Rifiuti. Raccolta differenziata a Genova, tra porta e porta e ipotesi di raccolta congiunta. Intervista all’assessore comunale all’Ambiente
Da un lato la sperimentazione del porta a porta. Dall’altro, l’ipotesi, per ora stralciata, di raccolta a tre cassonetti formulata nell’ambito della delibera per l’aggregazione tra Amiu e Iren Ambiente. Intervista di Eco dalle Città all’assessore Italo Porcile
31 January, 2017
dal nostro inviato GIUSEPPE IASPARRA GENOVA - A margine della seduta del Consiglio comunale di Genova del 31 gennaio 2017 che ha rinviato di una settimana l’esame della delibera per l’aggregazione tra Amiu e Iren Ambiente, Eco dalle Città ha intervistato l’assessore comunale all’Ambiente, Italo Porcile. Punto di partenza del colloquio, la sperimentazione per l’estensione della raccolta porta a porta a Genova avviata nell’ambito del piano Conai, progetto che, ricordiamo, suddivide il territorio comunale a seconda che il sistema di raccolta differenziata domiciliare possa essere organizzato più o meno facilmente. Assessore, a che punto siamo con la sperimentazione? L’amministrazione ha avviato in via sperimentale la raccolta porta a porta servendo alcune migliaia di cittadini di una porzione importante della città. Si trattava di verificare sul campo, anche in termini di confronto con i cittadini, se riuscivamo a perseguire l’indirizzo principale che il Comune si è dato: la raccolta porta a porta. Tuttavia, determinate forme di raccolta differenziata molto spinta, in particolare il porta a porta, sono difficilmente attuabili in tutta la città. Abbiamo quindi individuato una serie di aree cittadine, per lo più collinari, con determinate caratteristiche, in cui invece è possibile. E nelle prossime settimane altre aree collinari della città, nella zona di Ponente, saranno interessate dal porta a porta. E come sta andando? La sperimentazione rileva una serie di difficoltà e criticità. Nelle zone dove ci sono palazzi e condomini, con un numero di unità familiari superiori ai parametri che si erano individuati nel piano Conai, ci sono effettivamente un po’ più di problemi, oltre a quelli consueti legati ai tempi, agli orari e allo spazio dove collocare i mastelli. Un conto, infatti, è sulla carta. Un conto è avere migliaia di persone davanti. Una fetta di cittadini concordano dal punto di vista dell’importanza ambientale della raccolta differenziata e sono più disponibili. Altri li devi convincere sull’opportunità di farla. Con questa sperimentazione stiamo raccogliendo valutazioni, attraverso un confronto con la cittadinanza continuo e costante, sulle possibili azioni migliorative che potrebbero portare, ad esempio, ad una parziale riduzione del numero dei mastelli dove si fa il porta a porta, oppure a diverse modalità di raccolta anche all’interno delle stesse aree. Detto questo, comunque vada, non intendiamo fare marcia indietro sul percorso avviato e che continua. Certo, per fare queste sperimentazioni sono bastati piccoli investimenti per l’acquisto di forniture e per il diverso utilizzo di uomini e mezzi che erano già a disposizione dell’azienda. Nel momento in cui si intende perseguire l’intero piano Conai vuol dire spendere tanti milioni di euro e acquistare un valore di forniture e servizi ben diverso ma anche, ad esempio, attuare una comunicazione ben diversa con degli informatori ambientali e allestire delle aree per il coordinamento tra mezzi “madre” e mezzi piccoli. L’investimento, quindi, per la completa realizzazione del piano Conai è molto diverso e molto più significativo da quello che è stato necessario per arrivare a queste sperimentazioni. Che il porta a porta sia garanzia di successo sui volumi raccolti è un dato certo, viste le esperienze dove si pratica questo tipo di raccolta. C’è però un lavoro lungo di confronto con la cittadinanza perché il PaP rappresenta un cambiamento grosso nelle abitudini delle persone che richiede tempo, comunicazione efficace e disponibilità anche da parte dell’amministrazione per rivedere nel concreto alcune delle scelte fatte. Di conseguenza occorre andare incontro ai cittadini, metterli in condizione di fare la raccolta differenziata e incentivare le persone affinché contribuiscano al raggiungimento dell’obiettivo. Il passaggio contenuto nelle nuove linee guida della delibera Amiu - Iren che parla di revisione e ottimizzazione del piano Conai dal punto di vista della sostenibilità ambientale ed economica rientra nel “punto della situazione” da fare dopo la sperimentazione sul porta a porta? Invece, nelle prime linee guida che erano state allegate alla delibera come eventuale ulteriore ipotesi di lavoro, come base per una riflessione successiva, c’era anche chi ha chiesto di valutare ipotesi di raccolta in forma congiunta con separazione successiva. Quelle linee guida sono state stralciate dal testo attuale della delibera per evitare equivoci e per rimarcare il fatto che, al momento, la programmazione e l’indirizzo che fanno riferimento in parte alle delibere di Consiglio comunale sul tema rifiuti e in parte al piano Conai non sono messe in discussione. La valutazione non va mai negata se sorretta da dati e informazioni certe. È evidente che se finora si è perseguita un’altra strada è perché è stata ritenuta quella più giusta e al momento non sono intervenuti ragioni per cambiare opzione.
Ma il fatto che si tratti di un investimento iniziale significativo è un dato di partenza...
Le sperimentazioni servono per capire come il progetto si sviluppa concretamente sul territorio. Bisogna capire il grado di efficacia degli interventi in termini di percentuali raggiunte che, anche nella nostra sperimentazione, si confermano molto elevate rispetto alla raccolta stradale classica.
Esatto. Ora abbiamo degli elementi per dire se, quanto e come funziona. Se da un lato il piano Conai prevede il porta a porta solo per un quarto circa della città, dall’altro prevede anche la revisione del sistema attuale mantenendo però la differenziazione in strada.
Se poi dovesse esserci un nuovo soggetto gestore che nascerebbe dall’aggregazione tra l’attuale azienda e quella che ha manifestato interesse, in quel caso, all’interno di un nuovo piano industriale che dovrà sottoporre al Consiglio comunale, se l’azienda riterrà di presentare altre diverse ipotesi di raccolta, dovrà dimostrare con argomentazioni valide, e non solo come spunto di riflessione come finora è stato fatto, che anche modalità diverse sono preferibili dal punto di vista economico e ambientale (e non solo dal punto di vista della convenienza di chi gestisce il ciclo).
A priori, quindi, non se la sentiva di bocciare una proposta di raccolta con un cassonetto unico che tuttavia, come sottolineano gli esperti, mette insieme frazioni che rischiano di contaminarsi. Cito il caso della carta...
Non ho mai nascosto il fatto che su quella modalità di raccolta sono un po’ scettico. Non lo escludo aprioristicamente perché, se si chiede all’amministrazione di valutare anche altre ipotesi di lavoro, la risposta non può che essere affermativa.