Incendio Pomezia, l’Osservatorio Nazionale Amianto dirama il primo bollettino dell’unità di crisi
C’era amianto nello stabilimento ECOX da cui si è generato il rogo di Pomezia, la cui nube tossica ha avvolto un’ampia porzione della campagna romana e della Provincia di Latina. Il bollettino dell'ONA con le richieste ad amministratori, magistratura e le raccomandazioni ai cittadini
09 May, 2017
C’era amianto nello stabilimento ECOX da cui si è generato il rogo di Pomezia, la cui nube tossica ha avvolto un’ampia porzione della campagna romana e del nord della Provincia di Latina.
Odori acri, bruciore agli occhi, nausea e vomito, queste sono le dichiarazioni di coloro che hanno richiesto aiuto all’unità di crisi costituita dall’ONA e coordinata dal Presidente Avv. Ezio Bonanni, e dalla Sig.ra Antonella Franchi (328 /4648451) e dal Sig. Antonio Dal Cin (0773/511463), che ormai ininterrottamente, da sabato mattina, rispondono al telefono e all’email (osservatorioamianto@gmail.com). L’attività di assistenza proseguirà nei prossimi giorni con l’auspicio che anche l’Amministrazione Comunale di Pomezia voglia collaborare con l’associazione, mettendo a disposizione un locale per poter permettere ai volontari di poter ricevere anche in loco.
Fin da subito l’unità di crisi, costituita dall’ONA, si è attivata, con medici, tecnici e avvocati, per cercare di arginare le tremende conseguenze dello sprigionarsi degli agenti tossico-nocivi dal gigantesco rogo che dalla Pontinia Vecchia, in territorio di Pomezia, era percepibile anche a distanza di chilometri.
Non si muore solo di amianto.
La combustione di materiale plastico (PVC) provoca la formazione di diossine, che sono cancerogene, e provocano diversi cancri (tanto è vero che è inserita dallo IARC nel Gruppo I dei cancerogeni), come Seveso insegna.
Quindi l’Osservatorio Nazionale Amianto lancia l’allarme anche per quanto riguarda le diossine e gli effetti sulla salute umana che si sommano a quelli dell’asbesto e degli altri agenti patogeni e cancerogeni che si sono diffusi nell’ambiente in seguito all’enorme incendio.
Conseguenze dell’esposizione ad amianto.
L’amianto provoca patologie fibrotiche (asbestosi, placche pleuriche, ispessimenti pleurici) e cancerogene (mesotelioma, tumore polmonare, cancri degli altri organi delle vie aeree e gastrointestinali) con tempi di latenza che possono arrivare fino a 40 anni.
Non sussiste una soglia al di sotto della quale il rischio si annulla e anche poche fibre possono essere sufficienti per provocare il mesotelioma e altre gravi patologie.
L’ONA stima che solo in Italia, nel 2016, sono decedute più di 6.000 persone per esposizione ad amianto.
Conseguenze della esposizione e ingestione di diossine.
Le diossine hanno un effetto cancerogeno ritenuto causa di linfomi e tumori ai tessuti molli data la tendenza ad accumularsi nelle cellule adipose e determinano alterazioni epatiche, neurologiche e polmonari.
Molto diffusi sono anche i rischi cutanei.
Determinano interferenze con il funzionamento cellulare provocando l’alterazione delle ghiandole endocrine, soprattutto tiroide, timo e ipofisi, con un’azione pre-cancerogena, con squilibrio ormonale, rischio di malformazioni genetiche fetali. Possono causare disturbi della crescita e dello sviluppo psicomotorio e determinare sterilità e scarso sviluppo dell’apparato riproduttivo.
Richieste dell’ONA alle Autorità Comunali.
L’ONA prende atto che alcuni mesi prima del disastro, già i cittadini avevano comunicato tale situazione di rischio e purtroppo non c’è stata efficace prevenzione.
L’ONA pertanto chiede:
- che il Sindaco di Pomezia e dell’intero comprensorio utilizzi i poteri di adottare ordinanze extra ordinem (ai sensi del combinato disposto di cui agli artt. 50 e 107 del D.L.vo 267/2000) e quindi, sussistendo un pericolo per la salute, può essere utilizzato sia lo strumento dell’art. 191 del Codice dell’ambiente, oltre a quello di cui all’art. 50 co. 5 TUEL per emanare ordinanza con la quale si imponga la immediata bonifica di altri siti con amianto che i cittadini hanno segnalato e la immediata rimozione di eventuali altri rifiuti che fossero presenti (ex art. 192 del D.L.vo 152/2006).
- supporto alle attività dell’unità di crisi istituita dall’ONA, in relazione alle richieste dei cittadini, preoccupati per la loro salute;
- provvedimenti specifici per quanto riguarda i luoghi/aziende private. Infatti all’ordinanza emessa in relazione alle scuole non ha fatto seguito alcun provvedimento sanitario relativo alle abitazioni e ai siti lavorativi.
- supporto per la bonifica degli altri siti in cui è presente amianto, con il rischio ulteriore per la salute pubblica.
Alla Regione Lazio e al Governo.
