Puglia, quello che non viene detto sui due nuovi impianti di compostaggio regionali
Le cronache riportano erroneamente che i due nuovi impianti di compostaggio saranno a digestione aerobica, quando in realtà saranno a digestione anaerobica e per di più con recupero energetico. Una differenza di grande rilievo, per diverse ragioni
01 June, 2018
C'è un aspetto tutt'altro che irrilevante nel progetto sui due nuovi impianti di compostaggio che sorgeranno in Puglia.
Mercoledì 30 maggio, la Regione guidata da Michele Emiliano ha comunicato di aver individuato i siti in cui sorgeranno le due strutture, che si aggiungeranno alle cinque già attive oggi: una nascerà tra Nardò e Soleto in provincia di Lecce, la seconda verrà costruita nel foggiano. La scelta è stata effettuata tra una lista di 21 possibili siti, relativi ai 17 comuni che avevano partecipato all'avviso pubblico per manifestazione d'interesse, pubblicato dalla regione a dicembre 2016.
Ebbene
le cronache riportano erroneamente che i due nuovi impianti saranno a compostaggio aerobico, quando in realtà saranno a digestione anaerobica e per di più con recupero energetico, cioè con una tecnologia capace di sfruttare sotto
forma di energia e calore i biogas derivanti dallo stesso processo di
compostaggio. Una differenza di grande rilievo, come spiega ad Eco dalle Città Vito Antonacci della rete Zero Waste
Puglia, che non è affatto convinta della bontà del progetto.
"La
prima cosa su cui abbiamo obiettato già a partire dall'avviso pubblico è la mancanza di libera scelta
da parte dei comuni sulla tipologia di impianto da ospitare, visto
che la regione, come si può leggere nelle carte, ha puntato da subito esclusivamente sulla digestione
anaerobica con recupero energetico, andando contro tutti i principi
di trasparenza e partecipazione alle scelte che riguardano le
comunità e i territori. Inoltre i digestori
anaerobici a livello d'investimento sono più costosi degli impianti di
compostaggio aerobico, pertanto non si capisce perché la Regione debba investire di più, sempre che il vero fine sia quello del
recupero massimo di materia e cioè il compost, invece che utilizzare quei soldi in altre strutture per completare il ciclo dei rifiuti o che favoriscano l'economia circolare tipo centri di riuso o altro.”
Gli impianti saranno realizzati con fondi pubblici sotto la regia dell'Agenzia regionale, che da soggetto attuatore lancerà bandi e gare. Come beneficio i comuni potranno avere eventuali royalties che potranno assumere la forma di sconti tariffari.
Un altro nodo della vicenda è che se l'interesse della regione è anche quello della produzione energetica “qualcuno potrebbe non essere attento alla qualità del materiale in ingresso negli impianti, fondamentale per la produzione di compost di qualità in uscita. Se il compost riveniente dalla digestione anaerobica non sarà molto appetibile dal mercato, andrà certamente in discarica con un aumento notevole dei costi per le comunità”.
“A questo proposito – conclude Antonacci - ciò che salta all'occhio è la mancanza di un vero piano per incentivare l'uso del compost in agricoltura, pratica necessaria per i nostri territori che sono a rischio desertificazione. Le nostre terre, specie nel Salento, hanno bisogno di apporto di carbonio organico, il compost riveniente da compostaggio aerobico ne è decisamente più ricco, pertanto sarebbe bene che cominciassimo subito a correre ai ripari, specialmente nelle zone colpite da Xylella".