Green Economy, Conai: 'Occorre mercato europeo per materie prime seconde altrimenti i programmi sull’economia circolare sono inutili'
Il presidente di Conai, Giorgio Quagliuolo, è intervenuto alla conferenza “La nuova Strategia di Sviluppo Sostenibile dell’Italia e le opportunità per la Green Economy" organizzata da GEO, l’Osservatorio sulla Green Economy attivato dallo IEFE – Università Bocconi
23 January, 2018
di Tiziana Giacalone
Lunedì 22 gennaio presso l'Università Bocconi di Milano si è tenuta la conferenza su “La nuova Strategia di Sviluppo Sostenibile dell’Italia e le opportunità per la Green Economy" organizzata da GEO, l’Osservatorio sulla Green Economy attivato dallo IEFE – Università Bocconi, in occasione dell’avvio del terzo ciclo biennale delle proprie attività di ricerca.
GEO costituisce la piattaforma di aggiornamento, dialogo e approfondimento sui temi della green e circular economy, a cui partecipano circa 50 soggetti leader tra imprese, istituzioni e consorzi. Nel corso dell’evento le organizzazioni aderenti si sono confrontate sulle nuove tendenze della green economy nel quadro dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e della nuova Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile. Al convegno ha partecipato anche il Conai.
Tre le chiavi di lettura principali: innovazione, competitività e consenso.
L’innovazione nella green economy richiede investimenti di cui le aziende non sempre dispongono. E se “il sistema consortile si mostra disponibile a finanziare la strategia di sviluppo sostenibile in assenza di un supporto economico e finanziario istituzionale”, come afferma Quagliuolo, presidente di Conai, per le aziende la situazione è diversa. Non tutte le realtà aziendali infatti valutano positivamente i benefici fiscali a favore della green economy; per alcune gli investimenti sostenibili hanno un ritorno economico meno certo degli investimenti tradizionali.
Innovazione secondo Quagliolo è "andare oltre l’utilità della raccolta differenziata. Bisogna che sia di qualità e in ogni caso da sola non basta, il fine ultimo è il riciclo”. Un chiaro riferimento alla necessità di avere impianti adeguati, sia nei numeri che nell'efficienza, per il riciclo dei materiali raccolti. E aggiunge: “Occorre costruire un mercato europeo per le materie prime seconde altrimenti i programmi sull’economia circolare sono inutili”.
Dagli interventi dei relatori (aziende che producono beni e servizi, come prodotti assicurativi) è emerso invece che gli imprenditori che scelgono di intraprendere la strada della sostenibilità sono quelli più competitivi e sensibili sulle opportunità offerte dalla green economy. E la sensibilità spesso dipende dalla diffusione istituzionale delle informazioni sulle politiche ambientali e sui vantaggi di mettere sul mercato prodotti sostenibili. Sembra che tutti siano d’accordo sulla necessità di un maggiore impegno da parte del ministero dell'Ambiente per un’informazione costante che adoperi quanti più strumenti possibili per divulgare le buone pratiche tra i cittadini e le aziende.
(foto formiche.net)