I rifiuti dell'Ilva in diverse regioni italiane: Ostuni, Nocera Inferiore, Crotone, Melilli, Modugno, Lugo e Orbassano
Peacelink si chiede: "Tutto a norma di legge, lo è anche la stessa Ilva, ma i cittadini delle varie province italiane sono state informate dell'arrivo dei rifiuti da Taranto?"
10 March, 2017
I rifiuti dell'Ilva di Taranto nel 2016 hanno raggiunto diverse regioni italiane dove sono state stoccate e smaltite. E' la stessa azienda Ilva a fornire tutte le informazioni necessarie e richieste da Ispra, coadiuvata da Arpa Puglia, dopo l'ispezione di dicembre 2016. Movimentazioni, bolle, pesate, formulari rifiuti, mezzi utilizzati per il trasporto e tutte le autorizzazioni regionali necessarie alle aziende per il trattamento dei rifiuti. Tutto regolare quindi, tutto a norma di legge, certo, lo è anche l'Ilva di Taranto con i suoi impianti in marcia che fanno riferimento ad una AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Ma una AIA non è garanzia del rispetto delle norme ambientali, almeno a questo la cronaca ci ha abituato con diversi episodi noti ed accaduti nell'ultimo decennio su tutto il territorio nazionale, ed Ilva è l'esatta conferma.
Ma oltre la regolarità attestata dalle documentazioni sarebbe interessante sapere se i cittadini delle varie province italiane sono state informate dell'arrivo dei rifiuti dell'Ilva di Taranto. Ad esempio in Sicilia non l'hanno presa molto bene quando hanno saputo di ricevere fanghi e polverino degli impianti dell'Ilva. La loro protesta sfociata in un blocco stradale dei mezzi ha fatto si che lo stesso Ministro dell'Ambiente Galletti annunciasse lo stop del conferimento di questi rifiuti a Melilli.
Quali sono i rifiuti in questione e le localita interessate?
A Ostuni (BR) e a Crotone, con mezzi su strada, sono arrivati fanghi prodotti dal trattamento biologico delle acque di impianti delle cokerie (codice CER 190812), a Nocera Inferiore (SA) sono giunti pneumatici che erano stoccati in una area sequestrata nell'Ilva, area poi dissequestrata e sigilli rimossi, per consentire lo smaltimento, a ottobre 2016 mentre a gennaio 2017 Ilva dichiara questo conferimento ancora in corso. Lo smaltimento dei pneumatici in questa area fa riferimento alla prescrizione UA26 che recita: "L’intervento di rimozione e gestione dei rifiuti costituiti da pneumatici fuori uso dovrà concludersi entro 12 mesi dall’entrata in vigore del presente decreto, previa autorizzazione all’accesso", cioè il 30 giugno 2017. Ricordiamo questa prescrizione UA26, la UA27 e la UP3 che citeremo di seguito fanno parte del piano rifiuti prot. n. 4/U/11 – 12 – 2014, approvato con decreto-legge del 5 gennaio 2015 ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e s.m.i.
A Modugno (BA), sempre con trasporto stradale, sono arrivate acque oleose prodotte dalla separazione olio/acqua, reflui dei canali di scarico dello stabilimento (codice CER 130507). A Lugo (RA), trasportate con i treni, sono arrivate le traversine ferroviarie dismesse che erano accantonate da anni in un'altra area gestita da Ilva che ne conteneva circa 25 mila tonnellate, anche questa sequestrata. Veniva dissequestrata nel settembre 2015 con rimozione dei sigilli nel mese successivo per consentire le operarioni di smaltimento. Le traversine ferroviarie in legno, come è noto, sono trattate con il creosoto che a sua volta contiene IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici). Le attività di questo smaltimento vengono dichiarate dall'azienda ancora in corso e fanno riferimento alla prescrizione UA27. A Melilli (SR) nel corso degli anni 2015 e 2016 sono arrivati polverino d'altoforno (CER 100208), fango di acciaieria (CER 100214), e fango di altoforno (CER 1002014). In questo caso, per ottemperare alla prescrizione UP3, partivani dalporto di Taranto navi cariche di mezzi che poi, una volta giunti nel porto di Catania, proseguivano per una discarica di Melilli. A dicembre 2016 questo traffico è terminato grazie all'attivismo del comitato Stpo Veleni Sicilia come abbiamo già raccontato in questo articolo.
Infine ad Orbassano (TO) vengono portate le temutissime polveri degli elettrofiltri MEEP del reparto agglomerato che contengono diossina. Quando ancora non si conosceva questa destinazione Peacelink chiese informazioni alla cabina di regia regionale e di conseguenza Ilva comunicò al sindaco di Taranto le movimentazioni relative a queste polveri. Ricordiamo che in passato queste stesse polveri portarono all'abbattimento di 3mila capi tra pecore e capre in dodici allevamenti della provincia tarantina. Il numero più alto fu registrato nella masseria della famiglia Fornaro fondata nel 1859, 600 ovini, tutti contaminati dalla diossina, quella che oggi esportiamo in altre provincie d'Italia insieme ad altri rifiuti degli impianti dell'Ilva di Taranto.