Taranto, bonifica Mar Piccolo. Legambiente: 'Finalmente, ma chiediamo siano resi disponibili gli esiti degli studi svolti e futuri'
Il 4 luglio la bonifica del mar Piccolo entrerà in una fase più concreta: "Legambiente ne è particolarmente contenta, anche se è tanto il rimpianto per il tempo trascorso aspettando l’esito di studi che non vengono ancora messi a disposizione della collettività tarantina"
18 June, 2018
Legambiente ne è particolarmente contenta, anche se è tanto il rimpianto per il tempo trascorso aspettando l’esito di studi che non vengono ancora messi a disposizione della collettività tarantina. Viene l’amaro in bocca a rileggere quello che Legambiente scriveva a marzo del 2016, lamentando che fossero passati –allora- oltre mille giorni senza che si fosse passati dalle parole e dagli studi ai fatti. Ben 27 mesi fa Legambiente affermava:
“… crediamo sia essenziale che si comincino a sperimentare, in aree ristrette e sotto un attento monitoraggio, diverse possibili tecniche di bonifica e che, a tale fine, si invitino esperti e aziende, non solo italiani ma almeno europei, a misurarsi con l'unicum costituito dal Mar Piccolo”.
“ … Perché le sperimentazioni richiedono i loro tempi, a volte lunghi, che vanno a sommarsi a quelli degli studi e finiscono per differire ulteriormente il momento dell'inizio della bonifica del Mar Piccolo. Perché pensiamo che anche gli studi commissionati dalla dottoressa Corbelli non saranno in grado di definire una univoca modalità di bonifica: daranno certo utili indicazioni, ma alla loro fine, comunque, occorrerà decidere e assumersi la responsabilità di una scelta. O, forse, della necessità di tecniche diverse a seconda della zona in cui andare a intervenire anche in base agli esiti delle sperimentazioni effettuate.”
Da allora, purtroppo, fino ad oggi, è cambiato poco: l’unica attività che abbia conseguito risultati concreti è stata quella volta a ripulire i fondali dall’impressionante serie di oggetti accumulatisi nel tempo; “circa 370 tonnellate di rifiuti tra cui circa 3000 kg di pneumatici, 130 kg di batterie, 1500 kg di fusti, 180 relitti metallici, 100 attrezzi da pesca e 50 automobili “ si legge sul sito del Commissario: un elenco allucinante che fotografa l’atteggiamento predatorio e incurante con cui, per troppi anni, si è guardato al nostro mare. La pulizia delle sponde del mar Piccolo - annunciata con il grande risalto dato al Progetto Verde Amico fin dalla firma il 24 giugno 2016 di un primo protocollo di accordo con la Regione Puglia, cui ha fatto seguito un verbale di accordo del 2 febbraio 2017 e un accordo di collaborazione del 24 aprile 17 - continua invece ad essere solo una promessa: nell’area del Galeso e lungo le rive del Mar Piccolo le discariche a cielo aperto continuano a regnare indisturbate.
L’indizione della gara per un importo pari a oltre 32 milioni di euro con l’obiettivo di “abbattere o pervenire a una riduzione del livello di contaminazione riscontrato nei sedimenti al di sotto delle soglie di intervento ICRAM 2004” ci fa però sperare che si stia voltando pagina, percorrendo sotto tanti aspetti la strada che indicavamo 27 mesi fa. Il Commissario alle bonifiche ha infatti stabilito nella procedura di gara le tre tecnologie su cui effettuare una verifica di efficacia, previa dimostrazione attraverso più interventi pilota: la prima è l’asportazione selettiva dei sedimenti con relativo recupero, la seconda è il capping con relativa ricostruzione dell’habitat naturale, la terza è la bioremediation in situ. Sostanzialmente esse coincidono con quelle già individuate nello studio di ARPA Puglia del 2014, considerato insufficiente dalla dottoressa Corbelli.
La fase di dimostrazione tecnologica riguarderà un lotto di circa 2000 metri quadri per la asportazione selettiva dei sedimenti, un altro di circa 800 per il capping - con una tempistica, comprensiva del monitoraggio post opera, superiore ai 400 giorni lavorativi per entrambe le tecnologie- e 12 metri quadri per la bioremediation con una tempistica di 635 giorni lavorativi. La fase di realizzazione degli interventi veri e propri riguarderà invece 90mila metri quadri per l’asportazione selettiva dei sedimenti, 45mila metri quadri per il capping e 11mila metri quadri per la bioremediation, da effettuarsi rispettivamente in complessivi 380, 315 e 635 giorni lavorativi.
Tempi lunghi, come d’altronde ci aspettavamo considerata la gravità dell’inquinamento dei sedimenti e la complessità del Mar Piccolo. Oltretutto non c’è certezza che il tutto non si traduca in un nulla di fatto: il Commissario si è infatti riservato la facoltà , qualora nessuna delle offerte ricevute risultasse conveniente o idonea, a non procedere né alla fase della dimostrazione tecnologica né a quella successiva dell’aggiudicazione della gara. E’ quindi presto per cantare vittoria; occorrerà verificare tutto l’iter amministrativo e i risultati delle sperimentazioni per poter cominciare a sperare davvero in un futuro diverso per il nostro mare, così come saranno necessarie altre ben più consistenti risorse da dedicare alla sua bonifica, ma finalmente ora ci sono i presupposti per poter conseguire risultati significativi.
Ci auguriamo che questa svolta riguardi anche il rapporto della struttura commissariale con la città, nel segno di una reale disponibilità alla condivisione degli esiti delle ricerche già svolte e delle future sperimentazioni. Siamo ancora in attesa di conoscere i risultati degli studi effettuati in questi quattro anni, su cui abbiamo più volte inutilmente richiesto pubblicamente lumi al Commissario e per i quali torniamo a ribadire che vanno messi a disposizione della collettività anche perché pagati con denaro pubblico. Del resto non si comprende il motivo di tanta riservatezza. Solo quando verranno resi pubblici si potrà valutarne le novità rispetto a quelli effettuati e disponibili dell’ISPRA del 2010, del CNR del 2011, dell’ARPA Puglia del 2014.
Sul sito del Commissario, alla voce relativa agli interventi di risanamento e/o messa in sicurezza permanente dei sedimenti contaminati, leggiamo che sono in fase di completamento le valutazioni relative a possibili interventi da realizzare e che è in corso di completamento la zonizzazione delle aree del mar piccolo ai fini del rischio e dei possibili interventi da realizzare. Ci stupisce il fatto che nel bando di gara non venga indicata l’ubicazione di ciascuna area all’interno della quale testare ognuno degli interventi previsti, rimandandone l’esplicitazione alla comunicazione che verrà effettuata ai soli operatori ammessi alla fase della dimostrazione tecnologica tenuti, in via generale, a “rispettare gli obblighi di non divulgazione delle informazioni riservate eventualmente acquisite”.
Legambiente seguirà con grande attenzione l’iter della gara, sperando che, dopo 2000 giorni, la bonifica del Mar Piccolo di Taranto diventi finalmente un po’ meno una chimera e un po’ più una realtà concreta.