Di questi 36 sono proposti dalla città, 24
vedono la città come laboratorio ed incubatore. La partecipazione a bandi in
questo settore dell’innovazione ha guadagnato alla città 140 milioni di euro. Innovazione
si può fare e ci si può anche guadagnare. Del resto l’Unione Europea ha
confermato la bontà del lavoro svolto: siamo capitale italiana
dell’innovazione, secondi in Europa davanti a colossi come Parigi, Berlino,
Vienna».
Però sulla qualità dell’aria
c’è chi dice che si poteva fare di più…
«E meno male che non si
esauriscono i margini di miglioramento. Però senta: la città ha investito sempre
e solo in riforme strutturali: teleriscaldamento, led, impianti semaforici,
edifici energeticamente efficienti, car sharing e bike sharing. Sono riforme
che necessitano di lungo periodo. Superano quasi sempre la durata del mandato
istituzionale, ma a Torino i risultati si vedono eccome già in questo mandato.
Gli obiettivi sulla CO2 sono già stati ampiamente raggiunti e prima del 2020.
Il teleriscaldamento copre metà della città con ulteriori prospettive di
sviluppo, car sharing e bike sharing insieme valgono oltre 6000 tonnellate di
CO2 in meno all’anno. E non è l’assessore Lavolta a dirlo, ma il Politecnico».
Nel 2013 la sua delibera sui
diesel euro 3 le valse quasi, se non la sfiducia, almeno la scomunica.
«Saremmo stati
all’avanguardia se l’avessimo approvata. Persino a Cop21 i capi di stato sono
stati costretti a darsi obiettivi più impegnativi di quelli originalmente
preventivati. La verità è che ci va coraggio nelle politiche ambientali. Il
piano contro lo smog ha comunque raggiunto importanti risultati e sempre solo
con riforme strutturali».
A Torino si è costruito
tanto negli ultimi 5 anni. I due grattacieli non sono proprio un esempio di
consumo zero del suolo.
«Si è costruito tanto, ma si
è riqualificato molto di più. L’ultimo intervento, quello concluso a dicembre
sull’ex Incet, in via Cigna ha significato oltre 65mila metri di spazio
industriale divenuto pubblico. Sono 860mila i metri quadri di verde rigenerato
nato da aree ex industriali ed ora a disposizione dei cittadini. Il Parco
Peccei è nato così: un nuovo tipo di parco urbano, innovativo, che consuma
tanta energia quanta ne produce. Torino fa i conti con la sua eredità
industriale convertendo un patrimonio edilizio obsoleto in nuove prospettive di
sviluppo. Gli spazi industriali ospitano le imprese del futuro. Torino è ormai
città della cultura. Ma anche e soprattutto della “cultura del fare”».
Questo 2016 lascia in eredità due riconoscimenti “pesanti”.
«Città più innovativa
d’Italia e seconda in Europa ai Capital Awards dell’Unione Europea di aprile,
con un premio di 100mila euro che vogliamo vada a finanziare i progetti
presentati al bando Living Lab, e soprattutto prima città nominata riserva della
biosfera Mab Unesco a marzo. Un riconoscimento allo straordinario ambiente
naturale ed urbano di Torino: un tesoro che intendo preservare e valorizzare
ancora di più».
Photo credit: Sebastiano Barbieri