Raccolta differenziata, le performance italiane tra le migliori in Europa e si può ancora migliorare
Abbiamo intervistato Enzo Favoio, della Scuola Agraria del Parco di Monza e Coordinatore Scientifico Zero Waste Europe, sui dati che fanno dell'Italia uno dei migliori paesi al mondo per la raccolta differenziata: "Numeri che ci invitano a fare meglio, ma alimentano l’entusiasmo nel farlo e consolidano la convinzione di poterlo fare"
22 December, 2017
Eunomia, la società di consulenza strategica nel
settore di gestione dei rifiuti, coinvolta spesso dalle Istituzioni UE e dai
Governi nazionali, nel rapporto elaborato in collaborazione con l'European
Environmental Bureau (EEB) e presentato a metà dicembre ha analizzato i dati sul riciclaggio provenienti da tutto il
mondo.
I tassi di raccolta differenziata sono stati 'normalizzati,
allo scopo di togliere alcuni fattori distorsivi, ad esempio l'alta
assimilazione di rifiuti commerciali nei dati di alcuni Paesi (come quelli
tedeschi), o l'inclusione di quote di materiali recuperati dagli
inceneritori da parte di altri.
Ne abbiamo parlato con Enzo Favoino della Scuola Agraria del Parco di Monza e Coordinatore Scientifico Zero Waste Europe.
Tra i paesi che guidano la classifica del riciclaggio dei rifiuti urbani c’è anche l’Italia. Quali sono gli altri paesi e che considerazioni si possono sviluppare su questi dati?
Sì, come si può leggere nei grafici inclusi nello studio Eunomia tra i 10 paesi con i tassi più alti di raccolta differenziata al mondo c’è anche l’Italia che ha addirittura superato alcuni paesi considerati storicamente roccheforti della raccolta differenziata. Per esempio l’Olanda, in cui i tassi di RD sono da tempo in stallo per la necessità di alimentare la sovracapacità di incenerimento. Andamento quest’ultimo che condiziona anche la Germania, la Svizzera e l’Austria, paesi che potremmo superare a breve se proseguissimo ulteriormente con la diffusione delle buone pratiche. Vienna, città in cui non si separa lo scarto alimentare delle famiglie, è infatti ferma ad un 35% scarso di RD. Questo dato offre una ulteriore opportunità di riflessione sulla piena compatibilità tra incenerimento e riciclo, alla luce degli obiettivi incrementali tabellati dal Pacchetto UE sulla Economia Circolare di prossima approvazione.
A proposito del rapporto
tra incenerimento e raccolta differenziata, tra i 10 paesi leader non c’è la
Danimarca che invece viene citata spesso come esempio virtuoso.
Sì, questa è
l’altra evidenza clamorosa del Rapporto, non che noi non lo sapessimo... Con
una clamorosa sovracapacità di incenerimento ereditata da altre epoche, in cui
si pensava che i tassi di riciclo non sarebbero mai aumentati oltre certi
livelli, Svezia e Danimarca sono fuori dalla classifica. C’è una consapevolezza
diffusa tra chi si occupa di strategie di settore in Europa e nel mondo, che
entrambe dovranno affrontare il dilemma di dare una forte accelerazione
ai programmi di sviluppo della RD nel medio termine (una buona notizia è stata
l’introduzione della raccolta dell’umido a Copenhagen, sulla base dell’esempio
trainante di Milano) come previsto dal Pacchetto Economia Circolare; ma allo
stesso tempo, la cosa può comportare e comporta condizioni di sofferenza
finanziaria agli inceneritori esistenti, in particolare quelli realizzati
ultimamente contro qualunque ragionevole evidenza. Gli scenari finanziari
incerti sono già evidenti nel caso dell’inceneritore di Amager Bakke a
Copenhagen, il famoso, e discusso, inceneritore “con la pista da sci sul
tetto”, un impianto che sta già alimentando dubbi su cosa ci si potrà bruciare.
