'Città e società in transizione': al convegno torinese si è parlato di Parigi, Trump e di paradigmi economici green
L'Accordo di Parigi e le dichiarazioni di Donald Trump hanno aperto il convegno di Torino “Città e società in transizione: verso uno sviluppo inclusivo e a basso impatto ambientale” organizzato da CinemAmbiente e ITC-ILO. In seguito si è discusso di cambiamento, blue economy e just transition
07 June, 2017
di Albana Muco
Si è svolto durante la Giornata Mondiale dell’Ambiente il 5 giugno 2017 il convegno dal titolo “Città e società in transizione: verso uno sviluppo inclusivo e a basso impatto ambientale” organizzato da CinemAmbiente e ITC-ILO.
Il direttore della formazione dell’ITC-ILO, Andreas Klemmer, e il direttore di CinemAmbiene, Gatano Capizzi, hanno aperto i lavori. Dopodiché è intervenuta la giornalista Claudia Apostolo, che ha iniziato con un preambolo sulla decisione di Trump di uscire dagli impegni dell’accordo di Parigi, riportando dati e reazioni sulla scelta del presidente Usa. António Guterres, il Segretario generale delle Nazioni Unite, informa Apostolo, ha detto che la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall’accordo sul cambiamento climatico è una grande delusione per gli sforzi globali per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e per promuovere la sicurezza globale. Contro la scelta di Trump si è schierato anche il World Business Council for Sustainable Development, dichiarando, tramite una lettera aperta, che le comunità e le imprese statunitensi mantengono l’impegno per realizzare la transizione verso un mondo con basse emissioni di carbonio.
L’accordo di Parigi quindi non fa solo bene al clima ma è strategico per il business, perché implementarlo può sbloccare investimenti per 13,5 miliardi di dollari nei prossimi 15 anni, creando 25 milioni posti di lavoro all’anno per raggiungere l’obiettivo che era la riduzione delle emissioni entro il 2020. Non bisogna dimenticare quindi, spiega Apostolo, il ruolo fondamentale della dimensione locale delle azioni e iniziative, come ad esempio il Patto dei Sindaci, nato nel 2008 cui aderiscono 556 città con 230 milioni di persone, per raggiungere sul proprio territorio gli obiettivi dell’EU per l’energia e il clima e ridurre le emissioni di almeno 40 % entro il 2030.
Tornando sui temi del convegno Apostolo ha dato una definizione al termine o concetto di “transizione”: “significa passare da un’economica fondata sui combustibili fossili e segnata da diseguaglianze sociali a economie e società sostenibili per l’ambiente, inclusive e che offrono condizioni di vita e di lavoro dignitose. Gli strumenti pratici sono l’uso di energie rinnovabili, affrontando il cambiamento climatico con resilienza e sfruttando le acquisizioni tecnologiche di cui già disponiamo” Quindi è necessario attuare un cambio di paradigma. Un importante movimento dal basso per questo cambiamento è quello di “transition towns”, ovvero l’impegno delle persone nelle loro comunità arriva a influenzare e modificare le politiche delle istituzioni. Totnes (Inghilterra), paesino che da 10 anni è in transizione, ne è l’esempio lampante.
Durante la prima parte dell'incontro il tema è stato il “cambiamento”. Sono intervenuti diversi oratori che hanno presentato la propria esperienza. Il primo, Cristiano Bottone, co-fondatore di “Transition Italia”, ha affermato che “oggi siamo cittadini glocal, dobbiamo partire dalle singole abitudini di vita, in scala ultralocaloistica, ed arrivare in scala globale.” Agostino Re Rebaudengo, presidente di Asja – Ambiente Italia, azienda di produzione energetica rinnovabile, ha parlato del cambiamento in ambito energetico, affermando che il cittadino oggi è “prosumer”, ovvero produttore e consumatore di energia. Perciò, se la prima rivoluzione è stata quella di produrre energia da fonte rinnovabile, la seconda è quella che tutti possono produrre energia. Daniel Tarozzi, coordinatore del progetto “Italiachecambia”, ha riportato la sua esperienza di giornalista-documentarista itinerante viaggiando in camper in Italia per 7 mesi alla ricerca di focus di cambiamento, tra persone e imprese: “Molti dicono cambiare è difficile, ma non cambiare è ancora più difficile, faticoso. Spesso noi abbiamo paura del cambiamento, ma non abbiamo abbastanza paura di quanto faccia schifo la nostra vita o quanto ci faccia star male a contribuire allo sfruttamento dei bambini, del pianeta, ecc. Abbiamo 1800 progetti mappati. Le persone dal basso hanno fame enorme di cambiamento, perciò le piccole aziende crescono, assumono. Bisogna mettere a sistema queste cose, ecco perché la transizione, il Paese è già pronto.”
Durante la seconda parte invece si è approfondito il concetto di “just transition”, ovvero di “transizione equa”, anche dal punto di vista lavorativo. Il primo a prendere parola è stato Gunter Pauli, fondatore della Blue economy e presidente di Novamont. Pauli ha illustrato in cosa consiste l’economia blu, basata su strategie per un’economia circolare che sfrutta le risorse territoriali ispirandosi all’efficienza della natura. L’obiettivo, quindi, è quello di realizzare sistemi sostenibili grazie all’innovazione, al razionalizzare gli investimenti, conseguire ricavo maggiore e piena occupazione. Nell’ultima parte del suo discorso Pauli si è soffermato su quanto sia importantissimo educare i bambini, motivarli e ispirare in loro idee creative e innovative, altrimenti il gioco sarebbe perso per sempre.
Hanno chiuso il convegno gli interventi di Kees van der Ree, consulente per il programma Green Jobs dell’OIL, e Ana Belén Sanches, esperta in occupazione, lavoro dignitoso e sviluppo sostenibile della spagnola Fondación Alternativas. Van der Ree ha affermato che i “green jobs” hanno avviato una trasformazione delle condizioni lavorative della tutela dell’ambiente, e tutela ambientale significa anche tutela sociale. Sanches invece ha riportato alcune problematiche spagnole riguardanti il settore carboniero e il turismo. Permangono condizioni lavorative difficili nel comparto dell’estrazione del carbone, sebbene negli ultimi anni si è riscontrato un miglioramento lavorativo-stipendiale, mentre nel turismo peggiorano le condizioni lavorative che sono poco dignitose, sia per i contratti che per gli stipendi dei lavoratori.
Una nota di colore: durante il convegno è stato offerto un buffet nella pausa tra la prima e la seconda parte. Si sono utilizzati rigorosamente piatti, bicchieri e posate biodegradabili. Unico neo: i contenitori di TetraPak dei succhi di frutta e di plastica degli yogurt sono finiti nello stesso raccoglitore del biodegradabile. Fatto presente alle due signore del catering Serenissima, da me e da un’altra ragazza, sono stati eliminati i rifiuti impropri. Una delle signore ha affermato: “Abbiamo un ragazzo che controlla e divide i rifiuti.” Sono molto scettica nei confronti di una separazione post evento, perché nel maggiore dei casi non viene effettuata. Sarebbe bastato aggiungere due piccoli contenitorini sui tavoli per TetraPak e plastica. La gestione dei rifiuti è importante sia in termini di emissioni di Co2 e riutilizzo dei materiali. Sono questo tipo di azioni, nel piccolo e nella quotidianità, come ha dimostrato il convegno stesso, che fanno la differenza.