- l’incendio ha provocato una calamità per l’agricoltura. Già la sola ordinanza emessa dal Sindaco di Pomezia e dal Commissario di Ardea di divieto di raccolta, vendita e consumo di prodotti ortofrutticoli coltivati, di pascolo e l’utilizzo di foraggi, colpisce 4.000 ettari di terreno e 150 aziende agricole. Risultano però interessate centinaia di altre aziende agricole. Per questi motivi si chiede che il Governo intervenga con la sospensione dell’obbligo di pagamento delle tasse e con altre misure di sostegno per il settore, per evitare il suo tracollo e la perdita di posti di lavoro, e un danno irreversibile più grave rispetto a quello di immagine già subito;
- una più rigorosa normativa in materia di impianti chimici, ovvero di lavorazione chimica, con l’obbligo di un servizio di istituzione di un presidio antincendio interno a tutti gli stabilimenti in cui c’è il rischio di incendio di materiali tossici;
- Ultimare la mappatura dei siti in cui vi è presenza di amianto nella Regione Lazio.
Alla Magistratura e agli organi di controllo.
- immediata attivazione di serrati controlli per il rispetto delle normative di cui alle direttive Seveso, e di cui al D.L.vo 81/2000, con l’applicazione del principio di precauzione;
- provvedimenti cautelari reali in riferimento a siti con presenza di amianto e altri agenti cancerogeni con rischio incendio;
L’unità di crisi dell’ONA, sta rispondendo a tutte le richieste che i cittadini stanno avanzando, sia telefonicamente, che con email.
“Riteniamo che un impianto di deposito di plastiche, carta e altri materiali riciclati andati a fuoco determinino danni gravissimi anche ove non ci fosse stato amianto e nel nostro caso, almeno per quanto ha dichiarato la ASL Roma 6, tale condizione di rischio è confermata. L’ONA rimane in prima linea per assistere i cittadini e le popolazioni colpite da questo disastro. Non ci riferiamo soltanto al rischio amianto, ma anche alle diossine e alle altre sostanze inquinanti e cancerogene”.
Raccomandazioni importanti diffuse dall’ONA (Dipartimento di Prevenzione – Coordinato dal Prof. Giancarlo Ugazio)
1) Uso di maschere. Preferibilmente con FFP3, specialmente per coloro che vivono nelle zone limitrofe. In base ai dati tecnici di illustrazione dei dispositivi disponibili, tali protezioni sembrano essere sufficienti;
2) Divieto assoluto di mangiare frutta e verdura prodotta entro i 5 km dal rogo, e attenzione e quindi misure igieniche per tutti gli altri prodotti. Non sempre il solo lavare la frutta può essere sufficiente (il fatto che c’è stato vento e non la pioggia, potrebbe aver fatto disperdere le fibrille di amianto anche a distanze notevoli);
3) Come pulire i terrazzi e balconi: La polvere depositata sui terrazzi e sui balconi potrebbe essere lavata con abbondante quantità d’acqua con sapone, tipo quello di Marsiglia; converrebbe non impiegare la candeggina per questa operazione di pulizia.
4) Per quanto riguarda i pozzi: Se i pozzi sono chiusi con apposita copertura, non vi dovrebbero essere entrate quantità rilevanti delle polveri dei fumi dell’incendio tanto da rendere rischioso l’uso dell’acqua. Nel caso contrario, se i pozzi sono aperti, è assolutamente sconsigliato berne l’acqua, e sarebbe opportuno segnalare il rischio in modo adeguato. Ovviamente, chiuderli ora non basterebbe in quanto sono stati esposti a inquinamento almeno da due giorni. Potrebbero anche essere eseguiti accertamenti sui flussi dell’acqua per constatare se, eventualmente, i pozzi sono stati inquinati attraverso la falda.
5) Le istituzioni deputate ai controlli ambientali sarebbero tenute a monitorare le derive e gli spostamenti sia delle polveri di minerale (asbesto), sia dei composti nocivi che potrebbero essere stati generati dalla combustione di materiali organici in presenza del cloro (diossine), tenendo conto delle prevalenti direzioni dei venti. Queste entità metereologiche agiscono in modo avverso alla salute degli abitanti della zona interessata dall’incendio, favorendo l’aero-dispersione dei veleni su aree più ampie. Meglio sarebbe stato il contributo di detersione dato dell’acqua piovana, ma ciò non è programmabile.
6) Per quanto riguarda gli accertamenti è importante mettersi nella zona corretta per il prelievo dei campioni da testare, in quanto, più lontano queste rilevazioni verranno fatte, meno veritieri potranno essere i risultati.
I numeri della strage in Italia:
6000 decessi per patologie asbesto correlate. Infatti ai più 1500 decessi a causa del mesotelioma, vanno aggiunti almeno 3000 decessi in seguito a tumori polmonari causati dall’amianto, e a questa drammatica contabilità debbono essere poi aggiunte tutte le altre patologie, che portano l’Associazione a tale stima.
Nel Lazio sono stati censiti fino al 2011 n. 811 casi di mesotelioma: un numero altissimo se si considera l’istituzione del registro da pochi anni, e che poi debbono essere aggiunte tutte le altre patologie asbesto-correlate.
Quindi si tratta soltanto della punta dell’iceberg, perché non risultano censite tutte le patologie asbesto correlate, ma soltanto il mesotelioma che è una patologia relativamente rara rispetto alle altre, anche se pur sempre riconducibile all’esposizione ad amianto, ed è per questa ragione che l’Osservatorio Nazionale Amianto sta realizzando un’indagine epidemiologica che attinga dai dati dei COR regionali e dalle segnalazioni e che si avvalga, allo stesso tempo, della piattaforma web REPAC ONA (http://www.onarepac.it), alla quale tutti i cittadini possono accedere, segnalando, in modo anonimo, casi di patologie asbesto correlate e avere quindi una fotografia dell’impatto dell’amianto sulla salute umana, ben oltre la rilevazione dei soli casi di mesotelioma.