'L’economia circolare conviene': Legambiente e Corepla presentano numeri e storie di successo di riciclo della plastica
A Roma un convegno organizzato da Legambiente e Corepla sulle nuove frontiere dell’economia circolare, a confronto innovative case histories nel campo del riciclo della plastica, istituti di ricerca, università, cittadini e istituzioni
04 April, 2017
Le nuove frontiere dell’economia circolare, innovative case histories imprenditoriali nel campo del riciclo della plastica, istituti di ricerca e università, cittadini e istituzioni, oggi (martedì 4 aprile) a confronto a Roma nel corso del convegno organizzato da Legambiente e Corepla, “L’economia circolare conviene. L’industria del riciclo della plastica come vantaggio competitivo in Italia e in Europa”.
L’incontro, aperto dal presidente di COREPLA Antonello Ciotti e dal direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani, ha visto la partecipazione di esperti del settore come Michel Loubry (responsabile Marine litter PlasticsEurope), Loris Pietrelli (ricercatore Enea), Giorgio Zampetti (responsabile scientifico Legambiente) e Fabio Fava (Università di Bologna – Strategic Board Bluemed), di rappresentanti di innovative aziende di riciclo, come Palmino Di Giacinto (amministratore unico CIER), Emanuele Rappa (amministratore delegato Revet) e Michele Rasera (direttore generale Contarina). Alla tavola rotonda sulla leadership italiana nel nuovo scenario europeo definito dal pacchetto sull’economia circolare, moderata dal giornalista del Sole 24 ore Jacopo Giliberto, hanno partecipato il Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare Gian Luca Galletti, il presidente della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera Ermete Realacci, il vicepresidente di Anci Federico Pizzarotti, il presidente Conai Roberto De Santis, il presidente Unionplast Giorgio Quagliuolo, il presidente della fondazione per lo sviluppo sostenibile Edo Ronchi e la presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni.
Un ciclo continuo di sviluppi positivi che ottimizzano l’uso di risorse finite e i flussi rinnovabili, a qualsiasi latitudine. È l’economia circolare, la cui evoluzione più recente vede nel riciclo della plastica la creazione di valore condiviso che comporta positive ricadute industriali, economiche e occupazionali. Driver di competitività per il settore e per l’industria italiana, per la ricerca e innovazione sui nuovi materiali, il riciclo della plastica è un importante contributo al risparmio energetico, alla creazione innovativa di nuova materia prima, alla tutela del territorio. Vantaggi per la collettività che si traducono, in 10 anni (ricerca Althesys 2014), in oltre 7 milioni di tonnellate di CO2 in meno nell’aria, in 3,3 milioni di tonnellate di imballaggi recuperati, una sensibile riduzione del ricorso alla discarica (nel 2015 lo 0,8%), 668 milioni di euro di fatturato derivante da vendita di materia prima recuperata, e infine un indotto industriale stimato in 3 miliardi di euro.
Secondo il Final Report “Marine litter study to support the establishment of an initial quantitative headline” di Arcadis, commissionato da European Commission – DG Environment. (2013), l’economia circolare e lo sviluppo della filiera di riciclo sono fondamentali anche per combattere il fenomeno del marine litter. Con l’adozione degli obiettivi Ue, l’aumento del riciclo dei rifiuti e del packaging, la riduzione e l’eliminazione delle discariche infatti, si avrebbe la massima riduzione del marine litter (-35%) e una sostanziosa riduzione dei costi, che potrebbe arrivare a 168 milioni di euro all’anno. Nello specifico, se si aumentasse nei Comuni la raccolta e dunque il riciclo dei rifiuti, ci sarebbe anche una riduzione di quelli marini del 7,4% e una riduzione dei costi di 35 milioni di euro. Secondo il monitoraggio di Goletta Verde, nei mari italiani buona parte dei rifiuti galleggianti (gli altri vanno a fondo) è costituito da plastiche abbandonate in mare. Tra le cause principali del problema, la cattiva gestione dei rifiuti urbani da parte dei Comuni, a cui si aggiungono l’abbandono consapevole da parte dei cittadini e le attività produttive, tra le quali la pesca risulta essere responsabile del 46% dei rifiuti monitorati.
