Dieselgate. La Comunità europea sapeva tutto dal 2010
Inquietanti le rivelazioni del The Guardian che pubblica un documento contenente le prove che la Comunità europea era a conoscenza della truffa già nel 2010. Insabbiando volutamente per cinque anni la vicenda
22 June, 2016
Il "dieselgate" è esploso in tutta la sua gravità a fine 2015 per un caso quasi fortuito, eppure l'Europa sapeva da anni che i test venivano truccati. La rivelazione arriva dal quotidiano britannico The Guardian che ha pubblicato alcuni stralci di un rapporto della JRC (il centro di ricerche indipendente della Comunità europea) datato 2010 che informava l'Ue della possibilità che una casa automobilistica stesse falsificando i test sulle emissioni dei veicoli.
La Comunità Europea, attraverso i suoi funzionari, ha volontariamente mentito ai cittadini. Ad aprile 2016 il direttore del Dipartimento d'impresa dell'Unione europea Daniel Calleja Crespo affermava infatti pubblicamente che il JRC aveva fallito nelle precedenti relazioni, non riscontrando la presenza di dispositivi per la manipolazione dei dati, e sostenendo che la Commissione non fosse "riuscita a vedere in tempo chi stava barando”.
Ma non finisce qui. Nello stesso anno, il Dipartimento per l'ambiente della Comunità europea (DG Envi) segnala in una nota l'”importante e crescente preoccupazione” sulle “strategie di manomissione” che alcune aziende stanno adottando per truccare i test. Nel 2013, dopo tre anni da quella nota, lo stesso dipartimento in uno studio atmosferico ribadiva il concetto affermando che: "È crescente l'evidenza di pratiche illegali [per i produttori di automobili] nel disattivare i sistemi anti-inquinamento per migliorare le prestazioni di guida o per evitare la sostituzione di componenti costosi”.
I documenti che inchiodano le alte sfere della Comunità europea, per aver insabbiato quello che cinque anni dopo sarebbe diventato il Diesegate, sono stati pubblicati dal Guardian grazie al fondamentale contributo di due riviste ambientali olandesi OneWord e Down to Earth. Questi documenti “gettano seri dubbi - secondo il Guardian - sulla competenza della Commissione europea nella gestione del problema”.
Kathleen Van Brempt,
il presidente della inchiesta dieselgate, ha detto che i documenti
sono "scioccanti"
e sollevato interrogativi circa il futuro dei funzionari della
Commissione. “Questi documenti -
ha continuato Van Brempt - mostrano che
vi è stata una cecità collettiva sorprendente sulla questione del
dispositivo, questa è una sconfitta non solo della Commissione
europea, ma anche di altre istituzioni".
Va ricordato che alcuni scienziati ambientali della Radboud Universiteit di Nijmegen nei Paesi Bassi, hanno calcolato l’impatto sulla salute pubblica del cosiddetto dieselgate, lo scandalo sulle emissioni dei motori diesel Volkswagen che il Parlamento Europeo ha appena “condonato”, ubbidendo alle pressioni delle lobby automobilistiche.
I numeri sono impressionanti: 45mila anni di vita persi a causa di problemi di salute o di morte precoce tra Europa e Stati Uniti, di cui 44mila solo nel Vecchio Continente, dovuti all’inalazione di polveri sottili derivanti dagli ossidi d’azoto (NOx) che per anni hanno sforato i limiti di legge in assoluta tranquillità. E se Volkswagen non ritirerà tutte le auto manomesse, secondo i ricercatori saranno persi altri 72mila anni di vita sana.