Nuova legge rifiuti in Puglia, assessora di Martano (Lecce): "Provvedimento che cura i sintomi ma non la malattia"
"Il ddl commissaria il sistema rifiuti, rischia di agevolare le grandi lobby a discapito delle piccole aziende, delle amministrazioni comunali e dunque dei cittadini". Intervista all'assessora all'Ambiente del Comue di Martano Luciana Moschettini
30 August, 2016
Ad inizio agosto la Regione Puglia ha approvato il ddl che ha ridisegnato la governance dei rifiuti di tutto il territorio regionale. Le novità principali sono la soppressione di Ato o Oga, gli organismi locali che si occupavano rispettivamente della raccolta dei rifiuti e della conduzione degli impianti di riferimento, per lasciare spazio ad un unico Ambito Territoriale Ottimale che corrisponde all’intera regione. La nuova legge istituisce inoltre l'Agenzia Regionale, un organo di governo centrale incaricato di attuare il piano regionale dei rifiuti, e sostituisce gli Ambiti di Raccolta Ottimale con le Aree omogenee i cui confini saranno determinati dalla Giunta guidata da Michele Emiliano. Per capire come i medi e piccoli comuni possano aver accolto questo accentramento governativo, abbiamo incontrato Luciana Moschettini, assessora all’ambiente di Martano, comune della provincia di Lecce che pratica la raccolta porta a porta dei rifiuti e il compostaggio domestico.
Assessora Moschettini cosa pensa della nuova legge da poco approvata dal Consiglio Regionale?
E' stata pensata da Emiliano con l’unico obiettivo di nascondere le responsabilità politiche nella gestione fallimentare dei rifiuti dell’amministrazione Vendola, opposizione inclusa, coprire le responsabilità politiche di molti consiglieri della sua maggioranza e favorire le grandi lobby dei rifiuti. Emiliano ha pensato un ddl che di fatto commissaria il sistema rifiuti, un provvedimento che evidentemente rischia di agevolare le grandi lobby a discapito delle piccole aziende, delle amministrazioni comunali e dunque dei cittadini. Un ddl che non ha alcuna speranza di risolvere l’emergenza, perchè interviene per “curare i sintomi ma non la malattia”, poiché ad oggi non si sa ancora dove sia possibile andare a conferire i rifiuti, con particolare riferimento alla frazione umida, dal momento che gli impianti privati sono stati chiusi a causa di malagestione e, come è noto, si è reso necessario conferire fuori regione con un aggravio notevole dei costi per i cittadini.
Quindi secondo lei era meglio mantenere gli Ato governati con Aro e Oga piuttosto che un unico ambito territoriale con un’unica agenzia regionale.
Un'unica grande Ato che comprenderà tutto il territorio regionale, con competenze di Comuni e province annullate, aree omogenee per economie di scala per l'erogazione dei servizi ed un’agenzia regionale per l'attuazione del piano regionale dei rifiuti... questa è l'”innovativa” riforma di Emiliano! Tutto questo non cambia molto l'attuale situazione, ma soprattutto non porta ad un maggiore efficientamento della gestione dei rifiuti e tantomeno ad un minor aggravio di spese a carico dei cittadini... per il mantenimento dell'ennesimo carrozzone. Penso, in linea con le direttive più innovative dell’UE, che si debba intervenire e ridurre a monte la creazione di rifiuti, riciclando, differenziando, recuperando la materia e quindi chiudendo il ciclo dei rifiuti. Gestirli sulla base del principio di prossimità, con il compostaggio domestico e di comunità, adottare una tariffazione premiante per lo smaltimento della sola indifferenziata, nell'ottica del “Più differenzi, meno spendi!”.
A suo modo di vedere questa riorganizzazione regionale segna il passo verso una Multiutility che gestirà insieme rifiuti, energia e acqua, come accade in Emilia Romagna dove c’è una governance simile a quella che ha pensato la Regione Puglia?
Spero di no. L’esperienza della regione Emilia Romagna ha dimostrato che lo strumento dell’Agenzia Unica, specie se tende ad accentrare tutti gli aspetti della gestione (pianificazione degli impianti, organizzazione e affidamento dei sistemi di raccolta, affidamento delle concessioni, loro controllo e regolazione tariffaria) non è affatto garanzia di efficienza e comporta rischi di locale inadeguatezza, rallentando l’evoluzione virtuosa del sistema anziché favorirla.
Per i cittadini sarebbe un ulteriore aggravio di spese. Secondo i dati ISPRA l’Emilia Romagna è in questo momento la regione con la più alta produzione pro capite di rifiuti. Negli anni successivi alla creazione dell’agenzia questo dato non è cambiato, come è rimasto invariato lo smaltimento in discarica. Il costo pro capite di gestione del servizio di igiene urbana è attualmente più alto del 4% rispetto alla Puglia (che pure ha costi elevatissimi) e tra il 2011 e il 2014 l’aumento dei costi è stato identico in entrambe le regioni (+20%).
Martano ha delle percentuali di raccolta differenziata dei rifiuti piuttosto basse, come quelle di tanti altri comuni della provincia di Lecce per altro. Come mai? Cosa si può fare per migliorarle?
Secondo me bisognerebbe innanzitutto, ripeto, andare a monte del problema, evitando di produrre il rifiuto, favorendo le case dell'acqua, i distributori di latte fresco, la vendita di detergenti sfusi, ripristinando il vuoto a rendere, ma è chiaro che alcune delle azioni che ho citate non possono essere effettuate solo a livello locale, ma richiederebbero un'estensione territoriale maggiore, per una fattiva efficacia. Martano, come altri paesi della Regione Puglia, pur effettuando nella raccolta la separazione della fase organica, che costituisce circa il 50% del RSU, dall'indifferenziato, conferisce indistintamente in un medesimo impianto di trattamento che separa la fase umida dalla secca, poiché ne siamo privi di uno locale che tratti solo l'umido.
Per cui la percentuale della differenziata ha, ad oggi, oggettive cause a non poter essere incrementata. Il compostaggio domestico, da noi avviato a Martano da quest'anno, e quello di comunità, in previsione, abbatterebbero i valori dell'indifferenziata sul totale della RSU, aumentando le percentuali di differenziata, a vantaggio della cittadinanza che si ritroverebbe a pagare meno sia come come trasporto che come trattamento agli impianti preposti, e non ultima come ecotassa regionale. Inoltre sarà utile creare una forma premiante di smaltimento rifiuti, passando attraverso l'educazione, l'informazione e la sensibilizzazione della cittadinanza. Questa, la nostra sfida per il futuro prossimo: se riuscissimo ad attuare tutto ciò passeremmo dalle attuali basse percentuali, circa il 22/23% di differenziata, a percentuali intorno al 70%.
Invece per quanto riguarda il territorio della provincia di Lecce, quali sono i maggiori punti deboli nel ciclo dei rifiuti a suo modo di vedere?
Le criticità delle situazioni di Ugento e Cavallino, per restare solo con lo sguardo nel nostro Salento, e a livello politico, l'assenza di una visione e di alcun progetto: si va avanti nella nebbia di un futuro di incertezze. Non c'è una impiantistica di chiusura del ciclo, e, in assenza di questa, “discarica”, “bio-stabilizzazione” o “inceneritore”, sono solo disquisizioni sull'argomento “ciclo dei rifiuti”. Mancando gli impianti di chiusura del ciclo è evidente che tutto diventa complicato, con il conseguente aumento dei costi e dei problemi.