Sondaggio sui sacchetti di plastica a Chinatown, Milano: ancora tanti non in regola / VIDEO
In zona Sarpi a Milano tante biciclette, ma ancora troppi sacchetti di plastica illegali, sia tra i monouso che tra quelli riutilizzabili. Il sondaggio di Eco dalle Città nella Chinatown milanese, tra le zone del progetto "Quartieri Ricicloni"
18 May, 2016
di Stefano D'Adda
Dopo il quartiere di Vanchiglia a Torino, Eco dalle città ha “perlustrato” la Chinatown milanese, ossia la zona di via Paolo Sarpi, conosciuta da tanti per la sua ricchezza culturale e per essere una delle prime e più importanti comunità cinesi in Europa. Una zona entrata nel monitoraggio del progetto Quartieri Ricicloni di Eco dalle Citta, insieme a quelle di viale Padova e di Molise/Calvairate.
La verifica è stata fatta tra il 17 e il 20 maggio e abbiamo controllato i sacchetti utilizzati in 21 negozi, tra alimentari, abbigliamento e varie (soprattutto elettronica e gadget). A differenza di Vanchiglia a Torino, dove la percentuale di utilizzo illegale di sacchetti in plastica era del 80%, qua siamo al 60%, ma la sensazione è che possa essere più alta, perché non sempre la verifica è possibile, per una certa riluttanza a rispondere di alcuni negozianti cinesi, al momento della richiesta. 11 i negozi di alimentari perlustrati, 10 quelli di varie. 5 gli italiani e 16 i cinesi. 9 quelli in regola, 12 quelli no.
Tra le giustificazioni di coloro che ancora utilizzano sacchetti in plastica non legali, viene avanzata soprattutto quella del prezzo: “quelli compostabili costano il doppio”, ci siamo sentititi dire più volte. Oppure l'essere costretti a “finire le scorte” dei vecchi sacchetti. Diffuso anche il trucco dell'utilizzo misto: se ci si apposta fuori dal negozio si vede che i clienti escono con quelli in plastica, ma se si entra a chiedere, il negoziante dichiarerà di avere anche i compostabili (e in effetti li hanno, per eventuali controlli).
Plateale l'utilizzo dei sacchetti in plastica da parte di una catena cinese alimentare, con cinque negozi a Milano tra le zone Sarpi e Farini. Qui si andrebbe sul sicuro, se si facessero controlli e multe. Così come abbiamo visto uscire i clienti con sacchettini rossi in plastica, illegali, addirittura da un punto vendita di una famosa catena di gioielleria di lusso, gestito da cinesi.
Molto
in voga a Chinatown anche il sacchettone blu di plastica con maniglia
esterna che viene utilizzato soprattutto dai grossisti di
abbigliamento e oggettistica, per le loro continue operazioni di
trasporto e stoccaggio merci, in via Paolo Sarpi e dintorni. E' un sacchetto più grosso e
spesso degli altri, ma non legale, perché abbiamo verificato non
possedere alcuna scritta chiarificatrice per il consumatore, men che meno la corretta dicitura a norma di legge: “Sacchetto
in plastica riciclabile e riutilizzabile, con spessore superiore ai
100 micron, per uso non alimentare” (spessore che dev'essere
superiore ai 200 micron, per l'uso alimentare). Insomma, la legge prevede chiaramente che anche i sacchetti in plastica ancora autorizzati, quelli riutilizzabili con specifiche caratteristiche (tra cui almeno il 30% di plastica riciclata nel materiale di quelli ad uso alimentare e del 10% in quelli ad uso non alimentare) devono avere specifiche diciture informative per il consumatore.
Mentre quelli usa e getta ammessi alla vendita, lo ricordiamo ancora, devono avere la scritta “biodegradabile e compostabile”, con la citazione dello standard europeo “UNI EN 13432:2002” e il marchio di un ente certificatore che tutela il consumatore come soggetto terzo (Cic, Vincotte e Din Certco sono i più diffusi). Qui il testo completo del decreto 18 marzo 2013, "Individuazione caratteristiche tecniche sacchi per l'asporto merci".
La normativa su sacchetti e shopper, inoltre, è pesante perché prevede sanzioni che variano dai 2.500 € ai 25.000 €. Sanzione amministrativa che può essere aumentata fino al quadruplo del massimo (quindi 100.000 €), se la violazione del divieto riguarda quantità ingenti di sacchi per l’asporto oppure un valore della merce superiore al 20% del fatturato del trasgressore.Insomma, se la Chinatown milanese appare molto sostenibile sul fronte della mobilità – è una zona ZTL dove l'utilizzo della bicicletta è davvero altissimo, bike-sharing incluso - non altrettanto appare sul fronte del corretto utilizzo dei sacchetti biodegradabili e compostabili al posto di quelli in plastica, che sono vietati per legge in Italia dal 2011.
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