Plasmix non bruciarlo ma utilizzarlo: una proposta di legge per favorire la diffusione dei prodotti in plastica eterogenea
Intervista di Eco dalle Città a Stefano Vignaroli, deputato M5S e vice presidente commissione bicamerale ciclo illecito Rifiuti, primo firmatario della proposta di legge. On line il testo della Pdl e la lettera inviata, tra gli altri, al ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, sulle "difficoltà nel trovare una destinazione alle plastiche eterogenee (plasmix)"
24 July, 2017
“Incentivare un'autentica economia circolare che trasformi le raccolte differenziate, ma anche gli impianti di selezione del rifiuto residuo in una fonte di materie prime seconde e recuperi anche gli scarti trasformandoli in nuovi prodotti”. È questo lo “scopo prioritario” della proposta di legge, primo firmatario il deputato del Movimento 5 Stelle e e vice presidente commissione bicamerale ciclo illecito Rifiuti Stefano Vignaroli, dal titolo “incentivi per favorire la diffusione dei prodotti derivanti da materiale post-consumo a base plastica (plasmix e scarti non pericolosi dei processi di selezione e di recupero)”. In che modo incentivare la diffusione di questi prodotti? “Al tal fine - si legge nel testo della proposta - si prevede l'istituzione del credito d'imposta per l'acquisto di prodotti e arredi derivanti dal plasmix e dagli scarti non pericolosi dei processi di selezione e di recupero, destinati ad arricchire il patrimonio sia pubblico che privato”. Se la proposta dovesse concretizzarsi, verrebbero inoltre introdotti “una serie di interventi di riqualificazione in aree pubbliche (parchi, giardini, aree demaniali marittime eccetera), prevedendo l'istituzione di un fondo, presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per l'acquisto di manufatti derivanti dal plasmix e dagli scarti non pericolosi dei processi di produzione industriale e della lavorazione di selezione dei rifiuti urbani residui”. Qualche settimana fa si sarebbe aspettato lo scoppio del “caso plasmix”? "È da tempo che il M5S segnala il problema delle plastiche che non vengono riciclate. Le lobbies degli inceneritori, oltre a essere affamati di plastica perché più bruciano più guadagnano, godono di incentivi ovvero di soldi pubblici che paghiamo in bolletta; a rimetterci sono i cittadini e chi deve pagarne lo smaltimento, ma soprattutto l'ambiente. Queste plastiche rappresentano, inoltre, una fetta sempre maggiore nelle raccolte differenziate ed, essendo erroneamente considerate dal sistema come uno scarto, vengono immagazzinate in attesa di pagare qualche inceneritore che le bruci. A volte, non a caso credo, sono materiali oggetto di incendi dolosi. Queste plastiche potrebbero, invece, tornare materia e noi vogliamo invertire la rotta: basterebbe stimolare il mercato del recupero materia e non finanziare quello degli inceneritori. Il recupero materia è prioritario rispetto al recupero energia, lo dice anche l' Unione Europea. La tanto citata Germania non riconosce incentivi alla produzione energetica degli inceneritori. Noi, invece, lo facevamo, addirittura, riconoscendogli un incentivo massimo e l'UE ci ha bacchettato costringendoci a diminuirlo". "Per me può essere anche modificata apportando delle migliorie, purché diventi legge. Se c'è la volontà i fondi si trovano, visto che destinano 300 milioni di euro l'anno ai grandi lobbisti dell'incenerimento, e si può approvare anche velocemente. Hanno modificato la Costituzione introducendo il pareggio di bilancio in x mesi, figuriamoci una legge ordinaria di buon senso." Pregiatissimi Dott. Gian Luca Galletti Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Dott. Antonio Decaro Presidente ANCI Dott. Ivan Stomeo Delegato ANCI ai Rifiuti Consorzio COREPLA On. Ermete Realacci Presidente Commissione Ambiente Camera dei Deputati In riferimento alla lettera inviata al Ministero dell’Ambiente Gian Luca Galletti dal delegato Anci ai Rifiuti Ivan Stomeo e dal Presidente Antonio Decaro, riguardanti le criticità riscontrate dai Comuni e dal Corepla nel trovare una destinazione alle plastiche eterogenee (plasmix), vorrei segnalare che dal dibattito in corso, incentrato sulle difficoltà di assorbimento del plasmix da parte degli inceneritori, è totalmente assente qualunque riferimento al possibile recupero di materia da tale materiale. Sembra una mancanza davvero incredibile viste le conoscenze a cui siamo approdati oggi. Il lavoro svolto da me e dal M5S, in collaborazione con alcune imprese e tecnici del settore, potrebbe dare, sulla base di esperienze ed attività già consolidate, una svolta virtuosa alla gestione di questo materiale. La strategia di medio termine per superare le eventuali criticità congiunturali o cicliche nella gestione del plasmix devono, infatti, andare nella direzione di una riprogettazione dell’imballaggio, per promuoverne la riduzione ed in particolare, il minore ricorso alle componenti meno facilmente recuperabili anche attraverso lo strumento del contributo diversificato in applicazione del principio della responsabilità estesa del produttore. Tuttavia, nel breve termine, esistono, e sono già diffusamente applicate, tecnologie per il recupero del plasmix mediante la sua trasformazione in materiali e manufatti durevoli ed, a loro volta, ulteriormente riciclabili. Secondo i principi dell’economia circolare, è appena il caso di ricordarlo, il recupero di materia va sempre preferito al recupero energetico (ed anche l’analisi energetica sulla