“Orti urbani come barriere, per unirci contro la paura”
La proposta di Michelangelo Pistoletto: “Si possono installare cassoni pieni di terra nei quali i cittadini coltivino ogni tipo di vegetale, dai fiori alla verdura” – da La Repubblica edizione Torino del 1° settembre 2017
31 August, 2017
di Gabriele Guccione
L’impatto visivo delle barriere antiterrorismo è «decisamente negativo». Ma soprattutto è per rispondere ai terroristi, «che ci vogliono dividere », che l’artista Michelangelo Pistoletto, uno dei protagonisti dell’arte povera, propone di «trasformare le barriere in oggetti capaci di riunire, di diventare punto di incontro per la collettività, senza rinunciare a proteggerci».
Maestro Pistoletto, approva l’idea di trasformare i new jersey di calcestruzzo sorti come funghi in piazza San Carlo e Castello e le 50 fioriere disseminate per le vie pedonali del centro in interventi artistici?
«Se gli artisti intervengono e mettono a disposizione le loro idee e la loro arte per rendere queste barriere qualcosa di diverso, per costruire un messaggio di risposta al terrorismo e alla violenza, penso sia una bella cosa”.
Per un’artista è interessante confrontarsi con un tema e una committenza simili?
«Sì, per me lo sarebbe».
Lei che cosa farebbe?
«Io non avrei il tempo per occuparmene, ma l’idea di far irrompere l’arte in un terreno come questo mi sembra molto opportuna, specialmente per i giovani».
Le sarà venuta in mente un’idea per questo intervento?
«La mia proposta è di ricorrere al verde, ma non nel modo classico con le fioriere. Per esempio si potrebbero installare dei cassoni pieni di terra dentro i quali i cittadini possano coltivare ogni genere di vegetale, dai fiori alla verdura ».
Orti urbani?
«Sì, delle aiuole urbane condivise attorno alle quali i cittadini possano riunirsi per curare ortaggi e piante. I blocchi di calcestruzzo non sono soltanto brutti dal punto di vista estetico, ma anche da quello psicologico: ci dividono, rendono le nostre città meno unite. Ecco, questo in fondo è l’effetto che cercano i terroristi: la divisione. Noi, invece, dovremmo rispondere trasformando la violenza in un’opportunità per migliorare i rapporti tra le persone e la partecipazione collettiva».
Dopo l’iniziativa partita da Repubblica, l’amministrazione comunale di Torino lavora per coinvolgere in quest’azione gli studenti dell’Accademia Albertina e gli artisti di strada: è una strada che condivide?
«Sì, molto: è importante per i giovani trovare terreni di confronto e di sperimentazione».
Lei crede che gli attuali new jersey debbano essere sostituiti da opere d’arte vere e proprie o che possano diventare un supporto per questi artisti?
«Se esistono già delle strutture è possibile anche intervenire su chopard replica watches quelle, a meno che non si abbia l’intenzione di creare delle opere totalmente nuove. Ma credo proprio che l’amministrazione comunale non abbia i denari per un’operazione di questo tipo. Un modo per aggirare il problema, però, ci sarebbe».
E quale?
«Si potrebbe anche chiedere agli artisti di offrire gratuitamente il loro lavoro. Tuttavia penso che lasciare spazio ai giovani sia positivo, un’occasione di crescita per tutti e per l’insorgenza di nuove idee».