Ecco come è fatta la stazione della Metro C San Giovanni
Un'intera giornata di Open Day ha mostrato a romani e turisti come sarà la stazione di San Giovanni che aprirà in autunno
03 April, 2017
Aprirà in autunno la stazione della Metro C di San Giovanni che metterà finalmente in collegamento la terza linea della città con la metro A. Lo scambio consentirà a quel punto di arrivare facilmente dal centro di Roma fino a Pantano, oltre la Borghesiana.
Il rinvenimento di strutture antiche da preservare, fino ad una profondità di circa 18-20 metri dal piano campagna, ha fatto si che la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma prescrivesse l’impossibilità di effettuare consolidamenti del terreno a favore di scavi a cielo aperto con modalità archeologica nei terreni di riporto, fino a circa 19 metri di profondità, escludendo la realizzazione di scavi meccanizzati per l’esecuzione delle gallerie di linea nella tratta compresa tra la stazione San Giovanni e la stazione Amba Aradam/Ipponio (stazione immediatamente successiva).
La struttura della stazione
La stazione è collocata in prossimità della Basilica di San Giovanni in Laterano nel cuore del quartiere Appio Latino, tra via La Spezia e Largo Brindisi, in adiacenza all’omonima stazione della linea A.
L'esposizione
A livello estetico, la caratteristica più saliente della stazione è costituita dall'esposizione di alcuni dei reperti ritrovati durante gli scavi che testimoniano l'incredibile avvicendarsi di epoche e suppellettili in quella stessa area. Il progetto dell’allestimento espositivo della stazione San Giovanni è stato sviluppato da Metro C ScpA su richiesta della Stazione Appaltante al fine di recepire le prescrizioni impartite dal Ministero dei Beni e della Attività culturali e del Turismo – Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio e ratificate dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma (SSBAR).
Le opere previste dal progetto sono attualmente in corso di realizzazione e sono finalizzate a creare spazi espositivi, connotati e qualificati come spazi culturali, provvisti di pannelli didattici e ricostruttivi dell’evoluzione del paesaggio dall’età pre-antropica alla moderna, di schermi per la proiezione della documentazione filmica, di vetrine, per l’esposizione di reperti.