Raccolta plastica in stato di sofferenza
Migliaia di tonnellate di scarti di plastica, risultato della selezione della raccolta differenziata, stoccate nelle piattaforme senza poter trovare la destinazione finale consueta. Come mai? Prime ipotesi di Eco dalle Città
13 July, 2017
Migliaia di tonnellate di scarti di plastica, risultato della selezione della raccolta differenziata, stoccate nelle piattaforme senza poter trovare la destinazione finale consueta: inceneritore o discarica. Una situazione che accomuna buona parte delle province piemontesi ma che si sta verificando anche in altre zone d’Italia. Come scrive il quotidiano La Stampa, che ha sollevato il caso in un articolo sulle pagine di Torino, la catena si è spezzata qualche mese fa ma presenta il conto soltanto adesso: gli inceneritori sono pieni e tendono a non ricevere i rifiuti speciali (come la plastica); i centri di smistamento non sanno più a chi portare gli scarti e quindi non accolgono più i carichi in arrivo dai Comuni; e le aziende di raccolta rifiuti, non sapendo dove portare il contenuto dei bidoni, minacciano di non svuotarli più. Come mai? Secondo la ricostruzione del quotidiano torinese mancherebbero gli impianti: A Torino le discariche - scrive ancora La Stampa - sono di fatto chiuse. E l’inceneritore viaggia a pieno regime. Da solo non basta e questo gli consente di scegliere che cosa “ospitare”. Ovviamente Trm, la società che lo gestisce, all’80% di Iren, privilegia quel che più rende: e poiché i rifiuti urbani valgono circa 113 euro a tonnellata e quelli speciali meno di 100 il conto è presto fatto. Non a caso, da qualche mese al Gerbido plastica, rifiuti ingombranti, resti di lavorazioni entrano di rado. L’impianto è saturo. Così è sorto il problema.
Prime ipotesi di spiegazione
Le difficoltà nella gestione della filiera del recupero degli imballaggi in plastica, che stanno emergendo in questo luglio 2017, non sono una novità assoluta e, almeno in parte, tendono a riproporsi ad ogni estate, quando i consumi aumentano e quindi anche i rifiuti conferiti. Quest’anno tuttavia Il problema sembra essere più acuto, soprattutto per quella quota di imballaggi o comunque "rifiuti" di plastica che, non essendo avviabili a riciclo, diventano scarti degli impianti di selezione e sono destinati in genere agli inceneritori o comunque alla produzione di combustibili da rifiuti, più raramente ormai alla discarica
La raccolta differenziata della plastica, infatti, pur restando l’immesso al consumo sostanzialmente stazionario, continua a crescere, con un trend anche notevolmente superiore alle previsioni (il consorzio COREPLA aveva messo a bilancio una crescita del 7% nel 2017 rispetto al 2016, ma si parla invece di un + 12% nel primo trimestre di quest’anno). Già questa circostanza mette sotto stress l’intero sistema, a cominciare dagli impianti di primo conferimento per poi arrivare ai centri di selezione di COREPLA.
Bisogna inoltre tener conto che, come detto, una parte (tendenzialmente crescente) della raccolta differenziata degli imballaggi di plastica, per le sue caratteristiche che la rendono non selezionabile o comunque non collocabile sul mercato del riciclo, dopo la fase di selezione è destinata al recupero energetico, per cui se gli impianti di destino finale, come sostenuto da La Stampa, preferiscono dare la precedenza ad altre tipologie di rifiuti perché più convenienti, è chiaro che il sistema rischia di ingolfarsi.
Questa situazione è già di suo preoccupante e rischia comunque di far aumentare i costi per COREPLA. Se per giunta tra le concause dovessero esserci anche fenomeni “patologici”, per cui l’aumento della raccolta non dovesse derivare solo dal maggior impegno dei cittadini ma fosse “aiutato” da comportamenti scorretti di soggetti interessati ad aumentarla surrettiziamente per ricevere corrispettivi maggiori in base all’ accordo Anci-Conai (ad esempio facendo rientrare nel circuito della raccolta scarti degli impianti di selezione che avrebbero dovuto essere inviati a recupero energetico), il danno economico e gestionale sarebbe molto più grande, perché gli stessi rifiuti, che non producono riciclo, sarebbero pagati due volte per raccolta, selezione e avvio a recupero energetico, oltre, come visto, pregiudicare la funzionalità e l’efficienza dell’intero sistema.
Prima dichiarazione di Presidente Corepla
Il presidente di Corepla Ciotti ci ha mandato la seguente dihiarazione " al momento il panorama si configura così: le Multiutility non ritirano quella parte di plastica che non può essere valorizzata con il riciclo meccanico e dunque destinata a recupero energetico. Ci auguriamo che questo disservizio venga risolto dalle Multiutility nel più' breve tempo possibile".
I ritardi nell'accettazione del sovvallo o scarto della plastica da parte dei termovalorizzatori sarebbero determinati semplicemente da una situazione di relativo ingolfamento dovuta all'arrivo negli impianti del Nord di rifiuti da bruciare provenienti da altre regioni. Le aziende che gestiscono i termovalorizzatori darebbero la priorità a questi rifiuti che pagano di più o che comunque hanno un potere calorifico minore. La plastica concentra molto potere calorifico e quindi satura piu facilmente le possibilità degli impianti. Inoltre il sovvallo non riciclabile della plastica viene considerato formalmente un rifiuto speciale, quasi fosse nel circuito privato, ed è quindi piu difficile per le autorità coordinatrici dargli la priorità. La situazione tuttavia non dovrebbe provocare rallentamenti nella raccolta perchè tutti gli addetti ai lavori si stanno interessando per risolverla
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