Legge sullo spreco di cibo, onorevole Gadda: 'Non si tratta solo di ambiente, al centro c'è la solidarietà'
Abbiamo incontrato a Milano l'onorevole Maria Chiara Gadda, relatrice della legge in vigore dallo scorso settembre: "La norma si collega alla parola povertà presente e visibile nelle nostre città. È un percorso che inizia da lontano e fa parte della nostra cultura nell’essere solidali e che ci porta a donare"
27 March, 2017
di Tiziana Giacalone
Presentato a Milano il volume “Packaging naturalmente tecnologico. Innovazioni sostenibili per il food packaging a base di carta e cartone”, curato dal Politecnico di Milano e dal Consorzio Comieco con l’obiettivo di raccogliere le innovazioni sul packaging, dall’uso dei nuovi materiali ai trattamenti delle superficie. Come ad esempio la nanocellulosa, che senza l’uso dei polimeri resiste all’acqua e al grasso, ma anche la polpa di cellulosa usata in contesti inusuali come l’isolamento termico in edilizia.
Tra i relatori del seminario di presentazione anche l’Onorevole Maria Chiara Gadda, prima firmataria della proposta di legge contro lo spreco di cibo in vigore dallo scorso settembre. Gadda ci tiene a precisare che non si tratta solo di una legge ambientale: “Il cuore della norma è un altro – dice - e si collega alla parola ‘povertà’ presente e visibile nelle nostre città, sui marciapiedi affollati di gente che chiede cibo. La legge non può essere considerata un punto di partenza ma neanche un punto di arrivo. È un percorso che inizia da lontano e fa parte della nostra cultura nell’essere solidali e che ci porta a donare”. E a tal proposito cita alcuni dati. “Prima ancora che fosse emanata la legge in Italia si riuscivano a recuperare 500 mila tonnellate di cibo. Grazie alla Legge n. 155/2003, nota come la legge del Buon Samaritano, le donazioni sono aumentate perché donando alle Onlus finisce la responsabilità del donatore (sia esso un esercente commerciale, piccola o grande distribuzione, sia un ristoratore, ndr)”.
Perché quindi c’era bisogno della legge 166?
La legge che non ha un taglio sanzionatorio, affronta la complessità degli ostacoli e della burocrazia legate al recupero di cibo e farmaci da donare. Si rivolge a tutti i donatori, sia grandi che piccoli. L’eccedenza infatti diventa spreco non solo nella grande distribuzione ma anche tra i piccoli distributori, nella ristorazione e nei mercati. Da non sottovalutare anche lo spreco che avviene tra le mura domestiche. “L’eccedenza è quel di più che si genera nella filiera alimentare ed è importante recuperare quel di più. Eppure nessuno ha voglia di sprecare. Ma allora perché succede? Questo significa che c’è bisogno di informare, formare ed educare sulla conservazione dei prodotti e su come interpretare le scadenze sulle etichette.”
La legge contribuisce ad allungare il ciclo di vita dei prodotti con effetti sulla riduzione dei rifiuti.
Un altro punto della legge di cui si è parlato riguarda la parola ‘rifiuto’. “Chi riceve l’eccedenza donata non riceve uno scarto e neanche un rifiuto”, precisa Gadda. La parola è stata inserita nell’elenco delle finalità della legge, articolo 1, come contributo per limitare gli impatti negativi sull’ambiente e per raggiungere gli obiettivi generali del programma nazionale di prevenzione dei rifiuti. Oppure all’articolo 8, a proposito dei componenti del tavolo di coordinamento per l’implementazione e lo sviluppo del Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, e all’articolo 17 sulla riduzione della tariffa relativa alla tassa sui rifiuti che il comune può applicare per le utenze non domestiche che a titolo gratuito cedono beni alimentari.
Altro punto fondamentale è l’importanza della family bag nella riduzione degli sprechi alimentari. Prevista dalla legge come buona pratica da diffondere, secondo Gadda “funziona nel momento in cui non dobbiamo più usarla perché significa che avremo imparato a consumare il giusto”.
Infine l’onorevole riconosce l’utilità dell’imballaggio primario che serva al prodotto a durare di più e il ruolo della ricerca. Ma in questo contesto - dice - “siamo tutti responsabili, abbiamo tutti una responsabilità sociale, dal cittadino alle associazioni, ai distributori. Il nostro obiettivo è essere buoni antenati per le generazioni che verranno.” E quando le chiediamo un messaggio che arrivi diretto a chi ha ancora dei dubbi sulle donazioni e teme eventuali sanzioni suggerisce di "leggere bene il testo della legge ed eventualmente rivolgersi alle associazioni di categoria che sono state coinvolte nei lavoratori preparatori alla norma". Ma non solo "anche le istituzioni locali devono fare la loro parte e mettere i donatori nelle condizioni di poter donare".