Eataly biocompostabile? Mica tanto, almeno per ora (metà luglio)
Risultato deludente di una prima verifica effettuata da Eco dalle Città rispetto alle dichiarazioni di Oscar Farinetti di qualche mese fa
18 July, 2016
Lo scorso maggio, il 23 per l’esattezza, Eco dalle Città ha partecipato a una conferenza stampa indetta da Eataly nella quale Oscar Farinetti, fondatore del gruppo, ha presentato una nuova iniziativa: per asportare le merci, confezionare i prodotti alimentari e consumare i pasti con le stoviglie usa-e-getta ogni negozio Eataly avrebbe utilizzato esclusivamente prodotti in bioplastica MATER-BI, smaltibili insieme all’organico.
Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, nell’occasione dichiarava: “Questa scelta è un’ulteriore testimonianza della capacità del gruppo Eataly di pensare in prospettiva, coniugando la cultura del cibo di qualità e delle piccole produzioni enogastronomiche a pratiche virtuose di sostenibilità”. Dal canto suo, Oscar Farinetti affermava che tutti i punti vendita italiani avrebbero utilizzato materiali destinati a rientrare in circolo, nell’ottica di un’economia sostenibile. L’obiettivo da raggiungere è “zero rifiuti”, effettuando uno sforzo in più che, in futuro, sarà conveniente, sotto tutti i punti di vista. “Comportarsi bene deve diventare bello, cool, noi imprenditori dobbiamo essere i primi a fare qualcosa, a dare il buon esempio”, aggiungeva Farinetti. “Il modello da sviluppare è all’insegna della qualità, collegando tradizione e innovazione”.
A distanza di due mesi, siamo tornati al punto vendita Eataly di Milano per verificare se, effettivamente, i buoni propositi fossero stati messi in atto. Abbiamo preso un gelato e ci è stato servito nella coppetta visibile nell’immagine, fatta di plastica non riciclabile, corredata da cucchiaino dello stesso materiale. Poi abbiamo ordinato un caffè da portare via. Il barman lo ha proposto in un bicchierino “Lavazza”, di carta dura, con coperchio di plastica non riciclabile. Per mescolarlo, una classica paletta, di plastica dura trasparente.
Anche al banco salumeria, prosciutti e alcuni formaggi erano confezionati con carta alimentare e sacchetti trasparenti biocomp, ma la carne e altri formaggi, invece, erano stati inseriti nelle consuete vaschette di polistirolo, chiuse con pellicole di plastica. Tutti i piatti pronti, insalate, paste fredde, eccetera, erano anch’essi avvolti in plastica oppure inseriti in contenitori non riciclabili. Infine, abbiamo acquistato delle alici, al banco del pesce fresco. Sono state confezionate inserendole in una vaschetta di plastica dura, trasparente poi messa, a sua volta, dentro un sacchetto biodegradabile. Alla cassa, con gentilezza ci sono stati offerti dei sacchetti Mater-Bi per il trasporto delle merci acquistate.
Il bilancio, dunque, non è confortante. Tra le dichiarazioni e i dati di fatto sembra esserci ancora parecchia strada da percorrere. Come mai? Giriamo la domanda a Oscar Farinetti. Nelle prossime settimane, cercheremo di avere una risposta.
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