Bottiglie di vetro e feriti juventini a Torino. Erano vietate? Come a Parma?
Dalle prime analisi emerge che il colpevole dei tantissimi feriti sia il vetro. Ma come è stato possibile che tutto quel vetro sia finito in piazza San Carlo, come si poteva evitare, non era possibile intercettarlo prima e addirittura differenziarlo? Il tema delle bottiglie di plastica
04 June, 2017
Gli eventi di sabato sera in piazza San Carlo a Torino, dove nel corso della proiezione della partita della Juventus sono rimaste ferite più di 1500 persone nella calca generata da una crisi di panico collettiva dovuta ad un falso allarme, hanno fatto tornare alla luce un problema che pareva superato: le bottiglie di vetro ai grandi eventi.
Tantissime delle ferite riportate da chi è caduto o è rimasto incastrato nella trappola della piazza sono infatti tagli da vetro. Come testimoniano le immagini e la parole di chi era presente, per terra c’era un vero e proprio tappeto di vetri frantumati e taglientissimi, frutto delle bevande, birre in larghissima parte, che venivano consumate già dalle prime ore del pomeriggio. Com’è normale che sia in un grande evento estivo. Quello che non è normale è che con 30mila persone assembrate in una specie di recinto le birre fossero contenute nel vetro.
Il comune è subito finito sotto accusa per non aver emanato un’ordinanza specifica che vietasse la vendita del vetro e la possibilità di portare bottiglie in piazza. Cerchiamo di fare chiarezza. Esiste solo una norma, l’articolo 8 bis del Regolamento di Polizia Urbana, che prevede il divieto di vendere, per asporto o consumo sul posto, bevande racchiuse in contenitori di vetro o metallo, dalle 23 alle 7 del giorno successivo. Il raduno massiccio di juventini è anteriore alle 23.
In ogni caso la polizia, controllando l'accesso alla piazza e gli zainetti, chiedeva - o almeno ha chiesto a molti - di lasciare le bottiglie di vetro. Ma non esistevano contenitori differenziati dove conferirle. Anzi per le verità la stessa possibilità di buttarle in contenitori indifferenziati non c'era perché per motivi di sicurezza molti cestini stradali erano stati chiusi dalla Questura. Quindi in situazioni del genere finiscono per terra ancora più bottiglie. In ogni caso sembra che la maggior parte di queste sia stata venduta da venditori abusivi e quindi del tutto indipendentemente dall'orario (il divieto scatta alle 23) o dal luogo.
Al di là della pericolosità del vetro, c'è da notare che tutte le bottiglie non raccolte differenziatamente nelle campane dedicate finiscono nei rifiuti indifferenziati e quindi vanno all'inceneritore, con costi di smaltimento invece che ricavi. In Italia la filiera della birra muove un giro d’affari di 7,8 miliardi di euro, tutto sommato poco rispetto ad altri paesi, visto che con 31,5 litri pro capite all'anno l’Italia beve meno della metà della media comunitaria di birra (70 litri) ed è lontana da grandi consumatori come la Repubblica Ceca (143 litri) o la Germania (107 litri). Quasi tutta la birra italiana viene però distribuita in bottiglie di vetro o metallo. Qualche produttore ha provato a usare la plastica ma non ha avuto successo. All’estero le cose vanno diversamente.
In Russia ad esempio la diffusione del Pet è enorme, così come in altri paesi dell’Est. I grandi consumi hanno infatti spinto i produttori ad immettere nel mercato bottiglie da un litro e mezzo, due litri, cinque litri e la plastica è stata la soluzione più ovvia, sia per i costi che per il peso. L’obiezione del sapore alterato dal Pet è stata superata grazie alla creazione di barriere e film che evitano l’ingresso di ossigeno e la fuoriuscita di anidride carbonica. In Russia nel 2012 avevano provato a vietare l'imbottigliamento di birra in contenitori di Pet a causa di possibili rischi per la salute, ma la commissione tecnica chiamata a valutare la norma non rilevò alcun potenziale danno derivante dall'utilizzo di materie plastiche nell'imbottigliamento.
Anche sul mercato italiano esiste la birra in bottiglia di plastica (Heineken, Dreher, Ceres, Bavaria e altre aziende ne sono un esempio) ma non è stato un vero successo commerciale e si preferisce versare la birra in un bicchiere di plastica invece che utilizzare bottiglie in plastica.
Normalmente nei grandi eventi il vetro è bandito per le ragioni che a Torino sono costate 1500 feriti, anche a Madrid i tifosi hanno seguito la partita su di un maxi schermo, ma non ci sono stati incidenti del genere, infatti i tifosi hanno visto la partita all’interno dello stadio Santiago Bernabeu previo pagamento di un biglietto e quindi rispettando le regole vigenti all’interno dello stadio (niente vetro, ndr).
In Spagna, Gran Bretagna, Stati Uniti e molti altri paesi, è vietato consumare bevande in bottiglie di vetro per la città, nella maggior parte dei casi a motivare il divieto è il connubio bevande alcoliche e vetro, mentre il regolamento più stringente è quello della Comunidad Valenciana che, con l’intento di limitare il fenomeno del botellón, vieta il consumo di qualsiasi bevanda per le strade fatta eccezione per i plateatici di bar e ristoranti o i luoghi autorizzati.
In Italia invece sono i comuni di volta in volta a limitare l’uso del vetro attraverso ordinanze ad hoc, o se in eventi particolari come concerti, festival e manifestazioni ci pensano gli organizzatori a impedire l’uso del vetro vietandolo espressamente, sostituendolo con plastica e carta, o intercettandolo attraverso la raccolta differenziata. L’ultima ordinanza comunale che abbiamo trovato in Italia quella emessa dal Comune di Parma per l’evento “Il Gola Gola! Food & People Festival” che si è svolto nei giorni 2, 3 e 4 giugno 2017 in diverse aree del centro storico e dell’Oltretorrente, nella quale il sindaco Pizzarotti ha vietato dalle 10 del mattino fino alle ore 2 del giorno successivo, per tutti i giorni, “la somministrazione e vendita di bevande in contenitori di vetro o in lattine di alluminio” per “prevenire episodi di vandalismo connessi all’abbandono, dopo l’uso, di contenitori di bevande in vetro o in lattine di alluminio nonché i rischi derivanti dalla dispersione a terra di frammenti delle stesse”.