Discariche, in arrivo due procedure d’infrazione da parte dell’Ue
La Comunità ha aperto “due procedure di infrazione contro l'Italia per violazione delle norme di altrettante direttive in materia di ambiente, finalizzate alla tutela della salute di milioni di cittadini”. Le discariche nel mirino di Bruxelles sarebbe sparse tra diverse regioni: Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli, Liguria e Puglia
17 May, 2017
Secondo quanto diffuso nella giornata di ieri (martedì 16 maggio) dall’agenzia di stampa Ansa, la Comunità europea attraverso la Corte di giustizia dovrebbe aprire “due procedure di infrazione contro l'Italia per violazione delle norme di altrettante direttive in materia di ambiente, finalizzate alla tutela della salute di milioni di cittadini”.
Sempre l’Ansa ricorda che “l'ambiente - con 16 procedure d'infrazione ancora aperte - si conferma il settore dove il nostro paese fa più fatica a ridurre le inadempienze rispetto alle regole Ue. Sulle acque reflue ci sono tre casi aperti, su uno dei quali (centri con 'carico' di acque reflue equivalente a più di 15mila abitanti) si attende la seconda sentenza della Corte di giustizia”.
Le discariche nel mirino di Bruxelles sarebbe sparse tra diverse regioni: Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli, Liguria e Puglia
“La decisione della Commissione europea di deferire l’Italia alla Corte europea di giustizia per il mancato rispetto della direttiva sulle discariche, decisione che arriverà a meno di sorprese, purtroppo non stupisce. È una delle zavorre pesanti che ci siamo trovati in questa legislatura in cui molto è stato fatto, ma questa situazione deve comunque spingerci ad accelerare per riportare il Paese alla normalità”. Lo dicono i senatori del Pd Laura Puppato, capogruppo nella Commissione Ecomafie e Stefano Vaccari, capogruppo nella Commissione Ambiente.
“L’inerzia sulle discariche va avanti in modo pesante dal 2007 – proseguono i senatori dem – con un sistema di impianti spesso non autorizzati, privi di protezione dal percolamento di sostanze anche gravemente inquinanti e per i quali non erano stati avviati gli iter di messa in sicurezza e di bonifica. Molto si è fatto a partire dal 2013, tanto è vero che la pesantissima contravvenzione, che avremmo dovuto pagare alla UE per la grave infrazione, è stata ridotta a circa un terzo. E’ ovvio però che tanto resta da fare, vista l’enormità del problema diffuso in tutta Italia e la quantità di discariche esistenti da sanare. L’obiettivo indicato dall’Ue è discariche zero al 2030 – concludono Puppato e Vaccari – per raggiungerlo all’Italia spetta il compito di accelerare il lavoro, laddove possibile, per riportare in condizione di normalità i territori disastrati da decenni di incuria e ignavia da parte delle istituzioni, ma anche dall’attività illecita di tante aziende e soprattutto dall’azione pervasiva e sistematica della criminalità organizzata”.