Osservazioni di Legambiente alla Strategia Energetica Nazionale
Alla vigilia della chiusura della consultazione pubblica del documento di revisione della SEN, prevista il 12 settembre, Legambiente ribadisce alcune delle osservazioni già inviate al governo, per rendere il documento veramente efficace nel guidare le politiche per l’energia e il clima nei prossimi anni in Italia
08 September, 2017
Alla vigilia della chiusura della consultazione pubblica del documento di revisione della SEN, prevista il 12 settembre, Legambiente ribadisce alcune delle osservazioni già inviate al governo, per rendere il documento veramente efficace nel guidare le politiche per l’energia e il clima nei prossimi anni in Italia.
“La nuova SEN - dichiara la presidente di Legambiente Rossella Muroni - rappresenta un passo avanti perché tenta di dare centralità alla questione climatica e prevede l’uscita dal carbone, anche se con 10 anni di ritardo rispetto alla proposta delle associazioni ambientaliste. Ma le analisi contenute nel documento dimostrano che gli obiettivi non saranno raggiungibili se il governo non individuerà misure più concrete di promozione delle rinnovabili in un nuovo sistema energetico distribuito, dell’efficienza energetica e della mobilità sostenibile. Senza contare che le autorizzazioni alle trivellazioni entro le 12 miglia che sono state recentemente accordate dal governo rischiano di rendere questi obiettivi ancora più difficili da conquistare”.
Diversi i punti su cui Legambiente chiede all’esecutivo di intervenire. Innanzitutto, per dare seguito agli impegni presi con l’Accordo di Parigi, l’individuazione delle misure nazionali di attuazione degli obiettivi europei al 2030 devono tenere conto dello scenario al 2050, quando il nostro settore energetico dovrà essere completamente decarbonizzato. Proprio la mancanza di questo scenario, accompagnato dalla mancanza di analisi puntuali su riduzione dei consumi, efficienza, valore delle rinnovabili e della generazione distribuita, induce a compiere una valutazione errata sul ruolo del gas nei prossimi anni, ritenendolo centrale e fondamentale per soddisfare le esigenze energetiche dell’Italia. Tanto da prevedere metanizzazioni su intere porzioni di territori, per esempio in Sardegna, invece di proporre soluzioni lungimiranti in grado non solo di ridurre la nostra dipendenza dalle fonti fossili ma anche di rispettare gli accordi internazionali e salvare il nostro Pianeta dal surriscaldamento globale.
Nella SEN sono totalmente sottovalutati i vantaggi, per aziende, industrie e cittadini, che possono derivare dal unsistema energetico basato sulla generazione distribuita che se accompagnata con regole chiare e trasparenti può dare risposte ai problemi della rete, portando flessibilità e nuovi scenari per il mercato elettrico.
Questi cambiamenti devono essere accompagnati da nuove procedure di approvazione degli impianti e da una revisione delle Linee guida, perché l’incertezza è ancora oggi una delle principali barriere in Italia alla diffusione degli impianti da fonti rinnovabili. In molte Regioni italiane è di fatto vietata la realizzazione di nuovi progetti da rinnovabili, tra i limiti posti con il recepimento delle linee guida nazionali e i veti dalle soprintendenze. Occorre dare regole certe ai territori e ai cittadini. Inoltre, l’obiettivo delle fonti rinnovabili al 2030 appare troppo timido (48-50% per la parte elettrica) rispetto alle potenzialità del nostro Paese e allo sviluppo tecnologico in corso, e poco netto nella prospettiva di accompagnamento dello sviluppo delle rinnovabili nel nostro Paese. C’ è una sottovalutazione importante del valore delle diverse tecnologie, a partire dal settore termico dove la SEN faricadere essenzialmente sulle sole pompe di calore gli obiettivi che riguardano le rinnovabili termiche, non tenendo conto del progresso tecnologico degli impianti di riscaldamento a biomasse, della geotermia in media e alta entalpia, e neanche del ruolo che può avere il solare termico in particolare al Sud e per le utenze turistiche.
Sul fronte dell’efficienza energetica, accontentarsi di avere migliori prestazioni rispetto alla media degli altri Paesi europei e di proiezioni che dovrebbero portare a raggiungere gli obiettivi fissati dalle Direttive, non va bene in un Paese che davvero vuole credere nello scenario di cambiamento energetico e climatico, e vuole beneficiare delle riduzioni di importazioni e di spesa possibili (evidenziate nell’ultimo rapporto di Confindustria). Per Legambiente è necessario avviare un’attenta analisi degli strumenti incentivanti utilizzati finora, per comprendere che cosa ha funzionato e che cosa no, oltre a un coordinamento migliore tra i ministeri e l'Enea.
Essenziale la semplificazione degli interventi di retrofit energetico di edifici, ma anche lo sviluppo di strumenti puntuali in tema di Fuel Poverty in grado di aiutare le famiglie e di spingere i comportamenti virtuosi. Serve, per esempio, una maggiore comunicazione sull’accesso al Bonus Energia, considerata l’alta percentuale di aventi diritto che non ne fa richiesta dei 4 milioni stimati almeno il 50% non ne ha mai fatto uso.
I trasporti sono il tema che appare meno sviluppato nella SEN. Legambiente chiede che vengano fissate con chiarezza due scelte: la riduzione del parco circolante come prospettiva strategica e la spinta all’efficienza nei carburanti, a partire dallo stop alla vendita di auto diesel. In particolare rispetto alle auto elettriche la SEN pone il Governo italiano in un ruolo di “osservatore inerziale”; un errore per l'industria italiana. Con esclusione, per ora, del trasporto pesante, il resto della mobilità a motore dovrà migrare quasi totalmente verso l'elettrico (plug-in, full electric, fuel cell) perché oramai va in quella direzione l'evoluzione tecnologica dei mezzi di trasporto. Inoltre,mancano nel documento indicazioni sugli interventi per promuovere il trasporto pubblico e lo sharing.Nonostante i dati dimostrino che proprio l’inadeguatezza dell’offerta di trasporto pubblico nelle aree urbane (dove vive oltre il 40% della popolazione italiana) rappresenti il problema più rilevante della mobilità in Italia.
Ultimo punto, ma non per importanza, i sussidi alle fonti fossili. Cancellarli deve diventare una priorità in tutto il mondo perché come sottolineato da Fatih Birol, il capo economista dell’Agenzia Internazionale per l’energia (IEA), “Oggi, il più grande macigno sulla strada delle fonti rinnovabili sono i sussidi alle fonti fossili”.