Giugliano, le emissioni nocive delle discariche dei veleni: una minaccia per l'ambiente e la salute
Per la prima volta è stato consentito ai ricercatori coordinati dall’Isafom-Cnr di accedere senza restrizioni ad un complesso di discariche, rilevando liberamente ogni genere di parametri ambientali per ricostruire un quadro delle emissioni di sostanze gassose nocive e del loro impatto sulla popolazione e gli ecosistemi agrari
21 June, 2017
Le discariche dell’agro di Giugliano sono note per gli sversamenti di rifiuti tossici da parte della malavita organizzata e rappresentano una minaccia costante per l’ambiente e la salute pubblica. Al termine di uno studio durato due anni, una task force di ricercatori coordinati dall’Isafom-Cnr ha ricostruito un quadro esauriente delle emissioni di sostanze gassose nocive e del loro impatto sulla popolazione e gli ecosistemi agrari, un aspetto ad oggi poco conosciuto e sempre più al centro dell’attenzione.
Lo studio, denominato 'BioQuar' (Biogas e qualità dell'aria), ha riguardato le discariche di Masseria del pozzo, Schiavi, Novambiente ed ex-Resit ma rilievi sono stati condotti anche sulle altre cave e depositi di ecoballe della zona, per fornire un quadro esaustivo dello stato dell’atmosfera.
Grazie alla gestione commissariale dei siti, per la prima volta è stato consentito ad un organismo di ricerca di accedere senza restrizioni ad un complesso di discariche, rilevando liberamente ogni genere di parametri ambientali, laddove la gestione privatistica impone normalmente vincoli e limitazioni. Per tali motivi, le serie storiche e i dati analitici raccolti sino ad oggi costituiscono un patrimonio di notevole valore per la popolazione, la pubblica amministrazione, i decisori e la comunità scientifica.
“Il piano di osservazione si è articolato su diverse scale - riferisce Enzo Magliulo, coordinatore di BioQuar - dai rilievi di dettaglio effettuati sulla superficie di discarica e nei tubi di captazione, alla misura continuativa delle emissioni tramite un apparato di misura dello scambio gassoso situato su di un traliccio alto 25 metri - fino alla scala di paesaggio, con le campagne aeree dei due velivoli da ricerca SKY-Arrow ERA di Isafom-Cnr”.
Oggetto dello studio sono le emissioni di biogas, una miscela di sostanze gassose rilasciate in atmosfera per effetto dei processi di fermentazione batterica dei residui organici, che comprende gas serra e Composti organici volatili (COV), alcuni dei quali costituiscono un pericolo diretto o indiretto per l'ecosistema e la salute umana.
Secondo Rita Baraldi di Ibimet-Cnr “I COV emessi in maggiori quantità appartengono alla famiglia dei composti aromatici: il più abbondante è risultato lo xilene, seguito da toluene, benzene, etilbenzene, trimetilbenzene e tetrametilbenzene, tutte sostanze notoriamente nocive per la salute. Sono stati anche identificati composti terpenici, responsabili della formazione dello smog fotochimico e tra i principali agenti delle molestie olfattive”.
La conoscenza dei ratei emissivi e della meteorologia locale ha guidato l’utilizzo di modelli numerici, che hanno consentito di delimitare l’area di massima ricaduta delle sostanze nocive emesse in condizioni normali, ma anche dei prodotti di combustione dei recenti incendi dolosi di Resit e Masseria del Pozzo e di generare mappe della dose di sostanze tossiche assorbite dai sistemi agricoli e dalla popolazione.
Giuseppe Brusasca di Arianet afferma che “le concentrazioni in aria dei COV sono risultate inferiori alle soglie di riferimento per la nocività sulla salute umana. Questo risultato può essere considerato in larga misura atteso in quanto la dispersione atmosferica non è il vettore principale di diffusione degli inquinanti gassosi dalle discariche. Ciononostante, va considerato che le sostanze che danno origine alle concentrazioni relativamente più elevate sono composti di provata nocività e che il contributo delle emissioni in atmosfera delle discariche va a sommarsi a valori di fondo, potenzialmente non trascurabili, dovuti all’insieme delle sorgenti presenti sul territorio dell’agglomerato Napoli-Caserta”.
Fonte: Cnr