Torino al ballottaggio: il punto di vista di Legambiente Metropolitano su periferie, traffico e rifiuti
Periferie, traffico e rifiuti a Torino: i cinque anni passati e i cinque che verranno. Pubblichiamo il punto di vista di Legambiente Metropolitano in vista del ballottaggio del 19 giugno 2016
15 June, 2016
In molte città non solo europee esistono quartieri periferici molto belli, dotati di verde, di servizi e spazi comuni e pubblici, ben collegate al centro città da comodi e veloci mezzi pubblici come tram e treno e altrettanto belle e sicure piste ciclabili, non è così per le nostre periferie che sono diventate luoghi indecorosi, in cui gli abitanti soffrono un disagio derivante dall’assenza, più o meno estesa e pronunciata, delle condizioni che rendono la “città” un luogo nel quale abitare è piacevole, comodo e servito di tutto ciò che da una città è possibile ottenere e non luogo di marginalità e di rischio.
Torino non è solo la collina e il riconoscimento Unesco, Torino è la periferia che ha chiuso le boite degli artigiani, ha chiuso i negozi e aperto uno dietro l’altro ipermercati ormai già un crisi (vedasi Obi al centro commerciale Stadium o il centro commerciale di corso Mortara) Torino è anche lo Stura con la sua storia e la sua bellezza sacrificata alla discarica e al deposito di rifiuti industriali di Basse Stura, che attende “il rammendo” per citare un grande architetto. Torino è anche l’aria della periferia nord fortemente inquinata che causa problemi seri alla salute di tutti i cittadini perché nelle favelas che corrono lungo tutto l’asse dello Stura da Venaria e Borgaro (città metropolitana) fino alla confluenza si è bruciato e si continuano a bruciare quotidianamente auto, rifiuti di ogni genere e legna sporca per riscaldarsi e per altri scopi e dove a nulla sono valse le innumerevoli segnalazioni all’amministrazione
Alla futura amministrazione chiediamo: il coraggio di mettere mano, fin dal loro insediamento, alle periferie per renderle vivibili e decorose, immaginare una città con nuove funzioni e nuovi spazi e ridare dignità a tutti i suoi corsi d’acqua.
La Torino che esce da questi 5 anni di amministrazione comunale, dal punto di vista della sicurezza stradale e della moderazione del traffico, resta orfana di alcuni grandi obiettivi sulla condivisione degli spazi stradali.
Alla futura amministrazione chiediamo: l recupero di porzioni di carreggiata per gli utenti deboli in ottica Road Diet e, di conseguenza, per una maggiore presa di coscienza del “vivere slow” sempre più richiesto dai cittadini ma, anche venalmente, a favore di un recupero dei valori immobiliari.
Una attuazione capillare delle Zone 30 (almeno una significativa per ogni Circoscrizione), utili ad attuare sia la drastica riduzione degli incidenti nei nodi pericolosi sia il senso di appartenenza al quartiere. Andranno poi orientate al meglio le compensazioni per interventi privati, indirizzandole non solo alle opere infrastrutturali a risoluzione del traffico veicolare (tunnel, rotatorie, ecc.), da calibrare con parsimonia verso il miglior rapporto costi-benefici, ma gli stessi investitori privati dovranno farsi garanti e promotori di una qualità stradale diffusa.
Ma il fondamentale e definitivo apporto ad una moderazione del traffico sana e creativa dovrà essere liberato dalla rigidità tecnico-istituzionale, vittima di uno stile di progettazione basato più sulla fissazione normativa che sulla presa d’atto dei contesti da progettare. Sarà quindi essenziale l’apporto delle buone pratiche (locali o esterne), in particolare quelle svincolate o, meglio, ben interpretate rispetto al Codice della Strada ed alla normativa tecnica, puntando anche ad una sensibilizzazione delle Magistrature sugli obiettivi della Vision Zero, secondo la quale le responsabilità non sono solo puntuali (cause tecniche di un potenziale incidente) ma soprattutto globali (una pianificazione viabilistica errata ed ancora a favore delle velocità elevate).
Nel corso degli ultimi 5 anni tutte le grandi città (Roma, Milano, Firenze, Venezia, Napoli) hanno migliorato le proprie performances relative alla differenziazione dei propri rifiuti. L’unica ferma al palo dal 2009 è Torino. Torino non ha mai completato la diffusione della raccolta porta a porta su tutto il territorio E’ dunque giunto il momento di cambiar marcia, se si vuole rispettare l’obbligo del 65% di raccolta differenziata prescritto dalla legislazione nazionale ed Europea, ed ora lontano oltre 20 punti percentuali. Anche l’antitrust dice che "la quota di differenziata e di riciclo, in base alle indicazioni contenute nell’Indagine, potrebbe essere ulteriormente incrementata attraverso la raccolta “porta a porta”: questa risulta al momento la più costosa, ma complessivamente realizza una gestione dei rifiuti più economica ,perché produce valore, e più ecologica (perché promuove l’uso di prodotti riciclati)." - IC49 - Indagine conoscitiva sul mercato dei rifiuti urbani dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato
Alla futura amministrazione chiediamo: Politiche efficaci per la riduzione dei rifiuti a monte. Incentivazione e sostegno delle buone pratiche rivolte al riuso. L’estensione della raccolta porta a porta su tutto il territorio cittadino. L’applicazione entro il mandato di strumenti economici incentivanti quali la tariffazione puntuale. l raggiungimento ed il superamento degli obiettivi di legge
E COMUNQUE VINCA IL MIGLIORE (ambientalmente parlando)
Carla Pairolero Presidente Legambiente Metropolitano
Danilo Odetto Referente Mobilità – Moderazione Traffico Legambiente Metropolitano
Sergio Capelli Referente Rifiuti Legambiente Metropolitano