Anche l’Estonia prende posizione contro i sacchetti di plastica. Ma come va nel resto d’Europa?
Dall’Italia alla Gran Bretagna la battaglia contro i sacchetti di plastica è fatta di tante leggi diverse con obiettivi comuni, ma la vera differenza la fanno i risultati
09 January, 2017
Il Riigikogu, il parlamento estone, ha approvato la proposta del governo di limitare l’uso dei sacchetti di plastica in tutta l’Estonia. In pratica il paese baltico (come ha fatto l’Italia lo scorso settembre, nda) si è adeguato, con qualche mese di ritardo, alla direttiva europea che prevede di limitare il consumo annuale pro capite dei sacchetti in plastica monouso, passando dal limite dei 90 entro il 31 dicembre 2019 fino ai 40 sacchetti a persona entro il 2025. Dal primo gennaio 2019 i negozianti estoni dovranno mettere a disposizione dei cittadini dei sacchetti alternativi, da quello di carta a quelli in tela, passando per quelli compostabili. Così da rispettare il secondo criterio cardine della direttiva, ossia quello che “entro il 31 dicembre 2018 le borse di plastica in materiale leggero non siano fornite gratuitamente nei punti vendita di merci o prodotti, salvo che siano attuati altri strumenti di pari efficacia”.
Leggi diverse risultati diversi
Se anche l’Estonia ha cominciato il suo cammino verso l’eliminazione dei sacchetti di plastica è una ottima notizia, in quanto i suoi cittadini sono tra i maggiori consumatori di sacchetti in plastica d’Europa consumandone circa 514 all’anno. Ma gli estoni sono in buona compagnia, infatti Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Slovenia e Portogallo hanno un consumo identico a quello estone.
E L’Italia? Secondo gli ultimi dati disponibili sul consumo di sacchetti di plastica in Europa, diffusi dalla Commissione europea nel 2011 ma risalenti all’anno prima, il Bel Paese ricalca la media europea con un consumo pro capite di di 201 sacchetti, di cui ben 181 monouso.
Negli ultimi anni nei paesi europei abbiamo assistito ad un proliferare di una nuova legislazione volta a contrastare il consumo indiscriminato dei sacchetti di plastica monouso. Dalla tassa introdotta in Gran Bretagna per limitarne la vendita, al divieto di commercializzazione in vigore da anni in Italia. Ovviamente gli effetti di legislazioni diverse con obiettivi comuni creano paradossi come quello italiano dove, nonostante la legge sia tra le più severe d’Europa e prevede non solo il divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica monouso ma addirittura le sanzioni possono ammontare fino al 20% del fatturato dell’azienda, nella pratica i controlli sono stati per anni inesistenti e comunque, quando ci sono, delegati ad azioni estemporanee o a operazioni ad hoc, con l’unica conclusione che i sacchetti di plastica continuano a essere venduti, acquistati e ceduti ai consumatori in assoluta tranquillità.
La lotta ai sacchetti di plastica nell’Unione europea
E nel resto dell’Ue? Abbiamo già accennato alla legislazione del Regno Unito dove si consumano 176 sacchetti pro capite l’anno. In realtà le quattro nazioni che compongono il regno si sono mosse autonomamente e con tempistiche differenti, ma con lo stesso strumento: tassare chi cede il sacchetto monouso. Il primo è stato il Galles che nell’ottobre 2011 ha introdotto una tassa di 5p (pari a quasi 6 centesimi di euro) su tutti i tipi di sacchetti (plastica, carta e altri materiali di origine naturale) ottenendo, già a luglio 2012, una riduzione dell’uso dei sacchetti monouso del 96%. Risultati simili sono stati ottenuti in Scozia e Irlanda del Nord. L’ultima è stata invece l’Inghilterra che ha introdotto la tassa solo nell’ottobre 2015 e solo per i sacchetti di plastica monouso. Ottenendo, a sei mesi dell’introduzione del divieto, una riduzione di circa 7 miliardi di sacchetti in plastica rispetto al 2014.
Danimarca (79 sacchetti di plastica pro capite l’anno, di cui solo 4 mono uso). Nel 2003 ha introdotto una tassa sugli esercizi commerciali di vendita al dettaglio che forniscono ai clienti sacchetti in plastica monouso. Così facendo i negozianti sono stati costretti a far pagare ai clienti i sacchetti, oppure a utilizzare le borse riutilizzabili. Una legge molto simile è stata introdotta in Groenlandia nel 2004, ma con l’unica particolarità che la tassa non la paga chi vende o cede i sacchetti monouso ma a chi li ricicla. Può sembrare qualcosa di bizzarro ma la strategia è vincente.
Francia (88 sacchetti di plastica pro capite l’anno, di cui 79 monouso). La legislazione francese è molto simile a quella italiana. Nel 2016 una legge ha vietato la commercializzazione dei sacchetti in plastica monouso di spessore inferiore ai 50 micron, e dal primo gennaio è bandita anche la produzione.
Germania (71 sacchetti di plastica pro capite l’anno, di cui 64 monouso). La legislazione sui sacchetti di plastica monouso è particolare. Infatti oltre ad una tassa sui negozianti che forniscono sacchetti in plastica, esiste una tasse che colpisce i produttori legata al Punto Verde che mira a ridurre l’eccesso di produzione dei sacchetti monouso in plastica.
Irlanda (20 sacchetti di plastica pro capite l’anno, di cui 18 monouso). Dublino è stata tra i primi a introdurre una legislazione per contrastare i sacchetti monouso. Infatti nel marzo 2002 ha introdotto una tassa di 15 centesimi di Euro, riscossa dallo stato direttamente sul consumatore quando acquista un sacchetto in plastica monouso in un punto vendita. Nel 2007 la tassa è stata elevata a 22 centesimi. Il risultato? Nel 2010 gli irlandesi hanno ridotto del 90% l’uso dei sacchetti in plastica monouso.
Paesi Bassi (81 sacchetti di plastica pro capite l’anno, di cui 71 monouso) Dal primo gennaio 2016 vige il divieto di cedere gratuitamente i sacchetti in plastica monouso. Il commerciante può fissare liberamente il prezzo del sacchetto che normalmente si aggira attorno ai 25 centesimi di Euro.
Romania (280 sacchetti di plastica monouso pro capite l’anno, di cui 252 monouso). Fin dal 2006 una legge prevedeva una tassa solo sui sacchetti di plastica, ma nel 2011 contro ogni aspettativa il parlamento ha modificato la legge diminuendo la tassazione.