Sacchetti. Università di Pisa: 'Biodegradabili, ma non troppo'. Assobioplastiche: conclusioni non corrette e non aderenti ai contenuti dell'articolo scientifico
Assobioplastiche risponde al comunicato dell'Università di Pisa: "Quando un articolo scientifico viene fatto uscire dai luoghi di discussione accademici e viene tradotto in titoli giornalistici, il rischio di confondere le idee al lettore è alto. L’articolo non studia la biodegradabilità, quindi conclusioni sulla biodegradabilità non possono essere dedotte". On il testo della risposta
18 January, 2018
Con riferimento al comunicato emesso dall’Università di Pisa, (“Biodegradabili, ma non troppo - Pubblicato uno studio sull’impatto nell’ambiente marino delle buste di bioplastica di nuova generazione”) il Comitato Tecnico di Assobioplastiche, pur considerando che l’articolo del team dei ricercatori pisani (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28679119) appare basato su un corretto approccio metodologico, ritiene che le conclusioni del comunicato stampa, riassunte dal titolo “Biodegradabili ma non troppo”, non siano corrette e non siano aderenti ai contenuti dell’articolo scientifico. Quando un articolo scientifico viene fatto uscire dai luoghi di discussione accademici e viene tradotto in titoli giornalistici, il rischio di confondere le idee al lettore, non necessariamente esperto della materia, è alto. Purtroppo notiamo che questo è quello che è accaduto in questo caso. L’articolo non studia la biodegradabilità, quindi conclusioni sulla biodegradabilità non possono essere dedotte. Tratta invece della disintegrazione fisica di sacchi che, sulla base di uno schema sperimentale adottato dai ricercatori pisani, sono stati interrati manualmente nel sedimento. Sono state così create condizioni artificiose di cui deve essere tenuto debito conto nella valutazione dei risultati, sia di degradazione che di interazione con le alghe studiate. Quindi, e crediamo che i ricercatori pisani possano essere d’accordo con noi, saranno necessari ulteriori studi per giungere a conclusioni scientificamente più robuste. Questo significa che le plastiche biodegradabili “spariscono” magicamente a contatto con il mare? Ovviamente no, così come è ovvio che si possano creare delle interazioni tra un materiale solido (sia esso di plastica biodegradabile o di tessuto, come il cotone, o anche semplicemente una foglia) e l’ecosistema circostante. La posizione dell’industria delle bioplastiche a tal punto è chiara: tutti i rifiuti devono essere raccolti mediante la raccolta differenziata e recuperati. Il rilascio incontrollato in ambienti naturali non è una opzione, neppure per i rifiuti biodegradabili. Le plastiche biodegradabili in particolare devono essere recuperate mediante riciclo organico. Vero è che, per alcune plastiche biodegradabili, si stanno già evidenziando dimostrazioni di biodegradazione sostanziale in ambiente marino. Sono veloci? Sono lente? Tutto è ovviamente relativo, ma sicuramente sappiamo di non sbagliare dicendo che sono molto più veloci delle plastiche convenzionali che, purtroppo, non sono state incluse come riferimento nello studio di Pisa. Ma, come noto, la ricerca scientifica è lunga e procede per passi successivi ricchi di prove e di verifiche.