Imballaggi in plastica e diversificazione contributiva: intervista ad Antonello Ciotti, presidente Corepla
Antonello Ciotti, presidente Corepla: "Per Corepla la sfida è quella di essere da catalizzatore nella ricerca e nello sviluppo di nuove applicazioni nella direzione di un equilibrio tra le esigenze di performance e riciclabilità dell’imballaggio"
04 June, 2017
Ultima modifica 08 giugno 2016 Partiamo dalle osservazioni fatte da Assobioplastiche. Secondo Lei occorrerebbe diversificare ulteriormente il CAC tenendo conto della riciclabilità organica degli imballaggi in plastica compostabile? Da un lato chiediamo al packaging di essere sempre più performante, dall’altra però di essere sempre più riciclabile. Dobbiamo fare attenzione affinché la riciclabilità non sia un blocco all’innovazione degli imballaggi. La sfida è quindi, nell’introduzione di un nuovo packaging, che si considerino non solo le caratteristiche tecnico-prestazionali che vengono richieste ma anche la riciclabilità dell’imballo stesso. È un equilibrio complicato. Se da un lato un packaging più performante richiede cinque strati, dall’altro, la riciclabilità ne richiederebbe uno solo. La ricerca e lo sviluppo dovranno quindi operare in modo da raggiungere un obiettivo comune, un punto mediano tra le due esigenze. C’è infine il tema della misurazione di questi obiettivi che deve essere uguale per tutti. La Germania, ad esempio, pur essendo molto avanti, sul metodo di calcolo presta il fianco ad alcune osservazioni. Occorre quindi un’armonizzazione generale a livello europeo su metodi di calcolo e obiettivi effettivamente raggiunti da tutti.
Vorrei ricordare come siamo arrivati alla definizione di diversificazione del Contributo ambientale. Abbiamo stabilito come criteri la selezionabilità e la riciclabilità di un prodotto. Per evitare di avere scontri sui polimeri (materie plastiche NdA) abbiamo individuato gli imballaggi attraverso un’operazione di valutazione della riciclabilità e della facilità di selezione. Questa operazione ci ha portato ad individuare circa 60 tipologie di imballaggi. Si è poi tenuto conto del circuito in cui questi prodotti confluiscono ed è stato assegnato un diverso valore a seconda se fosse circuito “Domestico” oppure “Commercio & Industria”. Tutto ciò ha quindi portato alla differente classificazione in tre fasce.
Avete guardato al prodotto e non al polimero…
Sì, proprio per evitare questioni di interpolymer substitution (sostituzione di una materia plastica con un'altra NdA). Parliamo di imballi, lo sottolineo, altrimenti saremmo entrati in una discussione senza fine.
Parlando invece di riciclo meccanico, secondo Lei, la diversificazione contributiva per gli imballaggi in plastica potrà essere da stimolo per i produttori affinché si orientino verso packaging più riciclabili?
Qui abbiamo di fronte un grosso dilemma. L’intera filiera dovrà fare uno sforzo. Parto da un’astrazione per rispondere alla domanda. Nel 2050 saremo nove miliardi di persone sulla Terra. Due in più degli abitanti attuali che dovranno essere sfamati. Il tema della conservazione del cibo è enorme. Dovremo quindi avere degli imballaggi che consentano agli alimenti di non perdersi per strada e di arrivare al consumatore che ne ha bisogno.
A questo proposito, in un’intervista ad Eco dalle Città dello scorso novembre Lei ha parlato di “aumento delle risorse dedicato alla ricerca e allo sviluppo”. Vi state muovendo in questa direzione?
Confermo quanto detto. È uno dei punti fondamentali di Corepla nei prossimi anni. Dallo scorso febbraio, abbiamo una direzione “Ricerca e Sviluppo” che è già al lavoro per raccogliere informazioni e progetti. Corepla ha dotato questa direzione di un certo budget che dovrà servire a stimolare la ricerca: dalle startup alla piccola idea, a qualunque cosa possa servire per ridurre i tempi di realizzazione di un certo prodotto innovativo. Abbiamo già identificato cinque progetti e uno di questi riguarda la depolimerizzazione. Stiamo inoltre guardando con attenzione a tutto quello che il mondo industriale italiano ci propone. La sfida per noi è quella di essere da catalizzatore nella ricerca e nello sviluppo di nuove applicazioni nella direzione di un equilibrio tra le esigenze di performance e riciclabilità dell’imballaggio.
Un’ultima domanda sul pacchetto “Economia circolare” approvato dall’Europarlamento, che se venisse confermato anche in sede di negoziato con il Consiglio europeo, pone obiettivi di riciclo molto sfidanti (per i materiali di imballaggio si propone l’80% come obiettivo per il 2030). Secondo Lei è un traguardo raggiungibile anche per la plastica?
Arrivare all’80% è certamente un traguardo sfidante. C’è però da tener presente le attuali performance di alcuni Paesi UE (con percentuali sotto il 20%), molto lontane da questi obiettivi. Come faranno queste nazioni a passare in un lasso di tempo relativamente breve dal 20 all’80%?