Economia Circolare: sono entrate in vigore le nuove direttive europee
Sono entrate in vigore ieri, mercoledì 4 luglio, le direttive del pacchetto sull’Economia Circolare approvate il 18 aprile scorso dal Parlamento Europeo e che dovranno essere recepite dagli Stati membri entro il 5 luglio 2020. Nuovi obiettivi per raccolta differenziata e riciclo
05 July, 2018
di Tiziana Giacalone
Sono entrate in vigore ieri, mercoledì 4 luglio, le direttive del pacchetto sull’Economia Circolare approvate il 18 aprile scorso dal Parlamento Europeo e che dovranno essere recepite dagli Stati membri entro il 5 luglio 2020. Le quattro direttive (2018/849, 2018/850, 2018/851, 2018/852) modificano 6 precedenti direttive (n. 98/2008, n. 62/1994, n. 31/1993, n. 19/2012, n. 53/2000, n. 66/2006) introducendo novità sulle percentuali di raccolta differenziata da raggiungere nei prossimi anni e confermando l’importanza del nuovo paradigma sul riuso dei materiali, la valorizzazione degli scarti, la creazione dei materiali bio-based e la progettazione sostenibile grazie anche alla responsabilità estesa del produttore.
Gli obiettivi sulla raccolta differenziata che gli Stati membri dovranno raggiungere al 2035 prevedono step intermedi, al 2025 e al 2030, da completarsi come segue: entro il 2035 la percentuale dei rifiuti da avviare a riciclo dovrà essere del 65%, la percentuale di riciclo dei rifiuti da imballaggio del 70%, il tetto massimo dei rifiuti smaltiti in discarica del 10%.
Gli obiettivi e le misure da adottare sono raggiungibili da tutti gli Stati?
Secondo alcuni Stati si tratta addirittura di obiettivi non sufficienti a traghettare l’Europa verso una vera economia circolare. Gli stessi obiettivi sono considerati invece troppo ambiziosi da Stati come la Grecia e la Polonia; la prima in sede di approvazione del pacchetto aveva manifestato forti dubbi sottolineando che “la Grecia continua a ricorrere alle discariche. Come faremo a raggiungere questi obiettivi senza un aiuto concreto?”
A questo proposito la direttiva 2018/851, riconoscendo che “esistono grandi differenze tra gli Stati membri in fatto di gestione dei rifiuti, in particolare per quanto riguarda il riciclaggio dei rifiuti urbani”, ha previsto la possibilità di una proroga, fino a un massimo di 5 anni, per gli Stati che nel 2013 “hanno preparato per il riutilizzo e hanno riciclato meno del 20% dei rifiuti urbani o hanno collocato in discarica oltre il 60% dei rifiuti urbani …”. Gli Stati interessati dovranno comunicare l’intenzione di rinviare il termine e presentare un piano di attuazione.
Nel pacchetto ci sono novità importanti anche per l’avvio alla raccolta differenziata di alcune tipologie di rifiuti domestici finora non sempre raccolti separatamente: entro il 1° gennaio 2025 i rifiuti tessili; entro il 31 dicembre 2023 i rifiuti organici da differenziare e riciclare alla fonte, o raccolti in modo differenziato e non miscelati con altri tipi di rifiuti; entro il 1° gennaio 2025 le frazioni di rifiuti domestici pericolosi.
Gli Stati membri dovranno adottare inoltre una serie di misure per prevenire a monte la produzione dei rifiuti. Per esempio bisognerà promuovere il compostaggio domestico e l’utilizzo dei materiali ottenuti con i rifiuti organici, incoraggiare la produzione e la commercializzazione di beni e componenti adatti all’uso multiplo, con materiali riciclati, durevoli e riparabili, facendo attenzione all’intero ciclo di vita dei prodotti e alla gerarchia dei rifiuti. E ovviamente sarà necessario che i singoli Stati predispongano incentivi finanziari per ridurre in generale i rifiuti, l’impatto ambientale degli imballaggi, incoraggiando l’uso di biomateriali.