(per approfondimenti, vedere http://murmur.dk/copenhagens-dirty-white-elephant/ e https://zerowasteeurope.eu/2017/10/copenhagen-goes-all-in-on-incineration-and-its-a-costly-mistake/)
Quali sono le prospettive in Italia? Su cosa bisogna
investire?
I dati pubblicati
da Eunomia ci invitano a fare meglio, ma alimentano l’entusiasmo nel farlo e
consolidano la convinzione di poterlo fare. Immaginiamo quale potrebbe essere
la prestazione nazionale se riuscissimo a generalizzare le buone pratiche
diffuse in tanti casi italiani di eccellenza mondiale; pratiche che hanno da
tempo stimolato interesse, studio ed emulazione da parte di Città, Regioni,
Paesi esteri. Ma se posso: immaginiamo se anche le istituzioni centrali riuscissero
a generare ed a portare a sistema una "narrativa del fare" attorno a
queste evidenze: esportando la nostra capacità di progettare ed organizzare,
anziché promuovere strategie divergenti come quanto previsto dallo
Sblocca-Italia, che rischia di fare importare tecnologie di incenerimento
altrove ormai decotte, sotto lo slogan di una malintesa "modernità".
Ancora una volta, è importante sottolineare che il 65% di RD previsto dal Testo
Unico, ed il 65% di recupero materia che verrà a breve adottato nel Pacchetto
Economia Circolare sono gli obiettivi minimi, non massimi. Lo Sblocca-Italia
assume questo errore concettuale, e noi sappiamo che invece si può essere più
ambiziosi, che ci sono già evidenze della praticabilità di obiettivi più
ambiziosi, ad ogni latitudine delle nostre ed anche in area vasta, e che se
pure non si può fare in poche settimane, non servono neanche secoli. Ma bisogna
programmare con convinzione in tale direzione, e l’Italia potrebbe davvero
consolidarsi come caso di eccellenza mondiale nel suo insieme, capace di
esportare capacità di progettazione ed organizzazione.
Come possiamo
leggere questi dati rispetto a quelli delle 20 regioni italiane pubblicati nel
rapporto Ispra?
Sono considerazioni che già abbiamo sviluppato qualche settimana
fa, al momento della pubblicazione del Rapporto ISPRA. L'Italia sta ormai a
pieno titolo tra i Paesi più performanti in termini di RD. Tanto da essere
individuata dalla stessa Commissione UE, e dal Commissario all’Ambiente Vella,
come contenitore di pratiche ottimizzate da diffondere presso i Paesi
ritardatari della UE, nelle iniziative volte ad accelerare la “compliance”, il
conseguimento degli obiettivi tabellati dalle Direttive.
Ma sapete che siamo amanti dei dettagli, e abbiamo già
sottolineato che le nostre medie nazionali sono il frutto di ampie differenze:
tengono dentro anche il fardello delle aree di arretratezza ancora diffuse
lungo lo stivale, mentre vengono trainate da alcune delle esperienze più
avanzate al mondo. Mi riferisco alle Regioni già al 70% di RD, alle diverse
Province sopra l'80%, e ai molti Comuni addirittura attorno o sopra il 90% di
RD. Mentre in termini di produzione del rifiuto residuo (RUR), tante comunità
sono abbondantemente sotto i 100 kg/ab di RUR, molti sotto i 50 kg. E per noi,
che lavoriamo (in coerenza con le previsioni del Pacchetto Economia Circolare)
congiuntamente sulla riduzione del RU e sulla sua raccolta differenziata, è
proprio questo, la minimizzazione del RUR in kg/ab, il migliore modo di
misurare il progresso e la virtù, anziché il solo tasso di RD.
Siamo dunque contenti che sempre più spesso negli strumenti
programmatori delle Regioni (tra le più recenti, l’Abruzzo) vengono adottati
obiettivi di minimizzazione del RUR, a fianco di quelli di RD. Una nuova
metrica di sistema che peraltro, ed ancora una volta, ci fa registrare, sul
nostro territorio nazionale, le esperienze più avanzate al mondo.