Smog nel Lazio, Greenpeace e Clinetearth diffidano la Regione: 'Piano ambientale obsoleto, se non arrivano misure in 60 giorni andiamo al Tar'
Le associazioni: "Il ripetuto sforamento, anno dopo anno, dei livelli di inquinamento relativi a sostanze come il biossido d’azoto (NO2) e le polveri sottili (PM10) ha consolidato una crisi ambientale e sanitaria, nel Lazio, che richiede provvedimenti della massima urgenza"
Il ripetuto sforamento, anno dopo anno, dei livelli di inquinamento relativi a sostanze come il biossido d’azoto (NO2) e le polveri sottili (PM10) ha consolidato una crisi ambientale e sanitaria, nel Lazio, che richiede provvedimenti della massima urgenza. La Regione Lazio, per contro, segue ancora oggi un piano per la qualità dell’aria obsoleto, adottato oltre otto anni fa sulla base di una normativa vecchia, del 1999, e che è assolutamente carente e inadeguato alla luce delle disposizioni più stringenti previste dalla normativa corrente.
Dal 2010, anno di recepimento della direttiva europea più aggiornata, in caso di sforamento dei limiti di legge per le concentrazioni di inquinanti, la legge impone alle Regioni di includere nei loro piani “misure appropriate affinché il periodo di superamento sia il più breve possibile”. A tal fine, le Regioni devono adottare un “Piano di Risanamento per la Qualità dell’aria”, in cui siano individuati i provvedimenti da adottare per ricondurre l’inquinamento atmosferico entro i limiti di legge, sia definito un calendario di interventi e siano valutati gli impatti e miglioramenti attesi. Tutti questi elementi, qualificanti del dettato normativo in vigore, sono assenti nel Piano attuale della Regione Lazio, facendone uno strumento del tutto inefficace.
Le omissioni delle istituzioni hanno, purtroppo, conseguenze gravi per la qualità dell’aria e la salute dei cittadini nel Lazio, con livelli di inquinanti costantemente fuorilegge. A sette anni dalla data di entrata in vigore dei valori massimi di concentrazione annuale di NO2, a Roma le soglie legali sono superate anche del 50%. La serie storica dei rilevamenti di ARPA Lazio rivela che la capitale ha livelli di inquinamento da NO2 minori, di pochissimo, solo a quelli di Torino, e spesso più alti di quelli di Milano.
Non va meglio con il PM10 nel frusinate, e in particolare nella Valle del Sacco: in dodici anni di vita della normativa su questo inquinante, i valori limite giornalieri sono stati superati puntualmente, anno dopo anno, fin quasi tre volte il numero consentito (fino a 93 giorni di sforamento nel 2017). Insomma, una “piccola Pianura Padana” nel centro Italia e una qualità dell’aria tra le peggiori in Europa.
“Mentre l’Italia è sotto procedura d’infrazione in Europa, a un passo dal deferimento alla Corte di Giustizia per la sua inazione contro l’inquinamento atmosferico, la Regione Lazio manca persino di tenersi al passo con la legge; e abbandona la Capitale e ampie porzioni del suo territorio a una situazione ambientale gravissima, con conseguenze sanitarie per la popolazione inaccettabili. Chiediamo a chiunque si candidi a governare la Regione di approntare presto un nuovo Piano di Risanamento per la Qualità dell’Aria e chiediamo sia un impegno comune a tutti i candidati, per recuperare quanto sin qui colpevolmente non è stato fatto”, ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace Italia.
“Quello del Lazio è un record negativo: a più di 7 anni dall’entrata in vigore della Direttiva sulla qualità dell’aria, la Regione deve ancora adottare un vero piano con misure efficaci. È la prima volta che in Europa ci troviamo di fronte a un’inerzia così grave. A farne le spese, purtroppo, sono le migliaia di cittadini costretti a respirare ogni giorno livelli di inquinamento fuorilegge e a subire impatti gravissimi sulla loro salute. Non possono esserci scuse. Se la Regione non si attiverà tempestivamente per adottare il Piano di Qualità dell’Aria, non esiteremo a rivolgerci ai giudici per proteggere il diritto di tutti a respirare un’aria pura, come abbiamo già fatto con successo in tante altre città d’Europa”, ha dichiarato Ugo Taddei, avvocato responsabile del progetto Clean air di ClientEarth.
La Regione Lazio ha ora un massimo di 60 giorni per mettere mano al Piano per la Qualità dell’aria e introdurre misure efficaci ed idonee ad assicurare, al più presto, il rispetto dei valori limite previsti dalla normativa vigente. In caso di ulteriore inerzia, Greenpeace Italia e ClientEarth non esiteranno a rivolgersi al T.A.R. del Lazio.
Un’azione simile contro Regione Lombardia ha già dato risultati lo scorso anno. Il ricorso al TAR della Lombardia, fatto da Cittadini per l’Aria Onlus con il sostegno di ClientEarth nel febbraio 2017, ha spinto la Giunta regionale a dare il via in aprile all’aggiornamento del PRIA, il Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria.
Greenpeace e ClientEarth ricordano che secondo l’ultimo report dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), a livello europeo, l’Italia è il Paese con il più alto numero assoluto di morti premature stimate in relazione al NO2, con oltre 17 mila casi. A preoccupare, oltre ai valori assoluti, è l’incidenza sanitaria media di questo inquinante – tipico delle emissioni dei motori diesel - sulla popolazione, che mostra valori quasi doppi (0,28 casi ogni 1000 abitanti) rispetto alla media Ue.