'L’impatto devastante della chiusura dei nasoni a Roma'. Per 10mila persone sono l'unica fonte d'acqua
Si alzano diverse voci di protesta contro la chiusura delle fontanelle di Roma decisa da Acea a causa della crisi idrica che sta colpendo la Capitale. Il provvedimento negherebbe l'accesso all'acqua a circa 10mila perone che vivono per strada
30 June, 2017
"Certo, interrompere l’erogazione di acqua potrebbe comportare una riduzione degli sprechi, ma quali altre conseguenze potrebbero verificarsi, e soprattutto chi ne pagherebbe le spese?" Associazione 21 luglio critica fermamente la decisione di chiudere i nasoni di Roma, le storiche fontanelle della città, perché significherebbe negare l'accesso all'acqua a tantissime persone che vivono in strada o comunque in condizioni di grave indigenza. Senza dimenticare che i nasoni costituiscono solo l'1% dello spreco complessivo, mentre il 50% circa dell'acqua richiesta dalla Capitale si perde durante il tragitto a causa di mancata manutenzione, vandalismo e attività illecite.
"Secondo un’indagine sulla condizione delle persone che vivono in povertà estrema realizzata tre anni fa – a seguito di una convenzione tra Istat, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora e Caritas Italiana – " scrive Associazione 21 luglio - sono 7.700 a Roma le persone senza fissa dimora che utilizzano i servizi mensa o accoglienza notturna della Caritas. Ma il numero non è certo esaustivo e ad essi andrebbero aggiunti i transitanti (minori e non) e le famiglie rom in emergenza abitativa che vivono in insediamenti informali. Per tutte queste persone i nasoni costituiscono l’unica fonte di approviggionamento di acqua per bere, cucinare e lavarsi".
Secondo Associazione 21 luglio, bloccare l’acqua delle fontanelle significherebbe negarne l’accesso ai circa 10 mila indigenti che vivono nella Capitale, "persone invisibili di cui tendiamo a dimenticare l’esistenza e i bisogni ma che continuano a esistere, nonostante tutto. L’interruzione dell’erogazione dell’acqua dalle fontanelle della Capitale tra cui anche bambini e neonati".
Rinaldo Sidoli dei Verdi parla di “una scelta scellerata e inadeguata. L’acqua è vita. Si sta negando la libertà dalla sete. Un animale che non può bere muore. Una persona anziana che non si può rinfrescare o idratare può avere dei malori con conseguenze peggiori. L’acqua è un diritto universale stabilito per legge dopo il referendum del 201. Ogni anno l'Italia perde ben 2,8 milioni di metri cubi di acqua al giorno a causa del mancato rimordenamento della rete idrica. Il piano degli acquedotti italiano risale al 1968, aggiornato parzialmente solo nel 1975".
Contrari al provvedimento anche Piergiorgio Benvenuti di Ecoitaliasolidale: "Decidere di chiudere i nasoni di Roma sposta il problema ma non lo risolve. I numeri parlano chiaro: la reale criticità è il fenomeno della dispersione che raggiunge circa il 45% delle perdite mentre le fontanelle diffondono appena l’1,1% dell’acqua messa in rete dall’Acea. I nasoni, oltre a rappresentare un pezzo della storia e tradizione cittadina, costituiscono senza dubbio un refrigerio per chi vuole dissetarsi in strada, in primis per i senzatetto, ma anche per gli animali e l’ipotesi di una loro chiusura sarebbe in un certo senso il venir meno di un servizio sociale. Senza contare un incremento esponenziale di inquinamento da bottiglie in plastica".