“L’economia circolare conviene all’Italia” sottolinea Antonello Ciotti presidente Corepla “Perché il nostro Paese è leader a livello mondiale nelle tecnologie di riciclo. Il contributo del settore, nella bilancia commerciale (minor importazione di materie prime, esportazione impianti e tecnologie) è di tutto rispetto e si creano posti di lavoro. Inoltre i benefici ambientali derivati dal riciclo e dalla gestione ottimale del fine vita degli imballaggi in plastica, comportano meno emissioni e minor consumo di risorse e suolo (discariche evitate) oltre alla diminuzione del marine litter”. Prosegue Antonello Ciotti: “L’economia circolare conviene alle aziende: Corepla mette a disposizione delle aziende trasformatrici materie prime seconde di qualità a costi inferiori rispetto al vergine, un fattore di competitività per le imprese. Per le aziende riciclatrici vengono inoltre selezionati 15 flussi diversi di imballaggi provenienti dalle raccolte differenziate, un record in Europa. Infine l’economia circolare conviene ai cittadini: una raccolta differenziata di qualità può permettere ai Comuni la riduzione delle tariffe. Corepla nel 2016 ha riconosciuto ai Comuni 279 milioni di euro a copertura dei maggiori costi di raccolta differenziata. Inoltre vorrei sottolineare che Conai in collaborazione con Corepla ha introdotto un contributo ambientale differenziato. In pratica gli imballaggi in plastica più facilmente selezionabili e riciclabili verseranno un contributo ambientale inferiore”.
“L’Italia oggi sta vivendo un nuovo protagonismo in questo settore, con numerose esperienze positive messe in campo da istituzioni, imprese e cittadini – ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni -. Non siamo più il paese dell’emergenza rifiuti e anzi possiamo contare sull’attività di tanti paladini dell’economia circolare Made in Italy che praticano già oggi quello che il nuovo pacchetto europeo prevede per i prossimi anni. Per garantire la crescita e lo sviluppo di questo settore innovativo però, è necessario offrire una prospettiva certa, attraverso un quadro normativo chiaro e trasparente e controlli per promuovere l’innovazione, riconoscendo il valore della materia prima seconda come bene prezioso per il mercato e non più come materiale di scarto”.
Anche nel 2016 un segno + per la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica. Sono 960.000 le tonnellate raccolte nel 2016 (+6,9% rispetto al 2015) e 550 mila le tonnellate di imballaggi in plastica riciclate da Corepla. Il Veneto si conferma regione capofila con quasi 25 kg di imballaggi in plastica raccolti per abitante all’anno, seguito dalle ottime prestazioni di Sardegna (20,8 kg/ab/anno), Marche (19,7) e Valle d’Aosta (19,5). L’Emilia Romagna (18 kg come il Piemonte) si conferma prima regione del Nord Est, seguita nella classifica generale, dalla Campania (17,7) e dalla Lombardia (17,6). Buone performance anche per la Toscana (17,4), il Friuli Venezia Giulia (17,1) e il Trentino Alto Adige (16,7), seguite dalle regioni del centro sud: Umbria (15,6), Abruzzo (15,1) e Lazio (13,1). La raccolta in Liguria si attesta sui 12,7 kg a persona, poco più della Puglia (11,2) e della Calabria (9,7), seguite dalla Basilicata (7,9), dal Molise (6,8) e dalla Sicilia che rimane ancora fanalino di coda con 4,8 kg di materiale recuperato. In media, sono 15,8 i chilogrammi di imballaggi recuperati per abitante all’anno in Italia.
La nuova materia prima derivata dal riciclo degli imballaggi in plastica rappresenta un nuovo e potente fattore di competitività, oltre che un vantaggio in termini di risparmio energetico e di beneficio per l’ambiente, come conferma il Pacchetto sull’economia circolare attualmente in fase di discussione a livello europeo che prevede una serie di misure per facilitare la trasformazione dell’economia europea in senso circolare, che potrebbero portare alla creazione di 867mila posti di lavoro in più, di cui 190mila solo in Italia, entro il 2030.