preservazione della energia incorporata, rispetto a quella recuperata mediante incenerimento, conferma ulteriormente tale preferibilità). Attualmente le plastiche eterogenee rappresentano circa la metà delle plastiche raccolte in maniera differenziata dai Comuni e comportano un costo di smaltimento per il Consorzio Conai, essendo prevalentemente inviate ad incenerimento. Possono, altresì, avere difficoltà di stoccaggio o essere oggetto di incendi, spesso dolosi, per evitarne i costi e le criticità di smaltimento. Sgomberiamo il campo da ogni dubbio: non occorrono necessariamente altri inceneritori per il plasmix ma si può e si deve recuperare in materia. Contrariamente a quanto avviene ora, questo materiale può essere totalmente trasformato in materia prima seconda, dando vita a nuovi manufatti. Ci sono imprese virtuose che utilizzano il plasmix per creare prodotti di alta qualità, come ad esempio tavoli di design italiano che vengono commercializzati in tutto il mondo, accessori e carenature di ciclomotori di una famosa azienda italiana, bancali, altalene, panchine e ogni genere di arredo urbano. Allo stato attuale, le imprese italiane che si occupano del riciclo degli imballaggi di plastiche miste post-consumo sono una piccola avanguardia che – pur di fronte all’interesse del mercato, del mondo ambientalista, delle istituzioni – si scontra sovente con condizioni sfavorevoli che si riassumono con alcuni gap di sistema: riciclare le plastiche miste ha costi industriali unitari superiori alla produzione di polimeri vergini; il mercato di sbocco dei prodotti in plasmix è ancora in una fase potremmo dire primordiale rispetto alle effettive potenzialità, e non è affatto sostenuto da norme, standard, regolamenti. Come è noto, il Governo italiano destina incentivi ai proprietari degli inceneritori che purtroppo bruciano queste plastiche per un totale di circa 300 milioni di euro annui; per quanto tali incentivi siano in linea di principio finalizzati a sovvenzionare la produzione di energia dalla parte “rinnovabile” del rifiuto (dunque, non dalla componente plastica) è evidente che tali incentivi tendano poi a distorcere le economie del sistema dell’incenerimento, rendendo meno costosa la combustione anche di materiali di derivazione totalmente fossile (come, appunto, le plastiche). Chi, invece, vuole valorizzare in recupero di materia che, ricordo, è una priorità della gerarchia europea dei rifiuti rispetto al recupero energetico, non riceve alcun contributo. Noi chiediamo, attraverso questa proposta di legge, l’istituzione di un fondo destinato ai Comuni e gli altri enti pubblici territoriali, dal quale possono attingere per compensare l’eventuale extra costo dell’acquisto di questi prodotti, misura che va, peraltro, nella direzione di sostenere l’attuazione dei principi relativi al Green Public Procurement (acquisti verdi), tema che, sinora, ha trovato applicazione limitata ed inferiore alle attese. Si prevede, fra l’altro, l’agevolazione fiscale per le imprese, attraverso il credito di imposta, per l’acquisto di prodotti e arredi derivanti dal plasmix, destinati ad arricchire il patrimonio sia pubblico che privato. Viene, altresì, introdotta una disposizione che riguarda l’obbligo di realizzare tutti i veicoli con almeno il 30 per cento delle plastiche riciclate provenienti dal trattamento dei veicoli fuori uso. Percentuale destinata ad aumentare a partire dal 2025. Crediamo, dunque, che occorra da parte del Governo un piccolo sforzo economico, poiché questa iniziativa legislativa può rappresentare un volano per un nuovo virtuoso mercato, che fa bene all’ambiente e all’economia. Invito, pertanto, il Governo e tutte le forze politiche parlamentari a prendere in esame la proposta di legge recante “Incentivi per favorire la diffusione dei prodotti derivanti da materiale post-consumo a base plastica (plasmix e scarti non pericolosi dei processi di selezione e di recupero), nonché disposizioni concernenti la realizzazione dei veicoli”. Ringraziamo per aver collaborato alla stesura della citata proposta Revet, Polycykle, Nowaste International, AIRA (Associazione Industriale Riciclatori Auto) e diversi tecnici del settore. Distinti saluti Deputato Stefano Vignaroli
"È una proposta di legge virtuosa e di buon senso, alla quale hanno contribuito alla stesura alcune aziende di settore e attualmente è anche in discussione sul portale Rousseau del Movimento 5 Stelle. Abbiamo chiesto al PD di metterla subito in calendario per avviarne l'esame. I Presidenti della Commissione bicamerale ciclo illecito Rifiuti e della Commissione Ambiente si son dichiarati disponibili a discuterne, e mi auguro che sia fatto".
"Questa legge potrebbe stimolare il recupero materia da subito. Alcune imprese sono già operative pur soffrendo la concorrenza sleale degli incentivi al recupero energetico e pur dovendo vendere i loro prodotti ad un prezzo superiore rispetto chi usa plastiche vergini che stanno invadendo il nostro pianeta. Occorre quindi ridurre la produzione dei rifiuti. Il Parlamento ha approvato la nostra proposta sul vuoto a rendere seppur depotenziandola, ma il Governo non ha ancora emanato i decreti attuativi. In un' economia dove ogni anno si deve produrre sempre di più, ridurre i rifiuti non fa comodo a nessuno. Occorre aver coraggio nel puntare alla qualità e non alla quantità di ciò che si produce e non possiamo delegare alle generazioni future i costi ambientali”.
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